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Regione bocciata sulla selezione del nuovo capo della Prociv

Poco trasparenti i criteri di esclusione di quattro manager interni che avevano partecipato alla selezione. Il Tribunale di Catanzaro impone alla Cittadella di ripartire dalla ricerca di un dirigen…

Pubblicato il: 30/04/2019 – 13:54
Regione bocciata sulla selezione del nuovo capo della Prociv

di Pablo Petrasso
CATANZARO La Regione Calabria, prima di trovare all’esterno il proprio capo della Protezione civile, dovrà cercarlo tra i propri dirigenti interni. Soltanto dopo, e motivando correttamente la scelta, potrà rivolgersi a professionisti esterni. Sembra un principio banale, ma per ribadirlo è stata necessaria una sentenza del Tribunale di Catanzaro. Accompagnata dalla battaglia legale intrapresa da quattro manager regionali bocciati da una selezione che ritengono iniqua. Difese dall’avvocato Pino Pitaro, le ragioni di Pietro Cerchiara, Gianfranco Comito, Giuseppe Iiritano e Salvatore Siviglia hanno trovato il conforto dei giudici. Che hanno sospeso «l’efficacia del “Avviso per il conferimento dell’incarico di direzione dell’Uoa Protezione Civile della Giunta della Regione Calabria a soggetto esterno all’Amministrazione regionale”» e ordinato alla Regione di rinnovare l’«“Avviso interno riservato ai Dirigenti di ruolo della Giunta della Regione Calabria per il conferimento dell’incarico di direzione dell’Uoa “Protezione Civile” della Giunta della Regione Calabria” con la specificazione dei relativi criteri di scelta».
La storia risale al termine dell’incarico di Carlo Tansi, che ha guidato la Prociv negli ultimi anni prima di una sospensione per motivi disciplinari e del termine del proprio incarico. A quel punto, la Regione si è rivolta ai propri dipendenti per coprire il posto, ma ha escluso tutte le domande pervenute e ha cercato nuovamente un dirigente esterno. Scelta molto criticata dai manager che si erano proposti per il dopo-Tansi.
L’ordinanza del Tribunale (cui ci si è rivolti dopo un primo passaggio al Tar) stabilisce che quella selezione interna dovrà essere ripetuta. E incide sui più recenti orientamenti della burocrazia regionale che ha sì riaperto i giochi, ma rivolgendosi soltanto agli esterni (scelta che il sindacato Csa-Cisal ha duramente criticato, come riportato qui e qui). Questa riapertura sembra destinata a tramontare in seguito alla sentenza.
La bocciatura, per la Regione, è piuttosto netta: «L’amministrazione nell’esercizio del potere di conferimento dell’incarico dirigenziale oggetto del giudizio – ha violato il dovere di predeterminazione dei criteri di scelta violando, di conseguenza, il dovere di rendere conoscibili i medesimi e quindi le regole di correttezza e buona fede». Una violazione, scrivono i giudici (presidente Anna Maria Torchia, relatore Riccardo Ionta, giudice Chiara Esposito; il provvedimento è stato redatto con la collaborazione di Teresa Lidia Gennaro, magistrato ordinario in ticonio), «consistita nell’aver valutato l’inidoneità dei profili professionali dei dirigenti del ruolo della giunta della Regione Calabria senza la predeterminazione dei criteri di scelta, risultando meramente apparente e fittizia la pur effettuata formulazione degli stessi».
Che l’iter seguito non sia ortodosso, diventa evidente proprio quando la Regione formula la bocciatura per i dirigenti che partecipano alla selezione. Quel «giudizio di inidoneità», infatti, «disvela il fatto che il datore di lavoro solo in sede di motivazione, e quindi per la prima volta, ha reso conoscibili gli elementi decisivi ai fini del (mancato) conferimento dell’incarico, ovvero la mancanza di specifica competenza organizzativa in materia di Protezione civile (che, per implicito, appare ritenuta sussistente, in modo non irragionevole, solo in caso di pregressa esperienza nel settore)». Davanti a una motivazione del genere, «fondata su elementi non predeterminati, non è mai possibile alcun controllo estrinseco della correttezza della decisione e l’esercizio del potere di scelta del candidato».
In sostanza, è impossibile – stando a come l’avviso di selezione è stato formulato – garantire che la selezione sia davvero trasparente. Quella selezioni adesso dovrà ripartire, per il Consiglio di Stato, dalle candidature dei manager di ruolo della Regione.
TALLINI: «CONFERMATE LE MANOVRE PRO TANSI» «I giudici del tribunale di Catanzaro, ordinando alla Regione di ripetere la selezione interna per il conferimento dell’incarico di dirigente della protezione Civile, hanno nei fatti confermato i nostri sospetti sulle manovre messe in atto per premiare nuovamente l’esterno Carlo Tansi, come peraltro annunciato con largo anticipo dal presidente Oliverio in alcune occasioni pubbliche». Questo il commento di Domenico Tallini, consigliere regionale di Forza Italia, all’ordinanza del Tribunale. «Altro che complotto – scrive Tallini –. Il vero complotto, che si evince da una lettura attenta dell’ordinanza del tribunale di Catanzaro, è quello di avere violato le leggi allo scopo di escludere i candidati interni e spalancare le porte all’incarico esterno. La Regione Calabria, hanno scritto i giudici, escludendo l’idoneità dei profili professionali dei ricorrenti in assenza della predeterminazione – e quindi della conoscibilità – dei criteri di scelta, ha violato i principi di buona fede e correttezza».
«La violazione – continua la nota – consiste “nell’aver effettuato una predeterminazione fittizia e apparente dei criteri di scelta” in modo da potere poi eludere le esigenze di trasparenza e imparzialità. In altre parole, i criteri di scelta sono stati indicati solo nella motivazione di esclusione. Veramente incredibile. Ora che giustizia è stata fatta e che ai dirigenti esclusi è stato restituito l’onore, mi attendo la furiosa reazione del “predestinato” Tansi. Dopo i consiglieri regionali, i giornalisti, i sindacalisti, i dirigenti regionali, denuncerà anche i giudici del tribunale di Catanzaro ? Quel posto era suo e gli spettava di diritto. La selezione interna era solo un bluff». (p.petrasso@corrierecal.it)

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