CAULONIA Approfondire la verità spesso richiede tanta passione, oltre che un lavoro tenace e minuzioso. Solo attraverso questo slancio si riesce ad unire i diversi puntini di una storia che con le sue ombre ha finito per inabissarsi nelle profondità di un mare sempre più nero. Ed è proprio da lì che è ripartita la narrazione: dalle profondità del “mare nero” a largo delle coste calabresi.
“Cose Storte. Documenti, fatti e memorie attorno alle navi a perdere” è il secondo libro di Andrea Carnì, giovane dottorando dell’Università di Milano originario di Caulonia che racconta il caso delle “navi dei veleni” e delle “navi a perdere” ricostruendo le diverse vicende in un archivio storico modellato attraverso la declassificazione della documentazione prodotta tra il 2013 ed il 2017 dalle Commissioni parlamentari sul ciclo dei rifiuti.
Il 24 aprile, il tour di presentazione è giunto nella terra natale dell’autore, Caulonia, dopo esser partito lo scorso 12 dicembre a Reggio Calabria per approdare in moltissime regioni d’Italia e prestigiose tappe estere. La data e il luogo di inizio non sono state scelte in maniera casuale, ma come tributo a Natale De Grazia, capitano di corvetta della Marina militare, morto in circostanze sospette proprio nella notte del 12 dicembre 1995 mentre era applicato alla sezione di polizia giudiziaria presso la procura circondariale di Reggio Calabria e componente di un pool investigativo, coordinato dal magistrato Francesco Neri, costituito per effettuare le indagini avviate a seguito di un esposto presentato da Legambiente, concernente presunti interramenti di rifiuti tossici in Aspromonte.
Il libro si divide in quattro parti e vede una serie di collaborazioni illustri – aggregate proprio intorno alla figura di De Grazia – tra cui lo stesso Pm Francesco Neri e Nuccio Barillà di Legambiente Reggio Calabria, dal quale partì l’esposto che diede impulso alle indagini. Il dossier trasmesso alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta trattava di una serie di affondamenti sospetti di navi (88 in tutto), avvenuti tra il 1979 ed il 2000 e non soltanto a largo delle coste calabresi, dove tutto aveva avuto origine col caso dell’ormai celebre “Relitto di Cetraro”, inizialmente identificato nel Cunski. Il lavoro di Andrea Carnì nasce come progetto di ricerca nell’ambito del Master in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione” dell’Università di Pisa e si sviluppa attraverso la composizione di un archivio che storicizza le vicende e le unisce andando a toccare una serie di temi – su tutti la mala cooperazione internazionale – collaterali a quello principale. Ecco spiegate anche le collaborazioni all’opera del Prof. Alberto Vannucci dell’Università di Pisa e di Maurizio Torrealta che tratta anche del caso e delle indagini portate avanti da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia e per i quali si attendono ancora le dovute risposte dalla giustizia.
“Cose storte” cerca di riportare l’attenzione degli addetti ai lavori su un caso dimenticato troppo presto e che necessita ancora di molte risposte. Uno slancio verso la verità e un impegno per la propria terra che lo lega anche alla prima opera di Andrea Carnì, “‘ndrangheta totalitaria”, anch’essa edita da Falco Editore.
Il filo rosso tra i lavori sta nella ricerca della verità, ma anche e soprattutto nel monito per la Calabria che passa dalla rilettura della realtà, quindi da un’inversione di tendenza e dall’aspirazione ad una rinnovata dignità per questa terra. (fd)
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