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Operazione "Spartaco", chiesto il rinvio a giudizio per Statti

Il presidente di Confragricoltura è accusato di estorsione nei confronti di 14 suoi dipendenti

Pubblicato il: 26/03/2019 – 13:36
Operazione "Spartaco", chiesto il rinvio a giudizio per Statti

LAMEZIA TERME È accusato di estorsione ai danni di 14 dipendenti appartenenti a una cooperativa agricola amministrata dall’imprenditore Alberto Stati, presidente di Confagricoltura, nei confronti del quale la Procura di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, ha chiesto il rinvio a giudizio. Secondo l’accusa, i dipendenti dell’azienda avrebbero iniziato a subire taglieggiamenti sul loro salario sin dalla fine degli anni 90, momento in cui Alberto Statti ha preso in mano le redini della cooperativa, precedentemente gestita dal padre. Questi illeciti avrebbero fruttato all’imputato oltre 400mila euro solo negli ultimi anni.
Una prima udienza era stata già fissata il 19 marzo scorso, ma ha subìto un rinvio al 26 giugno 2019.
Le indagini su questo caso di caporalato sono state svolte dal Nucleo Mobile del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme guidato dal tenente colonnello Fabio Bianco, poi sostituito dal tenente colonnello Clemente Crisci.
IL SEQUESTRO PREVENTIVO La vicenda ha inizio nel giugno 2017, quando le fiamme gialle eseguono un’ordinanza applicativa di misura cautelare interdittiva e reale, emessa dal gip Valentina Gallo del Tribunale lametino, su richiesta del procuratore Salvatore Curcio e del sostituto Luigi Maffia. L’imprenditore viene colpito da un sequestro preventivo di 290 mila euro e dal temporaneo divieto di esercitare l’attività di impresa e gli uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese.
L’ANNULLAMENTO DEL TDL Un nuovo step si verifica nel mese di settembre 2017 quando Tribunale della Libertà di Catanzaro, presieduto da Giuseppe Valea, si pronuncia sull’appello presentato da Statti. E dà ragione al presidente di Confagricoltura. Il Tdl, accogliendo la richiesta di dissequestro dei beni e di revoca della misura interdittiva, ritenne «non configurabile, neppure sul piano del fumus, la ipotizzata fattispecie delittuosa di estorsione di Statti Alberto ai danni dei lavoratori specificatamente indicati nella provvisoria imputazione; consegue l’annullamento del decreto di sequestro preventivo adottato dal gip del Tribunale di Lamezia Terme in data 30 maggio 2017». Il Riesame sottolineò che «Statti Alberto ha fornito la dimostrazione di aver corrisposto, ai dipendenti interessati, somme uguali o addirittura maggiori di quelle risultati dalle buste paga emesse, con ciò facendo venir meno il periculum in mora della misura cautelare reale disposta con decreto del Gip del Tribunale di Lamezia Terme». E ancora: «La decurtazione – si legge nella ordinanza del Tribunale – percentuale (33% per le donne e per gli uomini per lavori generici e 20% per uomini per lavori specializzati) che, secondo gli inquirenti, dovrebbe essere applicata onde pervenire alla somma che l’Azienda agricola Lenti avrebbe indebitamente trattenuto (rectius: estorto) ai lavoratori, si fonda su affermazioni del tutto generiche».
IL RINVIO DELLA CASSAZIONE Contro la decisione del tribunale del Riesame fece ricorso la Procura. La Cassazione, lo scorso gennaio, accogliendo in parte il ricorso della Procura, annullò l’ordinanza emessa dal Tdl e rinviò gli atti per una nuova decisione circa il sequestro dei beni. La stessa Corte bocciò il ricorso presentato dall’accusa sulla misura interdittiva della sospensione dall’attività d’impresa, concessa dal gip e poi annullata sempre dal Tribunale della libertà catanzarese. Successivamente anche l’altro provvedimento è stato rigettato dal Riesame.

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