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«Alla Regione invasione di strutture (e maxi stipendi)»

Il sindacato Csa-Cisal racconta metodi e numeri delle “promozioni” per alcuni dipendenti della Cittadella. «Scelte non meritocratiche e discriminazioni pesano troppo su un bilancio già in difficoltà»

Pubblicato il: 04/03/2019 – 8:27
«Alla Regione invasione di strutture (e maxi stipendi)»

CATANZARO «L’invasione delle strutture nella Regione Calabria è come l’emergenza dei cinghiali: non si riesce a fermare. Una proliferazione incontrollata che ha contagiato la Cittadella». Un «abuso di strutture» che, secondo il sindacato Csa-Cisal, «grava sulle casse pubbliche, distorce il buon funzionamento dell’Amministrazione e crea ingiustizie fra i dipendenti».
LA “PATOLOGIA” DELLE STRUTTURE «Riuscire a spiegare cosa siano le strutture e soprattutto farlo comprendere ad un cittadino comune non è semplice, rassegnati, come siamo tutti, al raggirante linguaggio “burocratese”. Volendo prendere a prestito una sintetica, per quanto a-tecnica, definizione di un dirigente regionale: “è il modo attraverso cui il lavoratore infilato in una struttura si becca il doppio del normale stipendio”. Comprendiamo – precisa il sindacato Csa-Cisal – che la frase sia forse eccessivamente sbrigativa ma, come dimostreremo più avanti, la quantificazione contenuta nella seconda parte non è troppo distante dalla realtà. Innanzitutto il giochino di creare questi “apparati negli apparati” nella Regione non è a saldo zero. Nonostante il bilancio dell’Ente non sia proprio pimpante (e ogni tanto lo ricorda pure la Corte dei Conti) lo sfizio di aggiungere queste cupole costerà, nel 2019 e di soli stipendi, la bellezza di oltre 3 milioni e 600 mila euro. Non esattamente spiccioli per un Ente che già deve far fronte ad pianta organica di circa 2.700 dipendenti».
I NUMERI DELLA PATOLOGIA Se il costo per il bilancio regionale è ragguardevole, provoca inquietudine l’analisi dettagliata degli “strutturati” regionali. Il sindacato Csa-Cisal tralascia, per il momento, la selva delle strutture tecniche, concentrandosi su altre tre specifiche tipologie. Fra quelle politiche, dell’alta dirigenza amministrativa e delle unità operative autonome la “dote” di strutturati ammonta a 152 unità: 54 sono a disposizione dei direttori generali dei vari Dipartimenti, 55 sono chiamati dalla presidenza, vice-presidenza e assessori (quelle più strettamente politiche, per intenderci) e i restanti 43 negli uffici di supporto (come Prociv, Sua, Osservatorio attività estrattive, Attività produttive, Forestazione e altre ancora). In questa pattuglia, 21 sono “comandati”, cioè dipendenti “presi a prestito” da un altro ente pubblico, 96 dipendenti regionali, diventando così “potenziati”, 1 a tempo determinato (nell’avvocatura) e ben 36 esterni alla Pubblica amministrazione (professionisti che arrivano dal privato). A proposito di questi ultimi, il fortunato che diventa segretario particolare o responsabile amministrativo di una struttura politica o di un direttore generale, è paragonato ad una categoria “D3” posizione economica “D6” e ha un costo annuale per la Regione di 52.818,94 euro (importo lordo), quindi al mese guadagna 4.401,58 euro. Le stesse tipologie di figure, se invece rivestite da dipendenti interni della Regione o comunque pubblici, avranno, ciascuno, un costo annuo (parliamo sempre di importi lordi) a carico dell’Amministrazione di 25.326,54 euro, quindi 2.110,545 euro al mese. «Queste cifre – osserva il sindacato Csa-Cisal – si sommano a quelle percepite rispetto al loro stipendio di base. Poi ci sono tutti gli altri componenti “comandati” che al loro stipendio base aggiungono dai 21 mila ai 13 mila euro all’anno (a seconda della categoria) di indennità di struttura. Altro che pacchia finita! In questo guazzabuglio non mancano le assurdità. All’interno delle strutture politiche figurano, come componenti, 8 autisti (sarebbero 9, ma in un caso il posto è diviso al 50%) esterni all’Amministrazione nonostante la Regione possa contare su una non certo risicata compagine di interni che fanno parte dell’Autoparco della Cittadella. Ogni autista esterno viene così a costare annualmente 36.144,64 euro e al mese 3.012,05. Aggiungiamo che è prassi consolidata, per accontentare più appetiti, suddividere a metà il singolo incarico da “strutturato” (al 50%), assumendone due ma mantenendo la stessa spesa per le casse regionali. Doppi stipendi a iosa – si chiede il sindacato – ma per fare cosa?».
