di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA Doveva essere una serata di divertimento e svago, ma per una 19enne la notte di San Lorenzo si è trasformata in un incubo. In tre l’hanno portata via dalla discoteca in cui si trovata, l’hanno trascinata nella vicina spiaggia libera e l’hanno violentata. Per questo, su richiesta del pm Paolo Petrolo e del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e per ordine del gip, tre ventenni sono stati arrestati questa mattina all’alba per violenza di gruppo, atti osceni in luogo pubblico. Insieme a loro, altri tre ragazzi sono stati denunciati per favoreggiamento e raggiunti dall’obbligo di presentazione alla polizia perché avrebbero tentato di coprire i tre responsabili della violenza.
Quella notte a dare l’allarme sono stati alcuni passanti, che hanno sentito le urla della ragazza e poi l’hanno vista in lacrime, sconvolta per la violenza subita. Subito sono arrivate le Volanti e l’ambulanza, che l’ha portata immediatamente in ospedale. Dalle analisi, è arrivata la conferma: la ragazza era stata abusata. Le indagini sono subito passate alla Squadra mobile, guidata da Francesco Rattà, e presi in mano dalla sezione specializzata nel contrasto alle violenze sessuali e su minori, diretta da Sara Manfrè. Subito, anche grazie alle indicazioni della vittima, il cerchio si è stretto attorno a tre ragazzi, di uno o due anni più grandi della vittima. Ventenni normali, quanto meno all’apparenza, provenienti da famiglie normali, senza alcun legame con la criminalità organizzata della zona. «È una bruttissima vicenda dietro la quale non ci sono situazioni di degrado sociale o branchi – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri – ma ragazzi normalissimi».
https://youtu.be/0gMPgLxZPdE
Uno di loro conosceva bene la vittima, per gli altri due il rapporto era più superficiale, ma in ogni caso la ragazza è stata in grado di dare indicazioni precise sulla loro identità. «La vittima è stata sentita più volte e ha raccontato quello che ha vissuto. È vero, aveva bevuto qualche drink, com’è normale che succeda in serate di questo genere, ma questo non vuol dire che non fosse lucida». Poi è stato il lavoro degli investigatori della Mobile a riscontrare il suo racconto. Per mesi li hanno seguiti, monitorati, intercettati, hanno ascoltato le loro conversazioni, le loro chat e grazie alle ambientali persino le chiacchierate che facevano nei luoghi in cui erano soliti incontrarsi e dove magari si sentivano anche liberi di commentare quanto successo. «Nessun elemento è stato tralasciato, è stato fatto un lavoro certosino». Anche le analisi del Dna hanno poi confermato la ricostruzione degli investigatori e il racconto della vittima.
Nel corso dell’inchiesta sono emersi anche i tentativi dei tre di confondere le acque e depistare le indagini. Almeno uno di loro, che per questo dovrà rispondere di una specifica accusa, ha minacciato un testimone, per indurlo a tacere su quanto avesse saputo o visto. Ma tutti i tentativi di nascondere quanto successo quella notte sono naufragati e per i tre è scattato l’arresto. (a.candito@corrierecal.it)
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