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«Il ruolo dei sindaci e il "Decreto Calabria"»

di Sabatino Cariati*

Pubblicato il: 24/04/2019 – 11:35
«Il ruolo dei sindaci e il "Decreto Calabria"»

Sul “Decreto Calabria” in materia sanitaria si è detto e scritto di tutto, dalla presunta incostituzionalità con gli articoli 2,3 e 5 della Costituzione o con l’art. 77, in riferimento alle condizioni di necessità ed urgenza che hanno portato all’emanazione del Decreto, il tutto in palese contrasto, tra l’altro, con l’autonomia costituzionale riconosciuta alle Regioni proprio nel momento in cui il Governo giallo verde è impegnato nell’imposizione del Regionalismo differenziato nell’ambito del quale proprio la sanità, insieme all’istruzione, rappresenta l’argomento più importante per il rispetto dei diritti civili e sociali.
Ma, io mi chiedo, come faranno questi super commissari delle Aziende sanitarie ed Ospedaliere che, probabilmente, arriveranno da altre parti d’Italia con il compito di risanare, programmare ed assicurare quel minimo di prestazioni assistenziali, ormai cosi ridotte tanto da paventare l’intervento della protezione civile in campo sanitario, senza risorse e senza nessuna conoscenza delle problematiche, anche fortemente differenziate, che vivono i territori della nostra regione.
Ancora una volta i Sindaci saranno tenuti alla larga dalla (ri) programmazione socio-sanitaria? O dovremmo ancora assistere all’azione degli esperti di Agenas ai quali continuare a spiegare, per esempio, che non si può chiudere l’ospedale di Trebisacce perché c’è quello di Castrovillari, non conoscendo gli stessi nemmeno l’orografia del nostro territorio, cosi come vorremmo continuare a rimarcare il potenziamento dell’assistenza territoriale, vero fulcro di ogni sistema sanitario che funzioni, invece sottoposta a continui tagli lineari e chiusure di importanti servizi nonostante ai Tavoli romani (Massicci prima ed Adduce oggi), da ben 9 anni, non c’è verbale che rimarchi il potenziamento di questi servizi, mai avvenuto.
Come possono essere tenuti fuori i sindaci dalla auspicabile, e non più rinviabile, integrazione sociale e sanitaria dei servizi per la realizzazione di un unico sistema integrato di programmazione regionale, mentre ancora si opera in modo parziale con la legge regionale n.23/2003 se non addirittura sulla base di una norma regionale di 32 anni fa (legge regionale n.5/1987).
Ci saremmo aspettati dal ministro Grillo un Decreto finalizzato a risolvere i problemi più urgenti per poter avere non tanto una sanità normale (cosa impossibile nei tempi previsti dal decreto) ma almeno un minimo di assistenza socio-sanitaria, considerato che dopo ben 9 anni di Commissariamento i risultati sono stati disastrosi. Invece il ministro ha pensato a figure improbabili di super commissari, pagati lautamente e magari senza nemmeno i titoli previsti dalla normativa vigente sui direttori generali, affiancati da Agenas e da advisor che hanno già dimostrato la loro inutilità, rispetto alle parcelle plurimilionarie di cui hanno goduto in tutti questi anni.
Speriamo, in fase di conversione del Decreto, che il ministro recepisca l’importanza del ruolo dei sindaci nella programmazione della futura organizzazione socio-sanitaria considerato, altresì, che con la nomina, per legge straordinaria, a capo delle Aziende sanitarie di Commissari straordinari verrà a mancare anche il management aziendale nei ruoli sanitari ed amministrativi, aggravando ancor di più il quadro della governance aziendale.
Noi rimaniamo sempre più convinti, anche alla luce della fallimentare esperienza commissariale, che in materia sanitaria i provvedimenti emergenziali debbano essere specifici e limitati nel tempo (e non certo per nove anni), mentre è compito della politica affrontare e risolvere i problemi attraverso una accurata selezione della classe dirigenteche dovrà essere preparata ed inflessibile nel rispetto delle regole, da parte di tutti.
La Calabria ha uomini e risorse per risollevarsi in questo settore e dare una sanità normale ai cittadini calabresi. Basterebbe che il Governo, invece di dare fumo negli occhi con una mera operazione di potere, finalizzata solo ad occupare le Aziende sanitarie, riveda i criteri del riparto sanitario, per il quale il cittadino calabrese percepisce una quota inferiore a quelli del centro nord; inverta il principio secondo il quale, oggi, è la disponibilità di spesa (sempre più bassa) che determina il livello di assistenza sanitaria invece di essere il fabbisogno di cure (la cui richiesta è sempre maggiore per via della cronicità e delle nuove strategie terapeutiche) a determinare l’entità delle risorse che lo Stato dovrebbe assegnare alla nostra regione. Basterebbe solo questo per frenare l’emigrazione sanitaria, alla quale tanti calabresi sono costretti, per prestazioni che non possono effettuare nella nostra regione sol perché ad agosto sono esauriti i tetti di spesa per cui non resta che aspettare almeno sei mesi in lista di attesa o recarsi fuori regione per una prestazione che in ogni caso sarà poi pagata dalla Regione Calabria ad un’altra regione.E per fare queste semplici cose c’è bisogno dei super commissari con i quali, in ogni caso, i pronto soccorso scoppiano, l’emigrazione sanitaria non solo aumenta ma avviene anche per la non autosufficienza e la riabilitazione o per semplici indagini strumentali, mentre il debito non solo non rientra, ma continua ad incrementarsi in modo esponenziale.
Quella della sanità sarà la sfida più importante che si troverà ad affrontare la prossima legislatura regionale, perché è impensabile che all’inizio del terzo millennio ci si trovi con ospedali con ascensori che non funzionano, con sale chirurgiche con impianti elettrici difettosi, con ambulanze scassate e senza medici per l’emergenza, con personale sanitario e parasanitario ridotto all’osso tanto che alcuni reparti sono costretti a chiudere anche per alcuni mesi. Roba da preistoria che impone un impegno solenne da parte di tutti, sindaci in primis, senza distinzioni politiche o partitiche, perché in gioco non c’è solo la salute dei calabresi ma la dignità dell’essere umano.
*sindaco di Torano Castello – Medico – Coordinatore area nord del “Movimento Officine del Sud”

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