di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA Dieci mesi di carcere. È questa la richiesta avanzata dal pm Walter Ignazzitto per Angela Marcianò, l’ex assessore della prima Giunta Falcomatà, anche lei imputata nel cosiddetto “processo Miramare”, il noto albergo che l’amministrazione comunale avrebbe tentato di assegnare all’imprenditore Paolo Zagarella con una delibera ad hoc. Unica ad aver scelto l’abbreviato, condizionato al suo esame in aula, l’ex assessore è stata interrogata per ore di fronte al gup, quindi per lei è arrivata la richiesta di condanna da parte della pubblica accusa. Nonostante abbia collaborato con la Procura e agevolato le indagini, per il pm Ignazzitto Marcianò è comunque responsabile di abuso d’ufficio per aver firmato la delibera “incriminata”. La sentenza è attesa alla prossima udienza, fissata per il prossimo 8 luglio.
Insieme a lei devono rispondere del medesimo reato il vicesindaco Armando Neri, gli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca e Antonino Zimbalatti, agli “ex” Agata Quattrone e Patrizia Nardi, più la segretaria comunale Giovanna Acquaviva, la dirigente Maria Luisa Spanò e Paolo Zagarella, noto imprenditore reggino, “beneficiato” dall’amministrazione con l’assegnazione del noto hotel di Reggio Calabria. Un’accusa che per il sindaco e Acquaviva si somma a quella di falso, rimediata dopo i (disastrosi) interrogatori durante i quali entrambi hanno tentato di spiegare come l’associazione “Il Sottoscala” e il suo presidente, Paolo Zagarella, amico personale del sindaco, si siano visti consegnare le chiavi del noto hotel Miramare. L’assegnazione non è mai andata a buon fine, sindaco e Giunta nel giro di un paio di settimane hanno fatto saltare tutto, ma il problema per tutti rimane. Perché l’intera manovra – ne sono certi il pm Walter Ignazzitto e il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni – sarebbe stata studiata da Falcomatà e i suoi insieme al futuro beneficiario dell’immobile.
ASSEGNAZIONE CONCERTATA Con Zagarella, per giunta nominato presidente della onlus il giorno prima dell’approvazione della contestata assegnazione, sindaco e assessori avrebbero stabilito «modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta». In più, per la Procura sindaco e assessori non avrebbero preso neanche in considerazione altri enti potenzialmente interessati e avrebbero saltato a piè pari le verifiche in merito alle capacità tecniche, giuridiche ed economiche dell’associazione “vincitrice”, consegnando a Zagarella le chiavi dell’immobile «prima di deliberare formalmente la sua assegnazione e comunque prima che venisse data pubblicazione della delibera sull’albo pretorio e in assenza della conseguente determinazione del dirigente del settore».
SCAMBIO DI FAVORI? Un quadro che per il sindaco è anche complicato dal rapporto personale che ha con l’imprenditore. Storico amico del primo cittadino, così convinto delle sue capacità da “regalargli” l’uso di un enorme locale per meglio gestire la campagna per le primarie, l’imprenditore agli occhi dei magistrati risulta un beneficiario per nulla casuale e quanto meno sospetto. Il sospetto della Procura è che l’assegnazione del Miramare sia stato un modo di ricambiare il favore risalente al 2014 quando l’imprenditore «aveva concesso in uso gratuito un proprio immobile da destinare a sede della segreteria politica» del sindaco. E quello che si imputa a Falcomatà è di aver omesso di «astenersi in presenza di un interesse proprio che ne inficiava l’imparzialità».
a.candito@corrierecal.it
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