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“Legal clinic”, come apprendere il diritto sul campo

La facoltà di Giurisprudenza dell’Unical mette in campo la Prima esperienza di sportello legale negli istituti penitenziali della provincia di Cosenza

Pubblicato il: 10/03/2019 – 21:50
“Legal clinic”, come apprendere il diritto sul campo

COSENZA Apprendere il diritto sul campo, praticando in luoghi, finora, inaccessibili agli studenti: anche a Cosenza nasce uno sportello legale negli istituti penitenziari della provincia. Si tratta di una prima esperienza di “legal clinic” per detenuti, promossa dal Corso di laurea di Giurisprudenza dell’Università della Calabria di concerto con l’Amministrazione penitenziaria e che potrà integrarsi con le altre iniziative che l’Ateneo sta mettendo in campo attraverso il Polo universitario penitenziario. In giorni stabiliti, un gruppo di studenti, selezionati con bando pubblico, offriranno informazioni ai detenuti su questioni legali, così applicando la teoria appresa nelle aule universitarie a casi concreti. Le attività della clinica legale rientrano in un più ampio progetto di tirocinio formativo facoltativo, che darà l’opportunità agli studenti di conoscere il funzionamento degli istituti di pena. L’obiettivo è quello di fornire assistenza e supporto legale al popolazione carceraria: dai ristretti potranno essere proposti quesiti giuridici, riguardanti, solo ad esempio, le misure alternative, i benefici premiali e le loro applicazioni. Gli studenti, coordinati dal professore Mario Caterini, docente di Diritto penale nell’Università della Calabria, saranno così chiamati a risolvere le questioni che toccano la “carne viva” di persone spesse volte emarginate. Gli incontri tra studenti e ristretti saranno orientati anche al confronto sui temi della legalità e della condizione di privazione della libertà. «Credo che ogni studente di giurisprudenza dovrebbe visitare un carcere. Ormai da anni lo faccio fare ai miei corsisti negli istituti di Cosenza, Paola, Castrovillari, Rossano e Catanzaro – spiega il professor Caterini – È necessaria una particolare autorizzazione ministeriale che consente di accedere alle sezioni, non semplicemente negli spazi comuni, ed è un’esperienza “forte” che pochi possono fare, neanche gli avvocati nei colloqui con i loro assistiti. Molti studenti, dopo queste visite, mutano la visione che avevano del carcere. Il tirocinio volontario si inserisce in questa idea di avvicinare il mondo dei liberi a quello dei ristretti, così svolgendo anche la cosiddetta terza missione dell’Università, ossia l’apertura verso il contesto sociale mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze. È un’occasione per gli studenti di praticare” il diritto già sui banchi dell’Università in una di quelle circostanze più delicate: la condizione di detenuto. Sono fiducioso che gli studenti usciranno arricchiti da questo impegno, sia umanamente, sia culturalmente. È un’attività che non assorbe risorse economiche e spero si possa replicare in futuro trovando altre adesioni».
 

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