CATANZARO Resta in carcere Pino Scalise, considerato a capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante nei territori montani del Lametino, arrestato in seguito all’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro e denominata “Reventinum”. Il tribunale del Riesame di Catanzaro non ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Pietro Chiodo, difensore di Scalise. Accolta, invece, la richiesta, presentata dallo stesso Chiodo, riguardo all’annullamento della ordinanza emessa nei confronti di Salvatore Domenico Mingoia, anch’egli considerato affiliato alla cosca Scalise, pienamente inserito nelle dinamiche criminali del clan, è accusato di partecipazione in associazione mafiosa. Mingoia, che si trovava ristretto nel carcere Le Vallette di Torino è stato rimesso in libertà.
Si terrà invece il prossimo 5 marzo il Riesame per discutere della misura cautelare di Luciano Scalise, figlio di Pino, attualmente ristretto nel carcere di Terni, ritenuto esponente di vertice del clan della montagna e accusato anche di essere il mandante dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, avvenuto il 9 agosto 2016. L’udienza si terrà in videoconferenza e l’imputato sarà difeso dagli avvocati Pietro Chiodo e Antonio Larussa.
Pino e Luciano Scalise sono considerati promotori, direttori e organizzatori del clan, con il ruolo di capi, in grado di gestire tutti gli affari illeciti della cosca.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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