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Corap senza Piano industriale, ma la Regione vuole tagliare gli stipendi

Disastroso esito dell’incontro con i sindacati sull’ente che riunisce gli ex Consorzi industriali. «Nonostante le consulenze affidate all’esterno non c’è un’idea di sviluppo. La depurazione rischia…

Pubblicato il: 19/03/2019 – 9:43
Corap senza Piano industriale, ma la Regione vuole tagliare gli stipendi

CATANZARO Per il Corap (l’ente nato dall’accorpamento degli ex 5 Consorzi industriali della Calabria), «la Regione non ha un Piano industriale da sottoporre alla valutazione delle sigle sindacali, non ha nessuna idea sulle politiche di sviluppo della Regione e non sa come organizzare e implementare l’attività di depurazione che rischia, nelle aree in cui opera il Corap, di fermarsi tra pochi giorni per mancanza di liquidità». L’esito dell’incontro tra Regione e sindacati parrebbe disastroso, stando al racconto dei rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Findici, Ugl e Sul (rispettivamente Alessandra Baldari, Luciana Giordano, Elio Bartoletti, Barbara Fontana, Giovanni Arconte e Aldo Libri). Perché oltre all’assenza di idee «i rappresentati della Regione Calabria, pur dichiarandosi “provati” dalla loro mancanza di soluzioni e di idee per l’ente strumentale più importante della Calabria, in cui la Regione è socia di maggioranza, hanno richiesto alle parti sociali la preventiva disponibilità, pur in assenza di prospettive e in mancanza di un qualsivoglia documento di natura programmatica, a ridurre gli stipendi ai dipendenti infischiandosene del fatto che i dipendenti del Corap, poco più di un centinaio, sono già in arretrato di tre mensilità». Idea poco gradita ai sindacati che la considerano comunque insufficiente: «La misura del contenimento delle spese, comunque, laddove fosse attivata, non risolverebbe la situazione di degrado degli impianti e delle aree industriali, della mancanza di servizi alle aziende, e di un patrimonio immobiliare che necessità di costante manutenzione per potere produrre ricavi».
La Regione, poi, «riguardo la gestione allegra e spensierata condotta a far data dall’accorpamento, ha fatto spallucce dichiarando come complicata la situazione e definendola “ereditata” scordandosi, però, che fin dal primo giorno in cui ha visto la luce il Corap, ha autorizzato l’attivazione di remunerate consulenze esterne alcune finalizzate alla redazione degli atti chiave a valenza generale – Statuto e Piano industriale in primis – e che, ancor oggi, a un passo dalla messa in liquidazione dell’Ente, non sono mai stati redatti o, nel miglior dei casi, anche se raffazzonati, sono risultati così di scarso contenuto e penosa congettura da essere, per stessa evidenza dei fatti avvenuti oggi, impresentabili». Soldi spesi senza risultati, dunque. «La Regione – continua la nota – dovrebbe rendersi conto di come siano ugualmente impresentabili le richieste di ulteriori tagli agli stipendi del personale dipendente, che ha già subito varie decurtazioni, e di come sia inammissibile, per tutti, l’assenza di una idea di sviluppo del territorio regionale poiché le attività produttive rappresentano, o almeno così nelle altre Regioni, la misura dell’efficienza e del benessere di una Regione. Il Corap, infatti, se ben gestito, riportando, ad esempio ma non solo, la depurazione sotto la diretta gestione dell’Ente, incluso il depuratore di Gioia Tauro, ed eliminando sprechi e regalie ai privati, potrebbe garantire non solo i posti di lavoro in essere ma addirittura crearne di altri». La conseguenza di un incontro pensato per superare le difficoltà è invece, la programmazione di uno sciopero davanti al quale i sindacati «invitano tutti i calabresi a prendere atto delle gravi carenze, ivi inclusa l’annosa questione della depurazione, delle politiche industriali della Regione, assolutamente inidonee, a cui occorre mettere subito riparo».

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