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A Palazzo Campanella una sala dedicata alle vittime di femminicidio

La “Stanza della memoria” è stata inaugurata alla presenza di Francesco Chindamo, Annie Russo e di una delle figlie di Mary Cirillo

Pubblicato il: 28/03/2019 – 16:11
A Palazzo Campanella una sala dedicata alle vittime di femminicidio

REGGIO CALABRIA Una sala dedicata alle vittime di femminicidio che raccolga testimonianze, documenti e fotografie sulla violenza alle donne. È quella inaugurata giovedì mattina a Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale, grazie all’iniziativa dell’Osservatorio regionale contro la violenza di genere, coordinato da Mario Nasone. Al taglio del nastro hanno partecipato i familiari di vittime della violenza di genere in Calabria: Francesco Chindamo, fratello di Maria Chindamo, Annie Russo, figlia di Maria Antonietta Rositani, e una delle figlie di Mary Cirillo, a cui è stata dedicata la “Stanza della memoria”.
«Una stanza che vuole dare un nome e un volto alle tante vittime da femminicidio di questa regione – ha affermato Mario Nasone -. Persone concrete che noi vogliamo ricordare a tutta la comunità calabrese in questo luogo simbolico che è la casa dei calabresi, dove ascoltare il grido di sofferenza che viene da queste storie che hanno riguardato donne, ma anche i loro figli, che sono considerati vittime secondarie ma che pagano un prezzo altrettanto pesante».
Una cerimonia sobria, resa però significativa dalla presenza dei familiari di donne uccise: da Rosetta Origlia, madre di Mary Cirillo, con il marito ed i quattro figli, ancora minori della donna di Monasterace uccisa dal marito il 18 agosto del 2014, a Matilde Spadafora, madre di Roberta Lanzino, presente assieme al marito Franco Lanzino, oltre alle presenze del procuratore generale di Reggio Calabria Bernardo Petralia, e del presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria Luciano Gerardis.
«Una stanza della memoria che è parte di un progetto più ampio – ha sottolineato il presidente del consiglio regionale Nicola Irto -. Mi riferisco all’invito rivolto alle scuole della nostra Regione di intitolare, di dare un segno di riconoscimento, ad una vittima di femminicidio. Non vi nascondo, però, che qualche giorno fa sono rimasto un po’ perplesso di fronte all’ennesima vicenda che ha avuto come vittima Maria Antonietta Rositani, a pochi chilometri da qui. Serve non solo una nuova legge regionale, o nuove risorse da mettere a disposizione, è necessario un fortissimo investimento culturale che va fatto su questa materia. Perché potremmo fare tutti i convegni che vogliamo, possiamo fare tutte le norme che vogliamo, ma se non investiamo per far capire che cosa vuol dire la barbarie e il femminicidio, in una regione come la Calabria, dove si vivono già tantissime asimmetrie di genere per moltissime questioni, probabilmente non riusciremo nel nostro obiettivo, quello di invertire le tragiche statistiche di questo fenomeno».
Irto ha sottolineato l’importanza di inserire la stanza della memoria delle vittime di femminicidio, tra le tappe del percorso riservato agli studenti in visita a palazzo Campanella. «Lo scorso anno – ha concluso – sono stati oltre 6mila. Ai prossimi che verranno offriremo anche questo luogo. Immagino e spero che possa servire per dare un messaggio, per far capire alle nuove generazioni quello che vuol dire il femminicidio. Io lo definisco barbarie. Non possiamo indietreggiare di un millimetro rispetto all’attività da fare con i più giovani; e questa stanza, che spero diventi una stanza “vissuta”, ci servirà proprio a sbattere loro in faccia il dramma del femminicidio».
«Mi auguro – ha detto Francesco Chindamo – che uscendo da questa porta maturi l’impegno a combattere questo fenomeno che ci deve solamente fare vergognare». Chindamo si è detto pessimista sulla sorte della sorella. «Non credo – ha dichiarato – che Maria sia ancora viva. Maria è viva attraverso queste battaglie e qui la sento più viva che mai, ma fisicamente non credo ci sia più».
«È una iniziativa di cui non posso che pensare bene – ha detto Matilde Spadafora Lanzino – Perché dare un nome alle “Pietre di Calabria”, come le chiamo io, citare il nome di queste donne significa fare memoria e memoria non significa soltanto ricordare ma significa agire in nome dei valori che quel nome e porta con sé».

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