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Il ricordo di Matteo Vinci ad un anno dall’autobomba di Limbadi

Dopo il diniego del parroco, la commemorazione si terrà nei locali comunali dove sarebbero previsti gli interventi di Salvatore Borsellino e Mimmo Lucano

Pubblicato il: 09/04/2019 – 13:44
Il ricordo di Matteo Vinci ad un anno dall’autobomba di Limbadi

LIMBADI All’indomani dell’operazione antimafia “Rimpiazzo” che, ancora una volta, pone sotto i riflettori l’operato ed i giochi di potere dei temibili clan del vibonese, si terrà – malgrado lo stuolo di polemiche dei giorni scorsi – la manifestazione in ricordo di Matteo Vinci, ucciso esattamente un anno fa da un’autobomba piazzata nelle campagne di Cervolaro, nei pressi del comune di Limbadi.
La giornata, fortemente voluta dal legale di Vinci, Giuseppe De Pace e dai familiari, sarà coorganizzata dalla stessa fondazione “Città invisibile” e dall’associazione “Agende rosse” e si svolgerà in tre momenti. Alle ore 16 un corteo marcerà in località Macrea, luogo dal quale un anno fa si levava il boato che scuoteva le campagne del vibonese. Alle 17 verrà piantata una camelia nel giardino della famiglia Vinci, come simbolo di una primavera di rinascita. Il tutto si concluderà proprio al Municipio di Limbadi dove dovrebbero intervenire in collegamento, oltre ai familiari e a De Pace, anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ed il sindaco (sospeso) di Riace, Domenico Lucano.
Il 9 aprile 2018, una bomba piazzata sotto la Ford Fiesta del biologo quarantaduenne candidato alle ultime elezioni comunali, ne provocava la morte oltre che il ferimento del padre riuscito poi a trarsi in salvo e chiamare i soccorsi.
Il movente era parso fin da subito chiaro agli inquirenti. I Vinci avevano la “colpa” di essersi rifiutati di cedere alle pressioni di alcuni appartenenti al clan dei Mancuso, che avevano messo gli occhi su un terreno di loro proprietà. Questo piccolo appezzamento era confinante con quello della famiglia di Rosaria Mancuso e Giuseppe Di Grillo e già nel novembre 2017 c’era stata una rissa in cui era rimasto ferito il padre di Matteo, Francesco Vinci.
Da qui le ipotesi investigative secondo cui l’attentato sarebbe dovuto servire da monito rivolto non solo alle vittime, quanto a tutta la popolazione della zona affinché si sottolineasse, una volta ancora, che c’è un tempo per resistere ed un tempo per abbassare la testa. «Un’autobomba non è un modo comune di uccidere le persone. Era un messaggio che hanno voluto inviare a tutta la comunità, a tutti quelli che stanno a contatto con il contesto di Limbadi», ha infatti commentato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.
Le indagini della Dda del capoluogo hanno poi portato all’arresto di 6 persone appartenenti alla famiglia Mancuso-Di Grillo, ma la risposta degli abitanti del luogo e delle istituzioni non è stata certo corale. «Siamo rimasti soli», hanno detto i familiari della vittima accompagnati in questa battaglia per avere giustizia dall’avvocato Giuseppe De Pace, che in occasione del funerale si è scagliato contro il silenzio della gente e il mancato sostegno di alcune associazioni antimafia.
Le dinamiche che hanno portato alla morte di Matteo Vinci evidentemente non bastano ancora per vederlo riconosciuto come “vittima innocente della criminalità organizzata”.
A distanza di un anno, la Fondazione “Città Invisibile” ha proposto il concerto dell’orchestra civica “Falcone-Borsellino” si sarebbe dovuto tenere nella Chiesa Madre di Limbadi, evento poi bloccato dal parroco Ottavio Scrugli e dal vescovo Luigi Renzo che hanno sostenuto che «la Chiesa è un luogo di culto e non si presta ad altre manifestazioni». I commissari che attualmente reggono il Comune di Limbadi, sciolto per mafia, hanno prontamente offerto i locali del Municipio dove oggi si chiuderà la commemorazione.

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