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«Lo Stato esiste ancora a Nocera?»

di Fernanda Gigliotti*

Pubblicato il: 29/03/2019 – 17:05
«Lo Stato esiste ancora a Nocera?»

Fra due giorni scade il termine che ho voluto “figurativamente concedere” alle istituzioni democratiche del nostro Paese, alla Prefettura, alla Procura della Repubblica e alla Procura generale della Corte dei Conti, per intervenire e ripristinare anche a Nocera le regole e l’agibilità democratica, la legalità, la civile convivenza e il corretto confronto fra le parti.
È un termine quello del 31 marzo 2019 abbondantemente utile per procedere secundum legem contro chi da oltre venti anni ha spadroneggiato nel nostro territorio determinando la bancarotta fraudolenta del nostro comune e usando il bene comune a fini personali.
Ma nulla sembra, ad oggi, turbare i sonni dei quattro farabutti che da più di venti anni tengono in ostaggio Nocera Terinese, l’amministrazione della cosa pubblica, il mercato edilizio, la gestione del territorio, le procedure autorizzatorie, concessorie, e verificatorie.
Un consolidato sistema di esercizio del potere in perfetto stile culturale mafioso nel quale alcuni hanno ipotecato a loro favore il voto di ogni singolo cittadino. Un meccanismo accettato, subito, ed esercitato da molti e nei confronti della maggioranza dei cittadini.
Ed è raccapricciante che tutto si ripresenti immutato dopo ben tre commissariamenti straordinari in soli tre anni e dopo le denunce puntuali e circostanziate che ne sono conseguite.
Dov’è lo Stato? Quello Stato a favore del quale ci siamo schierati e per questo subiamo l’isolamento culturale e politico, la sconfitta elettorale?
Che senso ha tornare a votare in questo contesto in cui tutto sembra già scritto, dove candidarsi o non candidarsi è irrilevante perché se non ti accordi con “loro” non vinci e si ti accordi con “loro” hai già perso, salvo diventare come loro o essere abile nell’arte di portartene qualcuno dalla tua parte con i loro stessi metodi che diciamo di aborrire?
Che senso ha continuare a fare la propria parte in assoluta solitudine, senza garanzia, senza difesa? Candidarci, così a bocce ferme, renderebbe solo la vita leggermente più difficile ai quattro farabutti perché quella parte di popolo che è in buona parte loro complice, utilizzerà la nostra presenza per alzare il prezzo della loro fedeltà al Capo.
Oggi i capi dovranno regalare e promettere ben altro e dovranno lavorare per ripresentare una nuova lista civetta capace di drenare voti dal nostro bacino elettorale, come già avvenuto anche nel recente passato.
E intanto noi dovremmo porgere l’altra guancia, continuare a subire la malvagità e la cattiveria di chi sa solo guidare la macchina del fango, di quanti nella loro vita hanno solo dimostrato di essere costruttori di bugie e di macerie.
Serve continuare a interpretare il ruolo dei Don Chisciotte e dei Sancho Panza? O serve di più lavarsene le mani come Pilato?
Non lo so.
Non so più cos’è più utile e non so più se per me è ancora importante sacrificare tempo, soldi e salute in un paese dove l’unica azione giudiziari avviata è quella di furto di energia elettrica contro la sottoscritta, colpevole di avere individuato e sistemato nei primi venti giorni del mio mandato di sindaco, un contatore fantasma in quel di via Monacello. Uno di quei tanti imbrogli, ma questo davvero piccolo rispetto all’abnormità della accertata bancarotta fraudolenta, ereditato dal ventennio passato.
La domanda resta sempre la stessa: cosa fare e perché?
Ed io non ho risposte razionali da dare a me stessa, figuriamoci agli altri.

*ex sindaco di Nocera Terinese

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