MESSINA La Società italiana di Chirurgia oncologica (Sico), una tra le più importanti organizzazioni nazionali nel campo della cura dei tumori, affiliata alla European Society of Surgical Oncology (Esso), ha conferito al professore Antonio Macrì, medico originario di Locri e responsabile del Programma interdipartimentale per la Cura dei Tumori peritoneali e dei Sarcomi dei tessuti molli dell’Aou Policlinico “G. Martino” di Messina, il riconoscimento quale “Centro di Riferimento Sico per la Cura dei Tumori peritoneali”. La selezione dei Centri, su tutto il territorio nazionale, è stata effettuata sulla base della valutazione dell’attività operatoria già svolta, a riprova di un’esperienza chirurgica già consolidata, dell’attività scientifica prodotta, indice della capacità di selezione dei pazienti e del riconosciuto valore da parte della comunità scientifica internazionale, e dell’organizzazione complessiva della struttura di appartenenza. A tale proposito, il Policlinico di Messina ricopre, anche alla luce della nuova rete ospedaliera, il ruolo di Hub e quindi di azienda di secondo livello, altamente specializzata ed integrata.
Una volta selezionate le Strutture che rispondono a tutti e tre i requisiti, le stesse sono state suddivise, sulla base dei valori ottenuti, in Centri di riferimento, nel caso di raggiungimento delle soglie più elevate, ed in Centri Accreditati, nel caso di valori più bassi. Si stima che, in atto, in Italia rispondano ai criteri richiesti dalla Sico circa quindici strutture, quasi equamente suddivise tra i due livelli di accreditamento.
«L’aver ottenuto questo prestigioso riconoscimento, da una Società così importante – ha affermato il professore Macrì – mi inorgoglisce molto, mi ripaga dei tanti sacrifici e mi spinge a continuare a rivolgere il mio impegno verso il trattamento dei tumori peritoneali. Ho iniziato ad interessarmi a questo tipo di tumori sin dal 2003, epoca ancora pionieristica ed ho dovuto scontrarmi, così come gli altri colleghi sia italiani che stranieri, con chi riteneva inutile lottare contro tumori considerati, dai più, incurabili. Oggi, invece, anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, ha riconosciuto il valore del trattamento di citoriduzione chirurgica associata alla chemioipertemia peritoneale, inserendolo nelle proprie linee guida. Questo approccio, punto cruciale del trattamento dei tumori peritoneali, consiste nell’asportazione, più o meno estesa, del peritoneo e degli organi coinvolti dal tumore e nell’esecuzione, durante lo stesso intervento, di una chemioterapia intraperitoneale ad alte dosi ed in ipertermia, fattore che, oltre alla propria azione tumoricida è in grado di potenziare l’azione dei farmaci antitumorali».
«Questa iniziativa della Sico – continua Macrì – sottolinea la necessità e direi quasi l’obbligo di settorializzare le competenze, al fine di ottimizzare, principalmente i risultati clinici, ma anche le risorse economiche e professionali. Centralizzare, infatti, interventi così complessi non potrà che far migliorare ulteriormente i risultati di sopravvivenza; tali tecniche hanno già consentito di quadruplicare la sopravvivenza di alcune forme di carcinosi peritoneale ed addirittura di portare a guarigione alcuni tumori rari, come lo pseudomixoma peritonei ed alcuni sottotipi di mesotelioma peritoneale. La centralizzazione dei pazienti ha anche lo scopo di non creare false illusioni; la corretta selezione dei casi da trattare è infatti alla base del buon esito delle cure ed una buona selezione può essere attuata solo in centri ad alto volume».
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