Gentile ministro Salvini, le scrivo in questo momento di straordinario successo politico, proprio ora che come un alchimista riesce a trasformare ogni parola, ogni battaglia politica, ogni azione, in oro per lei e per la Lega.
Da alcuni anni ormai sta tentando di cancellare una storia politica di offese e denigrazioni nei confronti delle regioni meridionali e della popolazione del sud. Un tentativo maldestro alimentato da continui proclami populisti orientati all’individuazione di un nemico e alla strategia della paura.
Ma dall’essere ciò che si appare, ad indossare una semplice maschera il passo è breve. E le maschere, si sa, le porta via il vento. Così le sue ultime dichiarazioni sul regionalismo differenziato evidenziano come dietro la maschera del meridionalismo di maniera, si nasconda ancora quello spirito secessionista che per anni ha guidato la Lega Nord.
Attraverso le sue parole, infatti, lascia intendere come le resistenze mostrate in queste ultime settimane dalle regioni del sud contro un regionalismo differenziato del tutto iniquo e sperequativo siano motivate dall’incapacità della classe dirigente delle regioni del Meridione.
Nella sua analisi ignora, o fa finta di ignorare, che mentre Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna chiedono maggiori risorse e competenze, non sono ancora stati definiti i livelli essenziali delle prestazioni, così come resta indefinito il fondo perequativo per colmare le distanze tra i territori più ricchi e quelli più poveri.
Vorrebbe far credere che in Italia è possibile realizzare uno stato federale partendo dalle autonomie regionali. Un assurdo storico, concettuale ed istituzionale per far tornare di moda, senza il coraggio di citarla testualmente, la Padania. Proprio lei che da vicepremier dovrebbe essere imparziale, anzi dovrebbe fare le parti dell’intero Paese, torna sul cavallo verde del nord, probabilmente perché strattonato da quei leghisti oltranzisti che si ostinano a guardare al sud come la palla al piede del Paese.
Siamo stanchi delle paternali da chi sino a ieri offendeva le nostre comunità, i nostri territori, la nostra storia e la nostra cultura. Anche noi in Calabria vorremmo maggiore autonomia, vorremmo “farcela da soli”, senza favoritismi, ma riteniamo sia nostro compito e dovere far valere il diritto all’uguaglianza e alle pari opportunità sanciti dall’art. 3 della Costituzione.
Gentile ministro, forse non sa, o fa finta di non sapere, che in Calabria, nonostante anni ed anni di commissariamento, mancano i livelli essenziali di assistenza e che regioni come la Lombardia si arricchiscono della nostra migrazione sanitaria.
Forse non sa che mentre al governo si gioca alla filastrocca del “Si” e del “No” sulla Tav, l’alta velocità si ferma a Salerno e i pendolari delle aree interne del sud si muovono ancora, dove esistono le linee ferroviarie, con treni del secondo dopo guerra.
Forse non sa che su 72 miliardi l’anno di spesa fatta da cittadini del Sud, ben 63 sono di beni e servizi prodotti al nord. Forse non sa che la spesa sociale pro capite in Calabria è di 22 euro, nella provincia di Bolzano è di 517.
Forse non sa che il reddito medio pro capite delle regioni del sud è circa un terzo di quello del nord.
E si potrebbe continuare per ore mostrando differenze e distanze, diversità e disparità, mancanze e incompetenze.
Sono convinto anche io, come lei, che ci sia una responsabilità grave da parte dei parlamentari eletti al sud che da decenni prestano il fianco a politiche nordiste prive di uno spirito unitario in grado di colmare il gap tra il nord e il sud del Paese. Ed è per questo che l’Italia del Meridione si opporrà con forza ad un disegno scellerato di regionalismo differenziato che punta ad estinguere il sud dal Paese.
Noi siamo convinti che il decentramento sia un principio solido e fondamentale per la riorganizzazione del Paese, ma riteniamo che ogni processo mirato a concedere maggiori autonomie regionali debba tenere in considerazione i principi di solidarietà e di perequazione alla base della nostra Costituzione.
Gentile ministro, mentre i tuoi uomini scalpitano per dividere il nord dal sud, noi lottiamo per l’Italia del Meridione in un’ottica nazionale che ci renda uniti nelle nostre diversità.
Gentile ministro, lei ha ancora una possibilità di farci cambiare idea: dimostri che quella che indossa quando visita le terre dell’Italia del Meridione non è una maschera; si spenda per realizzare quelle infrastrutture che al sud attendiamo da decenni; si impegni a garantire il superamento delle disparità tra il nord e il sud del Paese nella sanità, nei trasporti, nell’istruzione. Vedrà che così facendo troverà forti alleati anche al sud, più di quanti lei possa immaginare.
*Consigliere regionale
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