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«Doveri e sogni degli aspiranti sindaci»

di Enrico Caterini*

Pubblicato il: 02/05/2019 – 12:15
«Doveri e sogni degli aspiranti sindaci»

E’ da poco scaduto il termine per la presentazione delle liste per le amministrative del 26 maggio.
Nei 137 comuni calabresi c’è Laino Borgo. Il Paese del Pollino che amo e che mi vede candidato a sindaco, a capo di una lista che, per l’appunto, si chiama «SiAmo Laino».
Una scelta, la mia, difficile ma responsabile!
Proprio per questo mi sento di scrivere oggi, ben lungi dal fare con ciò campagna elettorale, una lettera a me stesso, ma anche indirizzata al caro direttore, Paolo Pollichieni, che so sensibile al tema, perché impegni la sua penna nel sollecitare il meglio a venire fuori.
L’impegno delle candidature è severo e irrinunciabile. Esse dovranno, sin dalla presentazione delle liste, essere funzionali a fare emergere, tanto da approfondirli nel corso della campagna elettorale: i sogni di ogni aspirante primo cittadino; i suoi doveri nei confronti della cittadinanza elettorale; gli impegni politico-istituzionali che dovranno assumersi perché le politiche regionali prendano spessore e conseguano finalmente risultati.
Ogni candidato, prescindendo se eletto o meno, dovrà pertanto divenire megafono del fabbisogno sociale e sostenitore/attrattore dell’interesse delle istituzioni che governano e decidono concretamente, con il loro sostegno economico, l’esigibilità dei diritti di cittadinanza.
Necessitano da subito prese di posizioni chiare e decise, ricorrendo anche ad un linguaggio diretto e duro, nei confronti quantomeno di:
a) una Regione disattenta all’economia e alle povertà del territorio;
b) un sistema delle Asp che non lo curano affatto;
c) una rete ospedaliera che, se non fosse per qualcuna, rappresenterebbe la vergogna della Calabria per le pene che impone ai calabresi che vi ricorrono;
d) un Commissariato del Governo, preposto alla sanità, che fa peggio di quanto abbia fatto la politica;
e) un Consiglio regionale, infine, che rinuncia incomprensibilmente a legiferare una nuova pianificazione sociosanitaria (e non solo).
Insomma, tutti coloro che hanno deciso di impegnarsi nelle prossime amministrative di fine maggio – a cominciare da chi lo fa nei Comuni dispersi tra le difficili montagne calabresi – dovranno abbandonare la solita politica «pettegola» per esercitarne una di qualità, quella che è sempre mancata alle nostre latitudini, da Giacomo Mancini e Riccardo Misasi in poi.
Ciascun candidato dovrà, dunque, impegnarsi allo sviluppo del suo ambito territoriale.
Potrà farlo individuando i siti geografici su cui puntare nella loro indivisibile e stupenda interezza, da sostenere nel loro insieme funzionale (il mio sarà il Pollino che altrove avrebbe avuto tanto, rispetto al niente che consegue in terra di Calabria!).
Dovrà puntare sulla cordialità innata della sua gente, idonea a rendersi generosa protagonista di una ospitalità diffusa, e sulla cultura popolare non affatto seconda a quelle che hanno prodotto altrove una significvativa ricchezza turistica.
Il sistema produttivo, quello degli artigiani da incentivare e delle imprese, non dovrà essere affatto trascurato bensì protetto, perché generativo di reddito imprenditoriale e di vecchia e rinnovata occupazione.
Ben lungi da me il volere ottenere altro, la mia iniziativa è solo dettata dall’amore che nutro nei confronti della mia regione, dal rispetto che nutro verso la nostra gente e dalla voglia di coinvolgerla attivamente nella soluzione dei suoi problemi, da decenni irrisolti, attraverso mandati elettorali più consapevoli di ieri.
Concludendo, un appello ai sindaci, meglio ai candidati alla fascia tricolore, perché lavorino indefessamente, da subito, nella generazione di una rete che assuma l’impegno di trasformare dal basso la Calabria.
Un insieme istituzionale nuovo che porti i nostri giovani a rimanere e a rimboccarsi le maniche!

*docente Unical

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