CATANZARO Una “saldatura” fondata sul silenzio, un silenzio granitico come solo il centrodestra è capace di garantire. Il vertice della maggioranza di centrodestra al Comune di Catanzaro si chiude dopo due di discussione tra i volti abbastanza distesi dei protagonisti ma anche le bocche talmente cucite che ci sarebbe voluta un tenaglia per aprirle. Segno, comunque, che il momento è di particolare cimento e che la necessità di un profondo e anche aspro, se del caso, chiarimento era comunque condivisa. Al tavolo, nella sala del sindaco, Sergio Abramo, e poi i vertici regionali del centrodestra catanzarese – Mimmo Tallini e Claudio Parente per Forza Italia, Baldo Esposito per il gruppo “Catanzaro da Vivere” che ha in Piero Aiello il suo faro – e ancora i capigruppo consiliari Luigi Levato (Fi), Andrea Amendola (“Obiettivo Comune”), Rosario Mancuso (“Catanzaro con Abramo”), Ezio Praticò (“Catanzaro con Abramo”), Giuseppe Pisano (Officine del Sud), oltre al vicesindaco Ivan Cardamone, al presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni e al consigliere Fabio Talarico. Sul tavolo, i vari dossier sui quali nelle ultime settimane la maggioranza comunale sta registrando più di un affanno, sintetizzabili nella difficoltà del centrodestra a tenere saldi gli equilibri che a giugno 2017 hanno portato alla riconquista di Palazzo De Nobili. A tenere banco è sicuramente il “caso” Giovanni Merante-Antonio Triffiletti, i due consiglieri comunali che i leader territoriali di Forza Italia considerano di fatto fuori dalla maggioranza accusandoli di aver messo a repentaglio la vittoria di Abramo alla Provincia, ma anche le tante smagliature che la coalizione manifesta in Consiglio comunale frutto dei malumori di singoli consiglieri dettati peraltro, spesso, da motivi personali più che politici. Insomma, un vertice “obbligato” per rinserrare i ranghi e che definire tutte le questioni in sospeso, per come preteso soprattutto da Forza Italia, un po’ spiazzata e anche irritata dalla timidezza degli alleati sul caso Merante-Triffiletti: alla fine il pressing degli azzurri ha fatto breccia producendo un confronto che – ha fatto trapelare qualche consigliere di maggioranza – “è stato anche franco e serrato ma alla fine è andato bene”. Si parla di un chiarimento definito «serio e profondo» anche se l’impenetrabile mutismo dei protagonisti a fine vertice non aiuta a comprendere su quali basi si sia definito. Quello che il centrodestra catanzarese vuole però trasmettere è l’idea di una coalizione che – si dice ancora a denti stretti – «darà vita a una ricalibratura politica ma anche aritmetica e che intanto ha ritrovato una sostanziale unità, raggiunta sulla base di un’analisi che è partita dalle Provinciali, con tutte le criticità che si sono riscontrate in quel voto, ma che è proiettata alle Regionali». Null’altro spiffera dal muro di cemento armato eretto dai big del centrodestra, a conferma che, quando fiuta il pericolo, il centrodestra sa diventare un monoblocco inattaccabile e inespugnabile: la consegna è quella di un silenzio suggellato da un “patto d’onore” tra i presenti, consegna che sarà rotta solo domani quando verrà reso noto un documento di sintesi del vertice. Un documento che – si rimarca ancora, quasi in modo ossessivo, dietro le quinte – «sarà unitario».
Ant. Cant.
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