COSENZA «La Regione si liberi della gestione delle politiche sociali e faccia quello che deve fare: leggi, programmazione e controlli. Questa è la vera rivoluzione da attuare per andare oltre e far crollare tutti gli interessi e l’intero sistema di potere che si nasconde dietro il settore delle politiche sociali. Diciamocelo francamente: alcuni settori del dipartimento regionale ostacolano il processo di attuazione della Riforma del Welfare».
È quanto ha affermato il consigliere regionale Carlo Guccione nel corso di un partecipato incontro, tenutosi questo pomeriggio a Cosenza, dal titolo: “Welfare: una riforma attesa da 20 anni. Un nuovo piano sociale e sanitario dell’azione politica della Calabria”.
«Oggi ci troviamo con un Piano regionale degli interventi dei servizi sociali fermo agli anni 2007-2009. È come se fosse trascorso un secolo. Come si fa a parlare di programmazione se non si conoscono le esigenze dei territori e delle fasce più deboli della popolazione? Nel corso degli ultimi 20 anni i ritardi accumulati nel campo delle politiche sociali – ha sottolineato il consigliere regionale Guccione – sono enormi. E la Calabria è l’unica regione d’Italia a non aver attuato la legge sul Welfare. Ecco dunque cosa bisogna fare per arrivare in pochi mesi a un nuovo Piano regionale socio sanitario. La programmazione deve essere alla base della costruzione di un nuovo Welfare. E non può che essere fondamentale l’integrazione dei servizi sociali con quelli sanitari. In questo modo si potrebbero recuperare significative risorse e offrire servizi più appropriati in base ai bisogni della popolazione. In Calabria, infatti, si emigra non solo per i servizi sanitari ma anche per le prestazioni sociali».
«Servono più risorse dedicate al welfare, maggiori controlli alle strutture che erogano servizi socio assistenziali e una vera e propria mappatura dei bisogni delle fasce più deboli della popolazione. Le rette per le strutture socio assistenziali – ha spiegato Carlo Guccione – sono ferme da almeno 15 anni. Vanno adeguate per garantire appropriatezza e qualità delle prestazioni. Molte strutture sono al limite del collasso. E la Calabria è la Regione che investe meno in politiche sociali, con 25 euro pro capite per cittadino, contro una media nazionale di oltre 120 euro pro capite. C’è bisogno di una chiara scelta politica e di un impegno concreto. Nell’ultimo bilancio di questa legislatura chiederò di incrementare da subito le risorse: serviranno almeno 20 milioni a coprire il fabbisogno dei servizi socio assistenziali. Inoltre, il passaggio di competenze e risorse dalla Regione ai Comuni deve avvenire attraverso una politica di accompagnamento e tutoraggio. C’è un forte ritardo sulla spesa del Fondo sociale europeo: 339 milioni di euro sono le risorse programmate, 8 milioni quelle impegnate. Mentre per i pagamenti sono stati utilizzati solo 4 milioni e 280mila euro. A confermarlo gli ultimi dati del Mef».
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