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Le 4 proroghe (da 110mila euro) con "errore materiale" alla Prociv

La Regione estende contratti a termine «non rinnovabili» con motivazioni contestate dal sindacato Csa-Cisal. «Confondono il rischio sismico con quello alluvionale, non c’è da stare sereni»

Pubblicato il: 01/05/2019 – 18:42
Le 4 proroghe (da 110mila euro) con "errore materiale" alla Prociv

CATANZARO «Se le vie del Signore sono infinite, quelle ardite e fantasiose intraprese dalla burocrazia della Regione Calabria lo sono di più. La Cittadella, con tassi crescenti, sforna atti che arricchiscono senza soluzione di continuità il manuale del festival dell’horror amministrativo». Fra gli ultimi – è la denuncia del sindacato Csa-Cisal – «si inserisce di diritto il decreto numero 5004 del 18 aprile scorso e la sua successiva “correzione”». Si tratta del provvedimento con cui vengono prorogati 4 contratti a termine (co.co.co) per la prosecuzione di un progetto curato dall’Uoa Protezione civile. Per comprendere la vischiosità del procedimento in questione occorre partire dall’inizio.
«IL “FALSO” DELLA SCHEDA DEL PROGETTO» Con la deliberazione di giunta regionale 40/2016 veniva approvato un progetto di monitoraggio real-time di fenomeni di dissesto descritto nella relativa scheda Pac 11 (Piano di Azione Coesione, fonte del finanziamento) per un costo di 493mila euro, comprensivo di contratti di collaborazione, consulenze ed acquisto di strumentazioni. In questa prima modulazione, la principale attività richiesta riguardava essenzialmente il monitoraggio dei fenomeni franosi. Per assolvere allo scopo sono stati reclutati 4 professionisti (1 ingegnere informatico, 1 ingegnere ambientale, 1 geologo e 1 architetto) con un contratto biennale non rinnovabile a far data dal 19 aprile 2017 per un costo complessivo di circa 180mila euro. A dicembre dello stesso anno, con un’altra delibera (la n. 647/ 2017) la giunta decide di modificare e aggiornare la scheda del progetto Pac, estendendo il raggio operativo del programma al monitoraggio del rischio sismico. «E così – prosegue il sindacato Csa-Cisal – si giunge ai giorni nostri. Alla scadenza dei 24 mesi (19 aprile 2019), pur se i rapporti negoziali non fossero rinnovabili, come da esplicita clausola contrattuale, sono stati estesi fino al 18 luglio 2020. Ma non è sulla questione giuridica della prosecuzione dei contratti che il sindacato vuole concentrare l’attenzione. Piuttosto sono le motivazioni, inserite nel recente decreto di proroga (5004/2019 del 18 aprile), a lasciare veramente senza parole. Infatti, la ragione “tecnica” con cui si giustifica la continuazione dei contratti dei 4 professionisti sarebbe individuata nel fatto che “è stato ampliato il raggio d’azione delle attività di monitoraggio, estendendolo – si legge nel decreto – anche al monitoraggio del livello idrico dei corsi d’acqua per la mitigazione del rischio alluvioni”. Tutto questo riferendosi alla già citata delibera di giunta 647/2017 che aveva modificato la scheda di progetto Pac 11». «Peccato, che mai e poi mai nella delibera dell’esecutivo regionale – osserva il sindacato Csa-Cisal – si parli del monitoraggio del livello dei corsi d’acqua. Bensì, come si ravvisa nella rimodulazione della scheda di progetto Pac 11, approvata appunto nel dicembre 2017 e richiamata dallo stesso decreto delle settimane scorse, si prevede di ricomprendere “non solo le aree interessate da frane attive, ma anche quelle situazioni in cui si evidenziano particolari e gravi criticità strutturali, derivanti da diversi fattori, ivi compresi la vetustà degli edifici e la loro scarsa manutenzione anche rispetto alle normative antisismiche”. Non un rigo o una menzione sui corsi d’acqua. Dunque, la motivazione richiamata nel decreto di proroga è totalmente infondata e palesemente errata. Un falso tecnico».
«L’ERRORE MATERIALE», LA PEZZA A COLORI «Cosa c’entrano gli edifici con i corsi d’acqua? Come si può confondere – continua a domandarsi il sindacato – il rischio sismico con quello alluvionale? Pur volendo credere alla buona fede di chi ha compilato il decreto di proroga dei contratti “macchiato” da questa clamorosa svista, possibile che non si sia nemmeno in grado di ricopiare il testo di un atto già adottato (la scheda modificata nel 2017)? Si assume un decreto così importante e non si riesce a distinguere nemmeno fra un fiume e un vecchio edificio pericolante. Fra alluvione e crollo. Accortisi dell’incredibile anomalia, il 29 aprile compare un nuovo decreto, il 5251, con cui viene sostituito il riferimento ai corsi d’acqua e al rischio alluvioni inserendo il riferimento ai “siti caratterizzati da fenomeni di dissesto attivi, finalizzato alla riduzione del rischio idrogeologico”. Il timore che l’errore fosse “sgamato” ha fatto fare una corsa a chi ha stilato il decreto. Nell’oggetto si dice “correzione errore materiale” del precedente decreto».
«Ma altro che errore materiale – osserva il sindacato –, quello è uno sbaglio capitale che faceva venire meno l’unica ragione tecnica che stava alla base della proroga dei 4 contratti. Una pezza a colori equivalente alla confessione che non si è saputo nemmeno ricopiare la scheda Pac precedente. Strafalcioni e correzioni indicano una situazione di grande confusione sui temi legati alle attività della Protezione civile. È come se non si sapesse nemmeno di cosa si stia parlando. Trattandosi di operazioni che riguardano l’incolumità dei calabresi non sappiamo proprio se sia peggio la malafede o l’ignoranza. Oltre a queste imbarazzanti giravolte nei decreti, sia in quello sbagliato sia in quello “corretto”, resta il fatto che non si riesce proprio a ravvisare nessun’altra motivazione per la proroga dei 4 contratti, che ricordiamo costeranno circa altri 110 mila euro (da aggiungersi ai 493 mila complessivi)».
«Sfidiamo l’amministrazione – incalza il sindacato Csa-Cisal – a individuare altre giustificazioni valide all’impiego di queste ulteriori risorse pubbliche. Non vorremmo che leggendo meglio i nomi dei 4 professionisti “prorogati” ci fosse qualcuno con qualche grado di parentela tale da aver indotto a prorogare ciò che non era rinnovabile, ma soprattutto senza alcuna valida ragione tecnica e giuridica rinvenibile negli atti ufficiali. Si sa, le elezioni sono come Natale: tutti diventano più buoni. Il sindacato Csa-Cisal, invece, che bada principalmente alla legalità e trasparenza, alla luce di queste gravi incoerenze e allarmanti errori contenuti nei documenti chiede l’immediato annullamento dei decreti in questione. Molti atti e fatti, in questi anni, in particolare nell’Uoa della Protezione civile, hanno contribuito ad abbassare il livello di credibilità dell’Ente. Non vorremmo che quest’ultimo mostro amministrativo la faccia crollare del tutto».

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