di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Trent’anni di reclusione sono stati comminati, in sede di rito abbreviato, a Gianluigi Foschini, 26 anni, accusato dell’omicidio del 73enne Francesco Macrì avvenuto a Crotone l’11 agosto del 2014. Nel corso della requisitoria il sostituto procuratore Paolo Sirleo aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Gambardella. Macrì è stato ucciso a colpi di pistola, ferito a morte da quattro proiettili calibro 22 mentre era seduto in un bar nel centro città. Benché ferito fece alcuni metri per tentare di sfuggire all’assassino ma si accasciò a terra poco dopo. Macrì rimasto gravemente ferito, morì tre giorni dopo in ospedale. L’uomo aveva vecchi precedenti per rapina, danneggiamenti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A gennaio 2018 gli agenti della Squadra Mobile di Crotone, coordinati dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e Fabiana Rapino, arrestarono Foschini. Questi, secondo le ricostruzioni investigative, qualche giorno prima dell’omicidio aveva avuto una lite con Macrì il quale lo avrebbe ingiuriato offendendo la famiglia del 26enne e infine gli avrebbe tirato uno schiaffo. Un gesto che il ragazzo non aveva dimenticato e che avrebbe deciso di lavare col sangue. Un omicidio che secondo l’accusa è maturato in un contesto mafioso. Un delitto aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso che, nel primo grado di giudizio, ha portato il gup Tiziana Macrì a comminare una pena a 30 anni di reclusione. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x