di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Sanità malata, sempre più malata. L’ossimoro forse azzeccato come non mai, rende seppur superficialmente l’idea di come sia derelitto il servizio sanitario pubblico in Calabria. E non solo perché le Iene raccontano gli estremismi di un universo che ha mille volti, tra cui, certo, anche le nicchie delle super eccellenze.
Nel dettaglio, però, la vita negli ospedali si scontra in una vera e propria “battaglia” quotidiana. Tra qualche ceffone di troppo, paramedici ricoverati per sovraccarico di lavoro, interventi addirittura dei Nas, in questi giorni lo spoke di Corigliano Rossano sembra sempre più nell’occhio del ciclone. In attesa della “chimera” ospedale della Sibaritide al quale – da queste parti – non crede più nessuno.
E se è vero com’è vero che nuove mura non sono sinonimo di sanità migliore, lo spauracchio chiusura è sempre dietro l’angolo. È quanto sta avvenendo soprattutto a Corigliano in questi giorni. Si temono smobilitazioni generali, causate da ordini dall’alto relativi a continui trasferimenti da un reparto all’altro o da un polo all’altro dello “spoke” che concentra in sé l’ospedale di Rossano e quello di Corigliano.
QUI CORIGLIANO Alle falde del castello lamentano profonde carenze di personale in tutti i reparti e nonostante qualcuno scriva per segnalarlo, riceve in cambio solo silenzi dai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, anche da quelli locali. Mancanze di ogni genere nel pronto soccorso che causa anche la reazione dei pazienti, come avvenuto qualche giorno fa, sfociata in una colluttazione. Radiologi concentrati a Rossano, anestesisti ai quali viene vietato di non eseguire straordinari con la conseguenza di ridurre le sale operatorie, e poi pediatri in reperibilità senza guardie in tutte le 24 ore. Gli addetti ai lavori sembrano soprattutto segnati dai trasferimenti di personale medico e paramedico – che significano turni in più – e solo grazie a qualche “miracolo” si riesce a garantire, ad esempio, una ostetricia di altissimo livello con circa mille nascite annue. Numeri, a quanto pare, sempre più in diminuzione a causa della carenza cronica di addetti ai lavori, nonostante una chirurgia a “mezzo servizio” e gli oltre quattrocento interventi fino ad oggi. La medicina, altra eccellenza diretta da Luigi Muraca, è l’unica per tutta la Sibaritide, “appena” 220 mila abitanti. La neurologia, addirittura, è l’unica della provincia in funzione; la radiologia dello spoke, ancora un’eccellenza territoriale diretta dal dott. Stefano Giusti, sembra non riuscire a coprire le 24 ore nell’intero spoke. In tutto questo medici e paramedici si prodigano rischiando l’incolumità personale e fino allo sfinimento.
QUI ROSSANO Come avvenuto all’ospedale di Rossano, dove qualche giorno fa un ausiliario del pronto soccorso è stato ricoverato perché colpito da un infarto causato dall’eccessivo carico di lavoro. In tutto questo il personale denuncia non solo l’insufficienza numerica della pianta organica ma turni di lavoro massacranti, che in alcuni casi raggiungono le 18 ore come capita agli infermieri del pronto soccorso. E poi extra straordinari, riposi settimanali saltati, ferie non godute e arretrati da più di un anno fanno il resto.
Gravi disagi si registrano proprio al pronto soccorso, sul quale si concentra buona parte di tutta l’utenza della Sibaritide, perché, per come spiegano gli autisti del 118, dall’Alto Jonio, ad esempio, si fa prima a raggiungere Rossano e non il centro storico di Corigliano, seppur sia chilometricamente più vicino. Fino a qualche giorno fa erano 17 gli infermieri in servizio sempre al pronto soccorso: cinque sono in scadenza di contratto e, paradossalmente, due sono stati trasferiti in altri reparti. E con tutte le conseguenze del caso, tra cui anche qui, diversi atti violenti consumatisi negli ultimi mesi da parte dell’utenza esasperata dalle ore, dai giorni passati in attesa. Come quei pazienti che in queste ore hanno varcato il settimo giorno di astanteria consecutiva, in attesa di un posto letto in uno dei reparti. Insomma, la situazione in cui versa lo spoke di Corigliano Rossano meriterebbe delle attenzioni ben maggiori da parte dell’Asp anche perché i livelli essenziali di assistenza della Piana di Sibari sono i più bassi in Italia e fuorilegge. (redazione@corrierecal.it)
x
x