di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Quella del caporalato, nella Piana di Sibari, è una piaga vecchia e nota. Il nordest calabrese, che poggia buona parte della sua economia sull’agricoltura anche d’eccellenza, si trova spesso a dover fare i conti con questo fenomeno sotterraneo. Ma c’è chi lo combatte da sempre, chi denuncia, chi si oppone. Ed anche in politica, c’è chi prende posizione. Come Gino Promenzio, candidato a sindaco di Corigliano Rossano, città chiamata al primo voto amministrativo della sua storia il prossimo 26 maggio.
Nel commentare la notizia di Roseto Capo Spulico – 50 chilometri a nord i Corigliano Rossano – e dell’operazione della Guardia di finanza che questa mattina ha fermato sette furgoni in cui erano stipati cinquantasei braccianti agricoli stranieri in condizioni “degradanti” che ha portato alla denuncia di undici “caporali”, il rappresentante della coalizione “Civico e Popolare” ha proposto la costituzione di parte civile da parte del Comune nei processi contro questo fenomeno.
«Dal rilancio strategico dell’agricoltura – ha detto Promenzio – passa lo sviluppo eco-sostenibile della città di Corigliano Rossano e dell’intera Sibaritide. Ma non potrà mai esserci autentica e sana competizione su scala nazionale ed internazionale per le nostre produzioni e per la rete imprenditoriale di questa terra senza rispetto delle regole e cultura della legalità. Se, con il consenso dei cittadini, saremo al governo della città, uno dei nostri primi atti sarà la costituzione di parte civile da parte del Comune negli instaurandi processi giudiziari contro il caporalato».
Promenzio, pur rammentando di essere garantista, è convinto che «il rispetto della legalità, precondizione irrinunciabile di ogni sviluppo, ma ancor di più la promozione della cultura della legalità, debba essere invocata, ribadita e portata avanti a voce alta e senza alcuna remora, soprattutto da parte di quanti ambiscono a rappresentare le istituzioni a tutti i livelli». (redazione@corrierecal.it)
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