VIBO VALENTIA È Maria Limardo, avvocato, il candidato a sindaco di Vibo Valentia del centrodestra. Dopo trattative protrattesi per alcuni giorni, il nome della professionista vibonese ha messo tutti d’accordo al termine della riunione di questo pomeriggio tra tutte le anime che compongono lo schieramento: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc e la Lega, con quest’ultima che appena poche ore prima aveva forzato la mano avanzando la candidatura di una sua esponente: l’architetto Cesella Gelanzé. Il gruppo che fa capo al consigliere regionale Vincenzo Pasqua si è invece preso qualche altro giorno di tempo per sciogliere la riserva.
Maria Limardo nel 2010 si candidò alle elezioni regionali piazzandosi seconda nella lista provinciale del Pdl. Ha già avuto un’esperienza amministrativa nel 2004, quando fu nominata assessore comunale al Commercio dall’allora sindaco Elio Costa.
MIRABELLO: «NON ARRETRO» Intanto, sul fronte opposto, continua il caos che riguarda il Pd e i suoi esponenti. A prendere posizione è ancora una volta il consigliere regionale Michele Mirabello, che ha scritto una lettera aperta al commissario regionale del partito calabrese, Stefano Graziano.
«Come ben sai – scrive Mirabello –, il Partito democratico della provincia di Vibo Valentia si trova in una delicatissima fase, alla vigilia di una importante battaglia per il governo della città capoluogo. Veniamo da 9 anni di governo dell’ente da parte d’un centrodestra dominato e guidato dalla figura politica preminente del senatore Mangialavori, che ha ridotto la città ad una palude politico-amministrativa e portato l’ente all’anticamera della dichiarazione di dissesto. Meraviglia che quest’ultima eventualità, che rappresenta la sintesi più efficace del disordine amministrativo subito dalla città in questi anni, e che verosimilmente si concretizzerà come primo atto all’insediamento del nuovo consiglio, sempre che non si proceda in tal senso già in fase commissariale, non rappresenti in città oggetto di dibattito e non costituisca il primo elemento di discussione e di valutazione politica in ordine al disastro delle gestioni degli ultimi due lustri.
Al contempo ritengo fondamentale evidenziarti la necessità, da parte nostra oramai indifferibile, di procedere senza altri indugi alla composizione di una alternativa forte e credibile che sia in grado di rompere schemi consunti e consolidati in città e di ridare un ruolo propulsivo al nostro partito, oltrechè di fare emergere una nuova visione del governo della città».
«Tutto questo, come è evidente – continua –, lo si realizza concretamente se si mette in moto un processo coraggioso che guardi e punti alla scomposizione delle forze civiche che hanno sostenuto l’esperienza di governo del centrodestra a Vibo Valentia. Su questo terreno sono impegnato personalmente e sul medesimo ho riscontrato qualche inutile dietrologia, scomposte reazioni interne, che a volte consapevolmente ed a volte inconsapevolmente favoriscono un clima di disfattismo e di falso perbenismo, e preordinate campagne mediatiche organizzate da chi ha un potere così consolidato in questa città da pretendere, ossequiato anche da osservatori acritici e supini, neanche tanto velatamente, e con l’ausilio di furbizie e sotterfugi di ogni genere, addirittura di scegliere nel nostro campo l’avversario più comodo per le elezioni di primavera. In buona sostanza, con complicità non sempre inconsapevoli, i poteri che hanno gestito, inchiodato e paralizzato la città hanno la pretesa di imporre il proprio candidato a sindaco ed anche un utile sparring partner in una coalizione dimezzata, indebolita e ridotta a mera testimonianza ed allo sbandieramento di uno spirito identitario di facciata, messo in soffitto per anni e rispolverato alla bisogna. Ritengo che cadere in questa trappola sin troppo evidente, fatta di campagne mediatiche costruite a tavolino, retroscena inverosimili, false rappresentazioni della realtà, macchinazioni di ogni genere e grossolane furbate, precludendo la strada alla costruzione di alleanze larghe ed inclusive, sarebbe drammatico e fatale. Emblematica a questo proposito è la valenza mediatica costruita intorno ad una pubblica manifestazione organizzata dal movimento “vibo unica” e denominata “prove di dialogo per la città”, in cui la partecipazione mia e di alcuni dirigenti è stata artatamente dipinta come il suggello di improponibili accordi fra il Pd e i sovranisti».