«SCELTE SENZA MERITO E DISCRIMINAZIONI» Si dirà: ma se sono bravi vale la pena spendere qualche soldo pubblico in più? Al sindacato Csa-Cisal non risulta che la Calabria sia tutta questa meraviglia nelle performance comparate delle pubbliche amministrazioni italiane: «Nonostante l’innesto degli strutturati restiamo, purtroppo, in fondo a quasi tutte le graduatorie nazionali (e europee). L’individuazione dei “privilegiati” avviene con nomine fiduciarie della politica attraverso procedure del tutto arbitrarie. La discrezionalità nella scelta si ripercuote poi oltre: chi entra in struttura acquisisce uno “status” molto più favorevole rispetto ai dipendenti ordinari. Non solo per l’indennità economica. Gli strutturati infatti non hanno potere di firma e quindi nessuna responsabilità. Responsabilità invece che ricadono sugli altri lavoratori della Regione e che, come dimostrato, guadagnano la metà dei colleghi strutturati. Pensiamo – aggiunge il sindacato Csa-Cisal – alle figure dei Rup, delle posizioni organizzative e delle alte professionalità che quando firmano un atto rischiano finanche conseguenze penali ed erariali. Pericolo che non sfiora gli strapagati delle strutture che, peraltro, sfuggono a qualsiasi valutazione sul raggiungimento degli obiettivi. Altra forma di privilegio. Questo meccanismo perverso come mai potrà incentivare il buon funzionamento e l’efficienza dell’Amministrazione regionale, se chi guadagna di meno ha più responsabilità di chi percepisce quasi il doppio ed è del tutto al riparo da pericoli? Da ingiustizie a discriminazioni, il passo è breve. Come altro definire, del resto, la recente arbitraria esclusione delle categorie B dalla possibilità di partecipare alla doppia manifestazione di interesse legata alla costituzione di strutture di supporto per il “Patto per lo sviluppo della Calabria”, che è stata riservata soltanto alle categorie C e D. Fra i lavoratori di categoria B ci sono pure laureati, persone con anni di esperienza accumulata. Perché l’Amministrazione ha questo vizio di emarginarli sempre e comunque? Perché si attua questa iniqua politica a svantaggio di questi lavoratori che già sono i meno tutelati e i più bistratti della Regione?».
L’APPELLO ALLA POLITICA Il sindacato si rivolge direttamente alla politica: «Il nascondino finisce qui. La politica deve ammettere che i salati costi degli strutturati, le scelte totalmente arbitrarie nelle nomine e la distorsione nel trattamento del personale ragionale sono addebitabili alla politica stessa. Una forma di “clientelismo legalizzato” messo in atto grazie a torbidi ingranaggi che tutti conoscono ma nessuno denuncia. Bisogna che ci si metta la mano sulla coscienza e si confessi in maniera trasparente tutto quanto indicato dal sindacato ai calabresi. È una questione di responsabilità e di coraggio. Al di là dei pochissimi fortunati che beneficiano di queste strutture, magari la classe politica scoprirà che i cittadini chiedono proprio di rompere lo schema “dell’amico dell’amico”, dimostrando di preferire che l’Ente pubblico premi le competenze e il merito accantonando l’elitario tornaconto elettorale. Noi come sindacato ci batteremo per far rispettare questo basilare principio di trasparenza e di rispetto di tutti i lavoratori. Sfidiamo la politica a stabilire dei parametri oggettivi e un giudizio terzo nella selezione di coloro che accedono alle strutture. Tutti i dipendenti, senza discriminazioni, dovranno potersi misurare ad armi pari». «Prossimamente – anticipa il sindacato – ci occuperemo delle strutture tecniche e dei loro costi, che vanno ad aggiungersi agli oltre 3 milioni e 600 mila euro di quelle più vicine alla politica. La Regione è come una nave in difficoltà che si sta complicando la vita aggiungendo la zavorra delle strutture. È il momento di alleggerirne il peso. Altrimenti rischia di affondare».

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