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«Azienda unica a Catanzaro, facciamo due conti»

di Gianluigi Scaffidi*

Pubblicato il: 27/02/2019 – 16:42
«Azienda unica a Catanzaro, facciamo due conti»

Con una certa frequenza il sindaco di Catanzaro, Abramo, dichiara pubblicamente che ove non si realizzi l’integrazione tra l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e il Policlinico “Mater Domini” si perderanno 320 milioni destinati alla costruzione del nuovo ospedale.
A tale cifra il sindaco è arrivato dopo una escalation partita da 100 milioni.
Preliminarmente vorrei ricordare al sindaco che il Policlinico Mater Domini da anni sta sottraendo, con la complicità delle Istituzioni, del dipartimento Tutela della salute, dei precedenti commissari governativi e dei precedenti ministri della Salute e dell’Economia decine di milioni per un illecito surplus di finanziamento.
Vorrei, anche, ricordare alcune cifre che, da sole, spiegano il continuo favoreggiamento del Policlinico a danno degli ospedali pubblici ed, in particolare, del Pugliese-Ciaccio, ospedale della città del sindaco Abramo.
– Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio: posti letto 450, UOC poco più di 40, finanziamento annuo 150 milioni.
– Policlinico Mater Domini: posti letto 150, UOC 45, finanziamento annuo 80 milioni.
Sottolineo, oltre l’evidentissima sproporzione del finanziamento rispetto ai posti letto, che la norma nazionale dettata dal Comitato Lea stabilisce l’esistenza di una Uoc (e quindi di un primariato) ogni 17,5 posti letto.
Per ciò che concerne la produttività nell’ambito complessivo delle due aziende lascio al sindaco il piacere di verificare le percentuali e, soprattutto, le presenze attive dei edici nei due ospedali nell’arco di 30 giorni al mese o di 365 giorni all’anno.
Il sindaco ricorderà anche a chi è dovuto il fallimento della Fondazione Campanella e ricorderà anche che il Comune e la Provincia di Catanzaro hanno inteso versare tante lacrime ed ipocrisia ma nemmeno un euro alla Fondazione per evitarne il fallimento pur prevedendo lo Statuto della Fondazione tale possibilità.
Non entro nel merito, oggi, delle motivazioni tecniche e delle ricadute negative che l’ integrazione tra i due ospedali (meglio definirla fagocitazione del Pugliese da parte del Policlinico) comporterà sulle altre strutture ospedaliere pubbliche, in primis dell’Area Centro. Dico che questa famigerata integrazione sta rappresentando, da anni, esclusivamente l’alibi per potere continuare a finanziare in modo illecito il Policlinico.
Torniamo ai famosi 320 milioni che Catanzaro potrebbe “perdere” ove non si realizzasse celermente l’integrazione. Essi esistono solo nella mente del Sindaco Abramo e sono utilizzati quale specchietto per le allodole. Infatti l’APQ del 2007, già scaduto ed in via di ridefinizione, prevedeva solo 39 milioni per Catanzaro per cui non si capisce da dove il Sindaco prenderà i restanti 280 milioni. Salvo che egli non pensi che il rimanente finanziamento dell’ex art. 20 pari – appunto – a 320 milioni debba essere assegnato tutto ed esclusivamente a Catanzaro.
Con tutto il rispetto per il Sindaco mi sembra una ipotesi un po’ azzardata laddove una corretta politica imporrebbe una distribuzione degli investimenti su tutti gli ospedali della Regione che ne hanno necessità.
Invece il sindaco Abramo, nello strano silenzio degli amministratori delle altre provincie (come sempre incapaci di perseguire gli interessi dei cittadini da loro, purtroppo, rappresentati) considera come esclusivo per Catanzaro tutto il finanziamento ex art. 20 togliendolo agli ospedali pubblici della Regione e regalandolo all’Università.
I Commissari governativi, anziché attestare con la loro presenza la bontà e fattibilità dell’integrazione, dovrebbero leggere meglio il mandato affidatogli formalmente espresso nella delibera di nomina del Consiglio dei Ministri che, al punto 15, recita testualmente: “definizione e stipula del protocollo di intesa con l’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro in coerenza con la normativa vigente”.
L’obiettivo è così chiaro che lo capirebbe anche un tedesco. Si tratta di rinnovare il protocollo, scaduto nel 2008, in coerenza alle leggi da tempo calpestate da Regione ed Università. Non esiste alcun mandato di perseguire l’integrazione. Tutt’altro.
In conclusione sfatato il mito del “rischiamo di perdere 320 milioni” (copyright Abramo) ed il mito del “ce lo chiede il Governo” (copyright Scura) resta solo la volontà della politica bipartisan, destra e sinistra appassionatamente uniti pur di favorire l’Università a danno di tutti gli ospedali pubblici della Regione.
Considerato il silenzio del presidente Oliverio (inconsapevole o complice ?) gli chiedo se e a che titolo avalla questa ennesima distrazione di fondi dalle strutture pubbliche del Servizio Sanitario Regionale per regalarli all’Università così come chiedo al Dipartimento Tutela della salute di smetterla di fare il pesce in barile e garantire il dovuto parere tecnico in modo serio, oggettivo e, soprattutto, aderente alle leggi.
Ai commissari governativi, braccio operativo del Governo, chiedo di adempiere al loro mandato nel rispetto delle loro prerogative che non consistono nel minacciare l’impugnativa del Governo su una eventuale legge bensì nella richiesta di revoca allo stesso Consiglio regionale promulgante la legge in quanto in pieno contrasto con l’attuazione del Piano di rientro. Ove il Consiglio regionale non si dovesse adeguare allora essi potranno ufficialmente chiedere al Consiglio dei Ministri l’impugnazione della legge.
Le leggi esistono, basta applicarle. Ammesso che si conoscano.

*Consigliere regionale Anaao-Assomed

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