REGGIO CALABRIA Non ha risposto a nessuna domanda. Dopo la cattura, si è trincerato dietro il più assoluto silenzio, Ciro Russo, il 42enne napoletano che martedì mattina ha tentato di uccidere l’ex moglie Maria Antonietta Rositani, lanciandole addosso del liquido infiammabile e poi appiccando il fuoco. Catturato ieri sera attorno alle 22 nei pressi di una pizzeria vicina al centro città dove aveva appena comprato la cena, Russo è stato subito portato in Questura, dove è stato formalmente fermato per tentato omicidio aggravato.
Con ustioni visibili su un lato del volto e su una mano, l’uomo ha atteso l’arrivo del suo legale, ma di fronte ai magistrati che in nottata hanno raggiunto gli uffici della Mobile non ha proferito verbo. Attorno alle 3.30 del mattino è stato trasferito in carcere in attesa dell’udienza di convalida del fermo, mentre continuano le indagini per scoprire se e in che misura sia stato aiutato da qualcuno a sottrarsi alla cattura nelle ore in cui le squadre della Mobile e delle Volanti battevano la città palmo a palmo. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire i suoi movimenti nelle 36 ore che vanno dall’aggressione dell’ex moglie, avvenuta proprio la mattina in cui in Tribunale si discuteva la causa di separazione fra i due. Un procedimento che si è incrociato con quello per maltrattamenti, scaturito dalle denunce di Maria Antonietta, ritenute così fondate da far finire Russo ai domiciliari.
Un soggetto pericoloso, capace di tutto, lei ne era certa. E forse per questo, subito dopo l’aggressione, mentre ancora attendeva l’arrivo dei sanitari agli agenti delle Volanti immediatamente intervenuti sul posto, ha subito indicato l’identità dell’aggressore e ha chiesto «proteggete i miei figli». I ragazzi, la maggiore di 18 e il piccolo di 10, sono stati messi sotto protezione, di fronte alla casa della donna hanno stazionato permanentemente diversi equipaggi. «Non si poteva escludere che tentasse di avvicinarli», ha detto ieri sera, dopo la cattura di Russo, il capo della Mobile, Francesco Rattà. Per lui e i suoi uomini però il lavoro non è finito. «Le operazioni di ricerca sono finite – ha sottolineato ieri notte – quelle di indagine no. Se qualcuno lo ha aiutato, lo troveremo».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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