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Ospedale Reggio, Sapia: «I vertici dell'Azienda indifferenti alle nostre segnalazioni»

Il parlamentare 5 stelle: «Il medico che ha postato le foto dei gessi di cartone lasciato senza stipendio per 6 mesi»

Pubblicato il: 01/04/2019 – 12:22
Ospedale Reggio, Sapia: «I vertici dell'Azienda indifferenti alle nostre segnalazioni»

REGGIO CALABRIA «I vertici dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, espressione del governo regionale di Mario Oliverio, stanno mantenendo la linea dell’indifferenza perpetua rispetto a nostre segnalazioni molto serie». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia, della commissione Sanità, che spiega: «Lì c’è un primario dal cui curriculum, agli atti della stessa Azienda ospedaliera, non risulta il possesso dei requisiti di legge per l’incarico affidato. Inoltre un primario proveniente dall’esterno viene ancora mantenuto in servizio, non ho capito con quale ruolo e sulla base di quali norme, malgrado il giudice di merito abbia annullato il concorso pubblico per la direzione dell’unità operativa di cui il medesimo è stato responsabile. Infine, il che è gravissimo, contro ogni principio di diritto e contro la giurisprudenza della Cedu, con un provvedimento punitivo e intimidatorio un medico e sindacalista è stato sospeso dal servizio e lasciato senza stipendio addirittura per sei mesi, con l’accusa d’aver postato in una chat interna delle fotografie relative a medicazioni ortopediche con cartoni».
«Siamo – sottolinea il deputato del Movimento Cinque Stelle – al paradosso dei paradossi: si chiudono gli occhi sul buon andamento di una pubblica amministrazione e si punisce, invece, chi solleva casi, che toccano dal vivo il diritto alla salute, di cui ancora si attendono gli esiti degli accertamenti compiuti dai Nas, inviati di proposito dal ministro della Salute». «Ce n’è abbastanza – conclude Sapia – per un intervento urgente della magistratura e perfino della commissione parlamentare Antimafia, visto che un’azienda ospedaliera non è un’agenzia di scommesse sportive, ma spende soldi della comunità per garantire un servizio pubblico essenziale. Se nella sanità calabrese la verifica e l’applicazione delle norme resta facoltativa, è impossibile tutelare il diritto alla salute e, come al solito, a rimetterci sono gli utenti, i pazienti e chi li cura».

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