di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Tutta “colpa” della revisione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione che ha aperto le porte al federalismo fiscale nel 2001. Perché col regionalismo differenziato le regioni del sud «potranno subire danni enormi ed è bene che i calabresi sappiano queste cose».
Piero Bevilacqua, docente di Storia contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma mette in guardia la Calabria su una proposta di legge tanto discussa in queste settimane. In un convegno dal titolo “Secessione dei ricchi” tenutosi a Corigliano Rossano, il docente di origine calabrese tuona anche contro la Lega, rea di serbare «nel suo Dna questa legge da vent’anni» ma anche contro le regioni che si stanno battendo per il regionalismo differenziato, il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna che «da sole producono quasi il 40% del prodotto interno lordo».
Durante l’evento tenutosi nella sede dell’associazione “Fiori d’arancio” e coordinato dallo storico Giovanni Gallina, docente dell’Università di Salerno (dopo i saluti del presidente Gino Promenzio e gli interventi del medico Angelo Broccolo, della dirigente scolastica Susanna Capalbo, di Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, dell’ex sindaco di Rossano Franco Filareto e di Franco Rizzo, presidente del Circolo culturale “Zanotti Bianco”), il professor Bevilacqua esordisce mettendo in luce tutte le difficoltà che le tre regioni “secessioniste” potrebbero trovare sui mercati internazionali nel competere da sole con la Cina, l’India, gli Stati Uniti o la Russia. E poi entra nel merito.
«Una parte delle risorse pubbliche destinate, per esempio, alla scuola, alla sanità, ai beni culturali, qualora fosse approvata la legge – dice Bevilacqua – verrà trattenuta dalle regioni scissioniste mentre quelle del Sud subiranno danni irreparabili, soprattutto in settori chiave come la sanità ed il servizio sanitario. Se passa questa legge non saranno più possibili i viaggi della speranza. Chi soffre di una malattia grave e seria ed ha bisogno di interventi altamente specialisti, non potrà recarsi presso una struttura pubblica del nord ma dovrà servirsi del privato e pagare. Ragion per cui, chi è povero sarà destinato a morire perché non potrà essere curato e godere dei suoi diritti come altri italiani. I calabresi lo sappiano e ne siano consapevoli».
Bevilacqua localizza nel Mezzogiorno la degenerazione sociale peggiore del Paese. «Se decidono di emarginare le regioni meridionali – insiste – anche Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, però, pagheranno prezzi altissimi poiché si ritroveranno in casa, più di oggi, il malaffare, la ‘ndrangheta, la mafia, la camorra, non più interessate a ramificarsi in un sud socialmente degenerato, economicamente arido e poverissimo».
Il professore nato a Catanzaro rammenta poi, come le tre regioni si siano convinte che attuando le procedure previste dal terzo comma dell’art. 116 della Costituzione – che spalanca le porte ad altre forme di autonomia – potranno disporre di nuove entrate che arriveranno trattenendo le risorse fiscali che finora sono finite nei fondi statali.
Il timore, insomma, del professore che si arriverò ad un’Italia spaccata in due. «Queste tre regioni sono interessate solo al residuo fiscale. Non date ascolto al governatore del Veneto, Luca Zaia, perché tende a minimizzare – non usa mezze misure, Bevilacqua – ma la Lega da vent’anni programma la secessione, alimentata dall’odio per il Mezzogiorno. Il secessionismo è componente fondamentale della loro politica. Ma noi non possiamo più permetterci una cultura neoborbonica».
I nodi politici da sciogliere, insomma, ci sono ancora tutti affinché la legge sul regionalismo differenziato e l’autonomia fiscale di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto compia ulteriori passi avanti. Ma «è lecito – termina Piero Bevilacqua – che la gente sappia a cosa va incontro». (redazione@corrierecal.it)
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