REGGIO CALABRIA Era il 21 aprile 2008 e un Massimo Cetola abbottonatissimo (nelle dichiarazioni) prendeva posto nell’Asp di Reggio dopo il commissariamento. Non diceva molto il generale dei carabinieri chiamato, undici anni fa, a riportare la legalità in quella che pareva una landa desolata: «Non ho avuto alcuna impressione già stasera, probabilmente, avrò le idee più chiare. Ho accettato con entusiasmo di ritornare a Reggio perché so che questa città e i suoi abitanti sono capaci di esprimere grandi valori». Prime parole; poi vennero gli atti e le prime decise sterzate. E poi ancora parole chiare: «La ‘ndrangheta è uno dei problemi dell’Asp di Reggio, ma non l’unico dei problemi». Dopo quasi undici anni, Reggio si sveglia con un altro scioglimento della propria Asp.
LO SCIOGLIMENTO Nella seduta del Consiglio dei ministri dello scorso 7 marzo è stato deliberato lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria e l’affidamento della gestione ad una Commissione straordinaria composta da Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano. Nelle more del perfezionamento della procedura di scioglimento con la firma del Presidente della Repubblica, il prefetto di Reggio Michele di Bari, con proprio provvedimento del 12 marzo, ha disposto la sospensione dell’organo di direzione generale della predetta Azienda, ai sensi dell’art. 143, comma 12 del decreto legislativo 18 agosto 267 (la norma riguardante il commissariamento degli enti pubblici per infiltrazioni mafiose) ed ha incaricato la Commissione straordinaria della gestione provvisoria dell’Azienda.
UN NUOVO SCIOGLIMENTO Quello adottato oggi dal Consiglio dei ministri è il secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Azienda sanitaria di Reggio Calabria. Un analogo provvedimento era già stato adottato dal governo nel 2008 (quando arrivò Cetola, appunto), a valle di un altro clamoroso scioglimento, quello che riguardo l’Asl di Locri, segnato dalla cosiddetta relazione Basilone, capace di tracciare un quadro devastante della sanità in quel territorio.
Nello scorso autunno, inoltre, la stessa Azienda sanitaria di Reggio Calabria era stata commissariata dall’allora commissario per il piano di rientro dal deficit sanitario per la Calabria, Massimo Scura, con la nomina a commissario dello stesso Scura, «a causa del perpetrarsi – fu scritto all’epoca nel relativo decreto – della grave situazione di cattiva gestione caratterizzata da un immobilismo amministrativo e gestionale che ha impedito la possibilità di mettere ordine alla situazione pregressa, addirittura aggravandola».
Il commissario Scura motivò la propria decisione anche con «la necessità urgente e improcrastinabile di garantire un’immediata ed efficace azione di riordino dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, prevedendo l’individuazione di una competenza specifica per la gestione delle numerose ed eccezionali criticità che interessano la stessa, tra le quali, oltre a quelle segnalate dai ministeri competenti, rivestono una particolare importanza quelle relative ad accertamenti e indagini promosse sia dalla Prefettura, su delega del ministro dell’Interno, che dalla magistratura penale e contabile».
A motivare il commissariamento fu, inoltre, «il mancato raggiungimento di obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi definiti nel quadro della programmazione regionale, con particolare riferimento all’efficienza, all’efficacia, alla sicurezza, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli obiettivi economico-finanziari e di bilancio». Lo scioglimento per condizionamenti della criminalità organizzata fu adottato dal Consiglio dei ministri nel 2010 anche per l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia.
SALVINI: «TOLLERANZA ZERO» «Tolleranza zero contro i clan da nord a sud». Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini commentando lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose. «Con il decreto sicurezza abbiamo rafforzato l’Agenzia per i Beni sequestrati e confiscati, migliorato le regole per contrastare i clan e rivisto la disciplina sulla incandidabilità degli amministratori locali. Ora – sottolinea il ministro – andiamo avanti con controlli e arresti in tutta Italia: siamo attenti alle infiltrazioni dei clan da nord a sud, e gli arresti di alcuni pericolosi latitanti, anche negli ultimi giorni, ci rendono orgogliosi».
L’EX DG BRANCATI: «FATTI SEGNALATI DA TEMPO» «Io sono stato mandato via nonostante questi fatti li avessi segnalati da tempo». Lo ha detto all’Ansa Giacomino Brancati, ex Direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, in relazione allo scioglimento dell’ente per infiltrazioni della ‘ndrangheta.
«Non so se essere – ha aggiunto – contento o triste. Contento perché potrei dire: “Visto, l’avevo detto”. Triste perché, purtroppo, avevo ragione. Quando mi sono insediato abbiamo accertato in ogni angolo dell’Asp 5 incrostazioni e personaggi, alcuni con tanto di nome e cognome. Personaggi che allora definii “incrostati come datteri di mare” che governavano l’Azienda. Non so che tipo di mandato avranno i commissari. Spero che abbiano gli strumenti per risanare l’interno dell’Azienda, posto che ci sia la libertà di poterlo fare e non gli ostacoli quotidiani, legulei che hanno condizionato l’ultimo periodo della mia gestione, aumentando la loro baldanza, comunque andassero le cose. Hanno preteso da me nomi e cognomi, che ho inserito in una lunga relazione, in cui ho elencato fatti e circostanze. Sono stato anche audito nella Commissione di accesso di fronte a decine di rappresentanti delle forze dell’ordine. E in quella sede ho notato una certa voglia di chiarimento e approfondimento. Io ho riferito dei fatti che sono accaduti a me. Per quella vicenda e per come sono stato trattato dall’Azienda e, soprattutto, da chi mi aveva messo in quel posto, ci ho rimesso la salute».
«ORA SI FACCIA PULIZIA» «Nessuno oggi può sorprendersi o scandalizzarsi della decisione del governo e del prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, che ne aveva fatto proposta in base all’esito dell’accesso antimafia eseguito nei mesi scorsi». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Locri, Giovanni calabrese, che parla di «provvedimento annunciato» in relazione allo scioglimento da parte del Consiglio dei ministri dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.
«La mala gestione della sanità in provincia di Reggio Calabria – pr osegue Calabrese – era nota a tutti. Auspichiamo che, oltre alla Commissione nominata per la gestione dell’Azienda sanitaria provinciale, si affidi ad esperti di acclamata fama e competenza la gestione della riorganizzazione dal punto di vista sanitario».
«Vengano al più presto individuati e assicurati alla giustizia – sostiene ancora il sindaco di Locri – i responsabili di questo scempio di ruberie e abusi che hanno portato a una pessima e discutibile gestione con i noti disservizi per i cittadini. Fate pulizia e restituiteci il diritto alla salute per come garantito dalla Costituzione Italiana».
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