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Tiene la moglie segregata in casa per tre giorni, arresto a Castrolibero

Un 41enne finisce in manette dopo la denuncia della donna. Che racconta un passato di soprusi e maltrattamenti

Pubblicato il: 26/02/2019 – 12:24
Tiene la moglie segregata in casa per tre giorni, arresto a Castrolibero

CASTROLIBERO Nella mattinata di lunedì i carabinieri di Cosenza hanno tratto in arresto per il reato di sequestro di persona M. A., 41enne cosentino sottoposto alla misura cautelare all’obbligo di firma.
I FATTI Nella prima mattinata una telefonata di soccorso arriva alla Centrale operativa di Cosenza da parte di una donna la quale dice spaventata di essere stata reclusa dal coniuge nella propria abitazione, nel Comune di Castrolibero. I carabinieri giungono presso l’abitazione e trovano tuttavia l’ingresso chiuso da un portone blindato. I militari, impossibilitati ad accedere e sentendo le grida della malcapitata, riescono a rintracciare in pochi minuti il marito e, trovandolo in possesso dell’unico mazzo di chiavi della porta, la liberano.
Una volta entrati i carabinieri vedono la donna in un angolo della mansarda sita al terzo piano dell’abitazione. Quest’ultima, terrorizzata, cerca protezione dietro i militari, e poi si tranquillizza e racconta loro i fatti. Spiega, cioè, che il marito l’ha segregata all’improvviso sabato sera per motivi di gelosia e denuncia una sequela di altri episodi di maltrattamenti subiti in passato. 
Nel frattempo, terminati gli accertamenti di rito, l’uomo è stato arrestato e trasferito in un’abitazione diversa da quella della moglie, quella dei propri genitori, in regime di arresti domiciliari su disposizione della Procura della Repubblica di Cosenza.
L’UDIENZA DI CONVALIDA Al termine dell’udienza di convalida il giudice Francesca De Vuono ha disposto per l’imputato la misura degli arresti domiciliari. Il pm titolare dell’indagine aveva chiesto l’applicazione della misura dell’arresto in carcere. L’uomo, difeso dall’avvocato Chiara Penna, nel corso dell’udienza ha reso spontanee dichiarazioni. Davanti al giudice ha riferito che a suo dire l’accusa di sequestro di persona è esagerata, in quanto la donna era munita sia delle chiavi dell’appartamento che del cellulare che poi ha usato per chiamare i carabinieri. Nel periodo di presunta segregazione, l’uomo ha lasciato l’abitazione per rispettare la misura dell’obbligo di firma derivante da altro procedimento penale.

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