Inizia oggi una nuova rubrica che il Corriere della Calabria affida a Salvatore Scalzo. “Caffè Europe” proverà a raccontarvi, ogni dieci giorni, Bruxelles e l’Europa in una maniera nuova, più fresca e a misura di cittadino.
La proposta di scrivere da Bruxelles sul Corriere mi ha generato due sensazioni forti e contrastanti. Da un lato un vivissimo piacere, nel colmare o riempire parzialmente il legame reciso con la Regione. Dall’altro l’oggettiva difficoltà nel definire il come e il cosa di questa rubrica.
Il racconto fatto in lontananza è sempre fondamentalmente estraneo, può avere la cadenza aggressiva e petulante della lezione, trasudare di litanica nostalgia o, ancora peggio, improvvisare un tentativo di immedesimazione che riuscirà sempre e comunque goffo e malriuscito. Ecco, so di voler provare a evitare tutto questo, almeno per quanto sia possibile. Ed è per questa ragione che terrò sullo sfondo di questi appuntamenti periodici il commento diretto di fatti locali e nazionali, la presentazione di politiche Europee e del lavoro delle istituzioni e tutto quanto altro ci si potrebbe immediatamente aspettare da un tizio che si mette a scrivere da Bruxelles. Per carità, di tanto in tanto, in punta di piedi, toccherò anche qualcuno di quegli aspetti, ma non sarà assolutamente la regola.
Per decidere su cosa scrivere, ho pensato ad alcune fasi precise della mia esperienza politica a Catanzaro, quelle fasi meno avvinghiate nella routine e nei ritmi asmatici della politica di professione. Parlo delle fasi più distese e intimamente piene, quando c’era molto spazio e molto tempo per stare insieme e pensare. Ecco, ricordo che con le decine di compagni di viaggio, eravamo alla ricerca, assetati, di storie e progetti e di esperienze umane e sociali provenienti da ogni dove che potessero farci riflettere, che potessero ispirarci, che potessero essere replicate o adattate o corrette o accantonate. È in quello spirito che nacquero molte delle cose buone che abbiamo fatto, delle idee buone che abbiamo partorito e anche il concepimento di un programma elettorale di grande innovazione e visione. Ecco, ripensando a tutto ciò, mi sono convinto che forse la cosa più bella e utile da fare per un tizio che scrive da Bruxelles, ma come potrebbe essere per un tizio che scrive da ogni parte d’Europa, sia quella di raccontare piccole storie, progetti, esperienze umane e sociali che si sviluppano e vivono dinanzi ai suoi occhi e che può valere la pena di condividere con i lettori.
Cosi facendo, credo che, paradossalmente, potrò raccontare molto più efficacemente l’Europa stessa, la quale è, prima di tutto, l’occasione di mettere a sistema comune uno straordinario intreccio e condivisione di piccole storie e slanci umani tanto diversi quanto al contempo simili.
Cosi facendo, inoltre, credo di poter restituire anche un volto più umano e interessante della stessa Bruxelles, spesso schiacciata sulla ripresa televisiva di tre o quattro enormi palazzoni, immobili e severi.
Ma tanto per riallacciarmi alle riflessioni iniziali, e ci tengo a ribadirlo, i miei racconti e le mie piccole storie non avranno mai la presunzione di provenire da un pezzo d’Europa considerato migliore. Anzi, se c’è una cosa che penso di aver abbastanza compiutamente osservato, nei miei 35 anni di vita, è che il racconto su mondi o pezzi d’Europa migliore degli altri è per ampi tratti falso e irritante. Ho visto pregiudizi e disvalori tradizionalmente additati al Mezzogiorno d’Italia verificarsi puntualmente e in forme uguali o simili anche in realtà cosiddette più avanzate. Penso d’altro canto che ci siano, in Belgio come in Germania come in Calabria, piccole belle storie e progettualità individuali e collettive che lasciano un marchio profondo nelle proprie comunità di appartenenza e che al contempo fanno parte di un cammino e patrimonio comune.
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I miei contributi usciranno ad una cadenza regolare di 10 giorni e cercheranno di non abusare mai del tempo e della pazienza dei lettori del Corriere, con una lunghezza misurata su non più di qualche minuto di lettura.
Arrivederci al 22 aprile e un grazie al Corriere per l’opportunità.
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