«In questo clima, e per queste ragioni, sono qui a comunicarti, anche in forza dei percorsi già con te concordati, che rispetto ad un quadro politico in cui il partito democratico rischia di rinchiudersi in un recinto fatto di veti, di isolamenti e di operazioni nella migliore delle ipotesi nostalgiche e nella peggiore, e purtroppo più concreta e pericolosa, preordinate all’autoconservazione di apparati e rendite di posizione – prosegue Mirabello –, il sottoscritto, nella qualità di esponente istituzionale del partito eletto dal popolo, oltreché di dirigente regionale di lungo corso del medesimo, non è intenzionato ad arretrare d’un solo millimetro rispetto all’impegno già dispiegato di allargare la coalizione, includendo l’area politica progressista, l’area moderata, i movimenti civici democratici e la nostra forza politica. Ho più volte chiarito, interpretato sempre a libero piacimento, che il partito a Vibo, come del resto già sperimentato in campo nazionale più volte negli ultimi mesi, risale la china se si apre a discussioni, alleanze e contaminazioni in un alveo ben definito di idee per il governo dei territori. L’idea di costruire questo percorso erigendo muri e barricate, vieppiù se proveniente da chi fa fatica a sporcarsi le mani, e come si suol dire, le scarpe, percorrendo le vie della città e le strade del dialogo con tutte le forze alternative al monolitico sistema di potere che si appresta a riconfermarsi, è solo la rappresentazione di pie illusioni di chi continua a guardarsi l’ombelico, o, peggio ancora, il frutto della furbizia di chi punta a sfasciare tutto pensando di lucrare improbabili vantaggi politici o di consumare piccole vendette personali».
«CERCA DI NASCONDERE CRISI» A stretto giro arriva anche la replica dell’ex consigliere comunale, ed ex rappresentante del Pd, Giuseppe Cutrullà: «Il consigliere regionale Michele Mirabello continua nell’arte, a lui sempre più congeniale, di sparare supercazzole per tentare di nascondere la crisi, ormai irreversibile, che attanaglia il Pd vibonese e il suo personale fallimento quale dirigente di quello stesso partito».
«Mirabello – continua Cutrullà – mette in fila una serie di pseudo-ragionamenti politici che, messi insieme, non vogliono significare alcunché o che, nell’ipotesi migliore, sono in perfetta contraddizione tra loro. Nega, l’improvvido consigliere regionale vibonese, inciuci con le forze sovraniste e, al tempo stesso, auspica l’allargamento della coalizione alle forze progressiste, civiche e moderate. La domanda sorge allora spontanea: ma quel signore che, in occasione della presentazione della candidatura di Luciano, stava seduto in platea accanto ai principali esponenti del Movimento sovranista vibonese, non era forse lui? E nella stessa sala non c’era anche lo storico dante causa di Mirabello? Gli organi di stampa responsabili di “campagne mediatiche costruite a tavolino” e di “retroscena inverosimili” hanno falsificato la foto incriminata? Oppure Mirabello era davvero presente alla “prima” di Luciano? E, se è così – e noi sappiamo che è così –, perché ci era andato? La risposta è semplice: per allargare il campo della sua coalizione. Non si capisce, dunque, quali siano le “dietrologie” e le “scomposte reazioni” di cui Mirabello va concionando in queste ore che, lo capiamo, sono per lui gravide di profondo turbamento».
«La vera reazione scomposta – aggiunge Cutrullà – è proprio quella di Mirabello, che tenta di buttarla in caciara nella speranza di mettere in moto la classica macchina del fango contro chi, nella sua vita politica e professionale, si è sempre speso, con trasparenza e onestà, per il bene di Vibo Valentia. Siamo però pronti a comprendere il particolare stato d’animo di Mirabello, un consigliere che passerà alla storia del regionalismo calabrese per la sua totale inconsistenza e che ha ormai definitivamente capito che il suo tempo politico è inesorabilmente giunto alla fine. Accettare di tornare nell’anonimato assoluto è una prova non adatta a tutti. D’altronde dovrebbe spiegare ai cittadini di Vibo Valentia come mai il consigliere regionale in quasi 5 anni nonostante le sollecitazioni del gruppo consiliare di cui facevo parte, non abbia dato una sola risposta alla nostra città. Lo stesso non ha mai voluto creare un progetto alternativo poiché mai lui ed Oliverio hanno voluto dare l’attenzione dovuta a Vibo. Non capisco, e concludo, con quale sfacciataggine possa oggi pensare ad un progetto per la città quando lui non ne conosce nemmeno lontanamente le principali vie».
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