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Sospetti legami con i clan di Vibo, scatta l'interdittiva a Verona

Il provvedimento riguarda un presunto prestanome dell’imprenditore Francesco Piserà, ritenuto dagli inquirenti contiguo ai Mancuso di Limbadi e ai La Rosa di Tropea

Pubblicato il: 02/05/2019 – 21:03
Sospetti legami con i clan di Vibo, scatta l'interdittiva a Verona

VERONA Il prefetto di Verona ha emesso un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti di Dino Grandi, originario di Bolzano e residente a Castagnaro (Verona), nel quadro di una procedura attivata dal Comune di Fratta Polesine (Rovigo) attraverso la Banca Dati Nazionale Antimafia ai fini del rilascio di una autorizzazione amministrativa. Dalle indagini antimafia è emerso che Grandi è inserito a pieno titolo, con ruoli di fiduciario, in diverse attività economiche legate direttamente o indirettamente a Francesco Piserà e a suoi prestanome. In particolare la posizione di Grandi è emersa nell’ambito dei procedimenti che hanno portato all’adozione di precedenti misure di prevenzione antimafia nei confronti di società e attività economiche nel settore turistico alberghiero riferite a Piserà, che, stando a quanto riporta l’Ansa, è sorvegliato speciale e indagato per contiguità alla famiglia ‘ndranghetista Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e in stretti rapporti con la ‘ndrina alleata dei Piromalli-Molè, egemone nella Piana di Gioia Tauro, e con la consorteria ‘ndranghetista La Rosa, attiva a Tropea – in particolare le interdittive del 26 novembre 2015 nei confronti sempre di Piserà e della società Gfa con sede a Bardolino (Verona), il 17 febbraio 2016 nei confronti di Gabriele Piserà (figlio di Francesco) e il 5 dicembre 2017 di Niculae Andreea Georgiana. Grandi è risultato inserito in vari contesti con funzione meramente strumentale ed a fini elusivi della normativa antimafia. Grandi, trovato varie volte assieme a Francesco e Gabriele Piserà, figurava, di volta in volta, dipendente, autista, collaboratore, addetto agli acquisti, in relazione ad attività economiche nel Bresciano, nel Veronese e in Toscana. Gli elementi raccolti integrano un quadro idoneo ad esprimere un giudizio di permeabilità all’infiltrazione della criminalità organizzata.

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