di Sergio Pelaia
VIBO VALENTIA Oggi la frattura, stando a quanto racconta il rampollo pentito Emanuele Mancuso, sarebbe stata ricomposta, ma nei primi anni 2000 la guerra interna al casato di ‘ndrangheta di Limbadi era realtà. Una realtà cruenta, lo si sapeva dagli elementi emersi dalla storica inchiesta “Dinasty” ma, oggi, a chiudere il cerchio su un fatto di sangue finora senza colpevoli è l’inchiesta “Errore fatale”, che ha portato a un’ordinanza di custodia in carcere per quattro persone (qui i dettagli). Tra queste c’è anche il boss Cosmo Michele Mancuso (“Michelina”), già detenuto al 41 bis e ritenuto il vertice dell’articolazione della famiglia che fa riferimento a Luigi Mancuso, che secondo molti oggi è il capo assoluto del clan. Al centro dell’inchiesta c’è infatti un agguato avvenuto 16 anni fa di cui “Michelina”, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe il mandante, mentre Antonio Prenesti e Mimmo Polito l’avrebbero eseguito materialmente, accompagnati sul luogo del delitto dal presunto boss di Zungri “Peppone” Accorinti.
L’AGGUATO A rimanere per terra, senza vita, fu Raffaele Fiamingo, all’epoca 43enne, pluripregiudicato di Zungri. Gli spararono alle gambe e al torace nei pressi di un panificio, a Spilinga, il 9 luglio del 2003. In quell’agguato rimase ferito anche un pezzo da novanta dei Mancuso, “Ciccio Tabacco”, che fu colpito al torace, all’addome e al braccio sinistro ma che riuscì a salvarsi dopo un intervento chirurgico all’ospedale di Vibo e una degenza di un mese e mezzo al Policlinico di Messina. I due avevano chiesto il pizzo al gestore di un panificio di Spilinga, ma tra i proprietari di quel negozio c’era anche il fratello di “Mussu stortu”, cioè Antonio Prenesti, ritenuto braccio destro del boss Cosmo “Michelina” Mancuso. Dopo la richiesta estorsiva, i gestori del panificio, sentendosi forti – secondo gli inquirenti – del sostegno di boss locali, avrebbero chiesto a Fiamingo e a “Tabacco” di tornare dopo un’ora. Nel frattempo il gestore del panificio e il fratello di Prenesti si sarebbero recati da Cosmo Mancuso a Limbadi, assieme a Polito, per chiedere al boss il placet per l’agguato. E “Michelina” avrebbe dato l’ok a sparare contro il nipote. Così, una volta tornati al panificio, Fiamingo scese – mentre “Tabacco” restò in auto – ed entrò nel panificio, ma si ritrovò davanti due persone che gli spararono contro, lo inseguirono all’esterno e lo finirono in una via vicina. Anche Ciccio Mancuso venne colpito, però riuscì a fuggire in auto e ad andare a casa di una persona dove avrebbe ricevuto le prime cure da un medico.
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