SAN FERDINANDO Alcuni hanno svuotato in fretta la propria baracca e caricato i propri averi su un furgone, un’auto o una bici e si sono lasciati alle spalle il ghetto con destinazione “altrove”. Altri, inquieti, preoccupati, per lo sgombero ormai imminente. Alla vigilia della demolizione del ghetto chi non è riuscito a lasciare San Ferdinando, aspetta l’alba con ansia.
Alcuni sanno che potranno accedere alle nuove tende messe in piedi dall’altra parte della strada, altri capiranno domani cosa sarà del loro futuro.
Fuori rimarranno in molti. Molti di quelli che in queste settimane hanno accettato il trasferimento in Cas e Sprar sono già tornati. Le strutture sono lontane dai campi in cui trovano lavoro, molti di loro devono comunque tornare a Gioia Tauro per il rinnovo dei documenti e i più aspettano il pagamento di giornate, se non settimane a schiena curva nei campi. E tutti sono preoccupati.
Rassegnazione e rabbia si mischiano nelle ore che precedono l’alba, ma a dominare è la paura.
I braccianti ormai lo hanno capito e anche i più scettici si sono dovuti ricredere: le baracche messe in piedi sugli stracci delle tende montate anni fa dal ministero dell’interno saranno abbattute. Nel ghetto lo spiegamento di forze sarà importante. Nessuno conferma ufficialmente, ma nei giorni scorsi fonti ufficiali hanno fatto sapere che nell’area saranno schierati oltre 900 uomini.
E via via che le ore passano, la paura cresce.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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