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Gli apicoltori calabresi rivendicano un ruolo nella nuova Pac

Il messaggio lanciato nel convegno annuale di Aprocal: «Occorre riconoscere a livello programmatico la centralità e l’importanza delle attività apistiche nel contesto più ampio dell’agricoltura»

Pubblicato il: 11/04/2019 – 12:39
Gli apicoltori calabresi rivendicano un ruolo nella nuova Pac

«Vogliamo che l’apicoltura entri a pieno titolo nel settore agricolo ed abbia il giusto riconoscimento», così Gaetano Mercatante, presidente Aprocal, a margine del convegno regionale dell’apicoltura calabrese. «Noi come comparto – ha aggiunto Mercatante – dobbiamo trovare le soluzioni più efficaci per lo sviluppo del settore apistico e la valorizzazione delle produzioni dell’alveare per dare dignità agli apicoltori. Puntiamo sulla tracciabilità e sull’identificazione di caratteristiche di tipicità per dare al consumatore prodotti di alta qualità garantendo la massima sicurezza alimentare».
Sulla stessa linea Giuseppe Cefalo, presidente Una.api: «Sull’attuale Pac siamo poco contenti, si poteva fare di più, per questo ci siamo portati avanti con la discussione per avviare una serie di proposte per la prossima Pac (2017-2021, ndr). A noi interessa dare una svolta, ci interessa mettere le api al centro della politica agricola comunitaria. Il modello di produzione agricola deve andare verso un’agricoltura più “apisostenibile”. Gli apicoltori metteranno sul tavolo una serie di richieste che da un lato tendono a creare migliori condizioni nelle aziende agricole, cioè una serie di incentivi alle aziende agricole che vanno verso il sostenimento dell’apicoltura, dall’altro prevedono aiuti diretti, tra cui la possibilità di acquistare mezzi per la transumanza e premialità per progetti che mettano l’apicoltura al centro della produzione agricola».
Il convegno Aprocal è stato l’occasione per presentare i risultati di alcune ricerche scientifiche che aprono grandi possibilità sul ruolo nutraceutico dei composti bioattivi della produzione apistica e sul loro utilizzo nella produzione di farmaci veri e propri. Sulla questione è intervenuto il prof. Maurizio Battino dell’Università politecnica delle Marche, il quale ha detto che «è ancora prematuro affermarlo con certezza, ma i dati che abbiamo in mano ci danno questa indicazione almeno per alcuni mieli, non per tutti. Infatti, a seconda della fioritura, abbiamo dei mieli completamente differenti l’uno dall’altro, con potenzialità molto diverse di ricadute economiche per gli operatori e di salute per gli utilizzatori. Adesso la sfida è lavorare e cercare i capire quali mieli possono essere utilizzati e per che cosa». Il ricercatore italiano a capo di una equipe internazionale di ricercatori ha posto particolare attenzione sul miele di corbezzolo, che ha mostrato straordinarie caratteristiche nutraceutiche.
Un intervento che ha messo in evidenza alcuni limiti del comparto apistico nazionale è stato quello della dott.ssa Nicoletta Maffini, responsabile commerciale di Conapi, il più grande consorzio italiano di apicoltori. La dirigente ha illustrato i dati sull’andamento del mercato spiegando che in Italia il mercato del miele (italiano ed estero, convenzionale e biologico) è fermo. Maffini ha raccontato un episodio molto significativo: nel 2017, a seguito della mancata produzione di miele di acacia italiano, per evitare di rimanere escluso dagli scaffali della gdo, il Conapi dovette fare ricorso a miele ungherese. «Speriamo che questo non si ripeta in futuro, noi siamo per la valorizzazione del miele italiano». Una storia che la dice lunga sui meccanismi perversi della gdo: se perfino Conapi deve sottostare ai diktat della grande distribuzione organizzata, figuriamoci quanta poca capacità negoziale possa avere una piccola azienda indipendente. Tradotto significa che gli apicoltori calabresi devono urgentemente imparare a fare gruppo e lavorare insieme, da soli non si va da nessuna parte. Conapi commercializza molte eccellenze calabresi attraverso il marchio “Mielizia”, che valorizza sempre la provenienza indicando in etichetta la regione di produzione. Al convegno è intervenuto anche il deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Parentela, componente della Commissione agricoltura della Camera, il quale ha detto che l’apicoltura sarà uno dei pilastri della nuova Pac e che l’attenzione è ora sugli obiettivi e sul budget. Il deputato ha snocciolato una serie di iniziative parlamentari per favorire i regimi ecologici, per la semplificazione in apicoltura (dall’anagrafe apistica alla vendita diretta dei prodotti, pappa reale compresa), per la riduzione dei pesticidi in agricoltura e delle autorizzazioni in deroga all’uso di fitofarmaci, proponendo una modifica del regolamento europeo in materia.

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