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Riace, Lucano sarà processato: «La verità si farà luce da sola»

La decisione del gup riguarda il sindaco sospeso e altri 26 indagati. «Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a …

Pubblicato il: 11/04/2019 – 18:05
Riace, Lucano sarà processato: «La verità si farà luce da sola»

di Alessia Candito
LOCRI Dovrà affrontare il processo Domenico Lucano. Al termine dell’udienza preliminare, il gup di Locri ha rinviato a giudizio lui e altri 26 indagati. Così ha deciso il giudice Amelia Monteleone dopo cinque giorni di udienza preliminare e all’esito di una battaglia serrata fra accusa e difese. Si conclude così la prima fase dell’inchiesta che ha travolto il sindaco sospeso di Riace e terremotato il modello di integrazione che ha reso il piccolo borgo della Locride un punto di riferimento mondiale.
«Sono senza parole – ha commentato Lucano dopo la sentenza –. Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a Roma non vale a Locri. Ma vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola».
Insieme al sindaco e a Lem Lem Tesfahun, accusata di aver tentato di farsi raggiungere illegalmente dal fratello in Italia, di fronte ai giudici del Tribunale di Locri dovranno presentarsi 25 fra vecchi e nuovi collaboratori di Lucano. Tutti quanti erano coinvolti nella macchina dell’accoglienza che per anni ha permesso a Riace di combattere l’abbandono, dando casa a chi l’ha dovuta lasciare dall’altra parte del mare, ma per i giudici sono tutti a vario titolo espressione di un’associazione a delinquere.
Per la Procura di Locri a Riace c’era un vero e proprio “sistema criminale” basato sull’accoglienza, tuttavia fino ad oggi nessun giudice aveva accolto e recepito tale ipotesi. Non lo ha fatto il gip Domenico Di Croce, che nell’ottobre scorso ha detto “no” alla richiesta di arresto in carcere avanzata dalla Procura per Lucano ed ha cassato tre quarti delle accuse mosse dai pm. Della monumentale richiesta, con più di 30 capi di imputazione contestati e accuse che andavano dall’associazione a delinquere alla malversazione, il giudice ne aveva “salvati” solo due, demolendo il resto del castello accusatorio basato – si leggeva nelle carte – su congetture, errori procedurali grossolani, inesattezze.
Su suo ordine però, il 2 ottobre scorso Lucano era finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità nell’affidamento degli appalti per la gestione della differenziata. Impostazione accolta dal Riesame di Reggio Calabria, che tuttavia due settimane dopo ha scarcerato Lucano, imponendogli però l’esilio da Riace. Il sindaco sospeso del borgo dell’accoglienza – hanno deciso in quell’occasione i giudici – può stare ovunque meno che nel suo paese. Un provvedimento che, per recente ordine della Cassazione, a Reggio dovranno tornare ad esaminare, tenendo conto anche dei rilievi della Suprema Corte, che ha chiarito come a Riace non ci siano mai stati né ruberie, né malversazioni, né matrimoni di comodo.
Per gli ermellini, l’appalto per la differenziata è stato affidato in modo perfettamente regolare, senza favorire nessuno e non ci sono elementi per addebitarlo al solo Lucano, perché frutto di una decisione collegiale di Giunta e Consiglio comunale, deliberata dopo aver chiesto pareri tecnici agli uffici competenti. Certo, è vero – ha messo nero su bianco la Suprema Corte – il sindaco sospeso ha aiutato Tesfahun nel fallito tentativo di farsi raggiungere in Italia dal fratello, ma non si trattava di un metodo o di una prassi comune a Riace. E la Procura – sottolinea la Cassazione – sebbene più volte evochi i “matrimoni di comodo” come strumento per garantire documenti in regola a cittadini stranieri, non ha elementi per contestare tale accusa, che proprio per questo non appare nei capi di imputazione.
Tutte valutazioni che entreranno nel processo. Adesso la palla passa ai giudici del Tribunale di Locri che dovranno stabilire se davvero il modello Riace nascondesse un vero e proprio sistema criminale. (a.candito@corrierecal.it)

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