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Corigliano Rossano, la Cgil lancia la “vertenza porto”

Le proposte del sindacato per tentare di rilanciare lo scalo che oggi è una cattedrale nel deserto consumata dall’incuria. L’ipotesi del distacco dall’Autorità portuale di Gioia Tauro per entrare i…

Pubblicato il: 17/04/2019 – 16:43
Corigliano Rossano, la Cgil lancia la “vertenza porto”

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO «Una Ferrari chiusa in un garage, lasciata a marcire e con le chiavi nel cassetto». La definizione del porto di Corigliano Rossano offerta dal segretario generale della Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno, Giuseppe Guido, è di quelle inequivocabili. Il sindacato questa mattina ha incontrato i media all’autorità portuale a Schiavonea per offrire delle proposte utili ad «aprire una “vertenza porto” che coinvolga tutti i protagonisti, le prossime amministrazioni comunali e regionali, l’autorità portuale, per il rilancio dello di una infrastruttura così importante per la Calabria e per la terza città della regione». Ha esordito così, Guido, non prima di puntare l’indice contro la «malapolitica». «Abbiamo l’obbligo di riaccendere – ha detto – un riflettore sul porto, spento da decenni di ignavia della classe dirigente istituzionale e politica nazionale, regionale e territoriale, riuscita nell’impresa di avviare al degrado una infrastruttura dalle grandi potenzialità, di fatto abbandonata e scollegata dal mondo. Siamo qui per lanciare alcune proposte: ai candidati a sindaco chiediamo l’impegno di mettere fra le priorità proprio il porto. E poi nell’immediato dovremo attivare tutte le iniziative necessarie per terminare la banchina crocieristica, giacché 4,5 milioni sono previsti dai Piani operativi triennali, ma rimangono fermi dal 2015. V’è la necessità di una modifica al piano regolatore portuale e la Cgil si farà carico di bussare anche alla porta del ministro delle Infrastrutture che è già venuto qui qualche settimana fa».
Il segretario generale comprensoriale ha concluso la sua introduzione evidenziando gli altri nodi da sciogliere: i collegamenti viari e ferroviari e con le zone industriali perché «altrimenti il porto rimarrà una cattedrale scollegata dal mondo. E poi – ha chiosato – dovremo batterci affinché si avvii il distretto agroalimentare di qualità, il più grande del nostro Paese, servito da una piattaforma del freddo. E non dobbiamo dimenticare una delle più grandi marinerie del Sud Italia, oltre 150 imbarcazioni che non possono fruire del cantiere navale, pronto, moderno, attrezzato con tutte le gru ma fermo per cavilli legali».
Alla conferenza stampa erano presenti anche Michele Tempo, segretario generale Filt Cgil Pollino Sibaritide Tirreno, Natale Colombo, segretario nazionale Filt Cgil e Nino Costantino, segretario generale Filt Cgil Calabria.
LE PROPOSTE A Tempo è toccato illustrare nel dettaglio le proposte dell’organizzazione sindacale per il porto, rimarcando quanto possa essere importante la “Zes” estesa allo scalo portuale coriglianorossanese. Quindi, la realizzazione della banchina crocieristica, il completamento delle dotazioni impiantistiche ed infrastrutturali, l’attivazione del cantiere navale, l’istituzione della piattaforma del freddo dedicata alla movimentazione delle produzioni del settore agroalimentare, l’istituzione di servizi dedicati di trasporto pubblico locale con la città di Corigliano Rossano, la realizzazione del collegamento con la rete ferroviaria, la definizione dei collegamenti viari specifici con le aree industriali esistenti e adeguamento del raccordo con la rete viaria esistente, in particolare con la Statale 106.
Salvatore Larocca, a seguire, ha incentrato l’attenzione sui costi, «al momento esorbitanti». «È impossibile – ha specificato – che gli armatori possano sobbarcarsi le spese per questo porto, le richieste risultano fuori da ogni logica di mercato e ad oggi l’attracco di una nave può raggiungere quasi 200mila euro». «La costa jonica della Calabria – ha terminano Nino Costantino – rappresenta una base ideale per le navi traghetto per il trasporto con modalità di imbarco e sbarco di veicoli gommati, lungo le direttrici dal Maghreb alla Turchia e dalla Siria ed i Balcani, con potenzialità di crescita per le attività che riguardano il traffico non containerizzato».
IPOTESI DISTACCO Insomma, il porto di Corigliano Rossano, oggi, è equiparabile in grandezza e dotazioni – pur non potendo vantare una miriade di servizi basilari come l’acqua e l’illuminazione – a quelli di Ancona o Salerno. Rispetto a questi grandi scali, però, rimane una cattedrale nel deserto consumata dall’incuria. Nel mentre più di qualcuno inizia a pensare ad un distacco dall’Autorità portuale gioiese per approdare più naturalmente a quella tarantina – 90 miglia nautiche contro 350 – Regione e Authority vogliono continuare sulla strada intrapresa più di trent’anni fa? (redazione@corrierecal.it)

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