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«Privilegi: Zanda dimentica, l’Italia no»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 01/04/2019 – 9:01
«Privilegi: Zanda dimentica, l’Italia no»

Da cosa viene giudicata la classe politica? Tre sono i punti cardini che ne contraddistinguono i valori in tutti i periodi: l’onestà, la responsabilità e la competenza. Quando uno soltanto di tali requisiti viene a mancare a rimetterci è la questione morale che presiede alla gestione della cosa pubblica ricondotta, a sua volta, al rispetto dei valori cosiddetti essenziali della comunità riassumibili nell’osservanza delle regole, nella trasparenza e nella gestione di tutto ciò che è pubblico.
Un Paese come l’Italia che non riesce a garantire un sistema di vita uguale per tutti, sia che si abiti in Alto Adige o in Sicilia, non è un Paese che può andare a testa alta; così come non si può considerare classe dirigente quella che, al cospetto di una povertà endemica come quella che affligge il Sud dell’Italia dove le condizioni di vita sono vergognose, non trova di meglio che rimettere in discussione «l’aumento delle indennità dei parlamentari e il finanziamento pubblico ai partiti».
La “trovata”, contrariamente a come siamo abituati, non appartiene a quell’esponente della Lega che una ne fa e cento ne pensa, così da aver abituato gli italiani a sentirne di ogni tipo e dimensione, ma a Luigi Zanda, tesoriere del Pd, il partito che per cultura e tradizioni dovrebbe essere più di altri sensibile alle categorie più neglette del Paese. Peraltro Zanda ha dimostrato di avere poca memoria perché si sarebbe dovuto ricordare che fu il suo partito ad abolire il finanziamento pubblico ai partiti sei anni fa quando lui ne era il capogruppo.
Fatta la frittata, si è cercato di mettere una pezza così al neo Segretario non è rimasto altro che dichiarare che si è trattata di una “iniziativa personale”. Comunque Zanda, mosso da ragioni neppure a fatica intuibili, ha taciuto sui motivi della richiesta forse a causa del clima non proprio temperato che c’è nel Paese ed ha esordito in modo impavido con una dichiarazione che è deflagrata nell’opinione pubblica come una bomba: «Bisogna ribellarsi – ha detto – alle pulsioni della pancia del Paese che si ostina a ritenere le indennità e i vitalizi dei parlamentari come un odioso privilegio». Ed ha accompagnato l’inattesa dichiarazione presentando un progetto di legge che farebbe lievitare di circa cinquemila euro al mese la busta paga dei deputati e dei senatori.
Incredulo Zingaretti che si è visto arrivare tra capo e collo quella “tegola” lanciata inopinatamente dal suo compagno di partito, per di più in un momento particolare e difficile come può essere l’elezione a segretario del Pd, e manco a dirlo, avendo il pesante fardello di ricostruire il partito e di preparare la campagna elettorale per le Europee che bussano alle porte.
C’è stata una levata di scudi e di critiche anche severe tra esponenti della società civile, paradossalmente nel silenzio generale delle forze politiche presenti nei due emicicli del Parlamento. Chissà perché?
Massimo Cacciari, in un commento rilasciato al Fatto Qutodiano, ha definito la proposta di Zanda «una follia perché proviene da una forza politica che dovrebbe fare opposizione e invece si mette a discutere di temi assurdi, che fanno infuriare i cittadini». E non ha torto; dopotutto il Pd è un partito politico che la tradizione vorrebbe rappresentante delle classi meno abbienti. Così come in altri ambienti si sostiene che la “sorpresa” di Zanda serve per ricordare che la sinistra oltre ad essere “sintesi” è soprattutto “fare” avendo nel suo dna valori molto netti che la differenziano da tutti gli altri schieramenti politici. Una condizione radicata in molti italiani che hanno appreso sin dalla scuola dell’obbligo che il Pci prima e il Pd dopo, per genesi, stavano con i poveri!
Non si hanno notizie di altri pronunciamenti. Un “silenzio” pervasivo che lascia pensare, che la dice lunga. La proposta comunque è di quelle “improprie” per un partito come il Pd; essa rischia di far sentire i cittadini lontani dalla politica intesa come servizio, quella che lavora per rendere raggiungibile l’intesa in favore delle politiche sociali, delle politiche pubbliche che attengono ai principi e ai diritti generali e fondamentali delle popolazioni. La politica che è interprete di quel livello che si occupa della protezione sociale (sanità, assistenza, formazione, lavoro, istruzione, ambiente). Tutte cose che stridono con la filosofia di un partito popolare, lontane da come s’intende il potere che magari tifa in sordina per vedere attuata la proposta di Zanda, dimostrando così di perseguire come priorità il proprio, personale benessere. E non importa se sono progetti che sconfinano nell’interesse di pochi nonostante il momento politico richieda altre idee. Probabilmente si confida nella distrazione dell’uomo che, con uguale frequenza, dimentica.

*giornalista

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