CATANZARO Una trattativa registrata dalle cimici degli investigatori. Uno strappo ricucito a suon di investimenti pubblici. La firma sull’Accordo di programma quadro per la realizzazione della metropolitana leggera di Cosenza in cambio dei finanziamenti per il Museo di Alarico. Oliverio e Occhiuto avrebbero così trovato la quadra. E lo avrebbero fatto, secondo la Procura di Catanzaro, dando seguito a due progetti sostanzialmente illegittimi e con modalità che configurerebbero il reato di corruzione. Non secondo il giudice per le indagini preliminari, che ridimensiona le posizioni dei due politici e del manager Luigi Zinno e riconduce tutto nell’alveo della politica, «sia pure nel senso più deprecabile del termine».
«SCAMBIO» METRO-MUSEO Grazie a un «vero e proprio scambio», il duo Zinno-Oliverio «è riuscito a ottenere la sottoscrizione dell’Accordo di programma necessario per procedere nell’esecuzione dei lavori già aggiudicati della metropolitana» leggera di Cosenza. E ha consentito «al sindaco Occhiuto di ottenere la copertura finanziaria sul progetto cosentino del Museo di Alarico (che il Comune aveva ottenuto e successivamente aveva in parte perso per effetto di comportamenti negligenti e omissivi da parte dei responsabili di procedimento)». Un “do ut des” che il giudice per le indagini preliminari – nell’analisi dell’atto d’accusa vergato dalla Procura di Catanzaro – non considera possibile inquadrare «nello schema della corruzione».
Questo perché «non si ravvisa in questo caso alcun profilo di personale indebita utilità da parte di Occhiuto nell’avere ottenuto la promessa, da parte della Regione, della copertura finanziaria per la realizzazione del Museo di Alarico». La trattativa, per il gip, «ha risvolti di natura esclusivamente politica, sia pure nel senso più deprecabile del termine». E in essa «Occhiuto sfrutta a suo vantaggio (politico) il fatto che la Regione avesse la necessità di acquisire il consenso delle amministrazioni comunali di Cosenza e di Rende per l’avvio dei lavori della metropolitana che erano stati già aggiudicati e che si trovavano in una fase di stallo proprio per la mancanza di tale fondamentale passaggio amministrativo».
Nessun «vantaggio personale», dunque. «Occhiuto – continua il giudice –, al contrario, coglie l’occasione per regolarizzare e portare a compimento un progetto al quale, evidentemente e ovviamente per finalità di carattere politico, era molto interessato». L’ok alla metroleggera in cambio dei fondi per il Museo di Alarico, uno dei progetti-manifesto dell’amministrazione comunale di Cosenza. Uno dei più contestati e in bilico, all’epoca, visto che il sindaco, grazie allo scambio di favori politici, «riesce a ottenere la promessa di rifinanziamento di una gara d’appalto già portata a compimento» e cambia idea sulla metropolitana leggera, «acconsentendo a sottoscrivere un accordo di programma rispetto a un progetto al quale prima si era strenuamente opposto». L’inchiesta Passepartout spiega la trasformazione del sindaco da “no metro” a “pro metro”.
Per la Procura di Catanzaro, la gara per il Museo sarebbe «viziata sotto due profili: a) La mancanza del finanziamento che, a causa di scelte amministrative errate, era andato perduto (circa 3,7 milioni); b) L’indisponibilità delle aree su cui realizzare il progetto», riguardo alle quali c’è stato un contenzioso tra Aterp (proprietaria dell’ex hotel Jolly, al posto del quale dovrà sorgere il museo) e Comune di Cosenza.
Il «profilo di illegittimità» che – per l’accusa – riguarderebbe l’appalto per il Museo «viene ricollegato al fatto che la gara d’appalto fosse stata indetta dal Comune senza che vi fosse la necessaria copertura finanziaria». Il gip, però, spiega che «nella stessa consulenza del pm viene evidenziato che l’opera era stata oggetto di finanziamento da parte del Cipe per sette milioni e che una parte era stata revocata per effetto del negligente comportamento dei responsabili che avevano determinato la perdita del finanziamento per 3,7 milioni».
Questa circostanza, scrive il giudice, «non appare allo stato sufficiente per ricondurre nel solco dell’illegalità/illegittimità la gara bandita dal Comune di Cosenza, mentre sarebbe stato più utile verificare in cosa sia poi consistita la promessa di appoggio e copertura finanziaria/amministrativa da parte della Regione Calabria». In sostanza, si tratterebbe di capire se la mancanza di finanziamenti «sia stata colmata con l’utilizzo illegittimo di fondi distratti da altre pubbliche finalità ed eventualmente con quali specifiche modalità». Un aspetto, invece, «rimasto del tutto inesplorato».
LA «LISTA DELLA SPESA» L’abboccamento tra Oliverio e Occhiuto avviene, secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, nel settembre del 2016. A qualche mese di distanza da un’uscita pubblica nella quale il sindaco aveva evidenziato l’illegittimità della gara sulla metroleggera «per l’assenza del consenso del Comune». Mentre gli inquirenti li intercettano, il governatore e il dg del Lavori pubblici Luigi Zinno commentano la trattativa con il primo cittadino. E il manager «riferisce al governatore tutte le pretese del sindaco Occhiuto per firmare l’accordo di programma». Oliverio chiede: «Ma come è andato su Occhiuto…». E Zinno spiega: «Secondo me bene… nel senso che lui ovviamente… mi ha fatto la lista della spesa… e poi ti dico… una serie di cose… secondo me… su’ fattibili, li riuscimo a fa’… n’altra serie di cose… chisso vorrebbe finanziamenti… ma, m’ha disegnato tutto u… io sta… chi ci sta… si ci stavo n’atra mezz’ora m’aggiungeva n’altri venti milioni di euro». Zinno sottolinea che, per Occhiuto, «Alarico è una cosa importantissima» e che il sindaco «ha messo come condizioni… qual è l’elenco delle cose che dobbiamo fare in modo ca iddo firma l’accordo di programma».
Il presidente risponde che «ci sono le risorse per la cosa… intorno a venti milioni di euro». Ma Zinno dice che «lui vorrebbe un extra… hai capito qual è la cosa?». E propone al governatore: «Dobbiamo capire come fargli firmare l’accordo e poi rinviare a una seconda fase tutta un’altra serie di cose… perché na vota che ha firmato poi voglio capi’ come fa… n’è ca poi vene a dice… mo… facimu nu ricatto». Come in una partita a poker i giocatori si studiano, si marcano. Ma le trattative vanno a buon fine e il 12 giugno 2017 viene sottoscritto l’accordo di programma per la realizzazione della metropolitana di Cosenza. Per l’accusa si tratterebbe «di un percorso di mediazione “illecita” tra il sindaco e i rappresentanti del progetto metropolitano». Per il gip si tratta di un accordo politico, seppur raggiunto con un approccio «deprecabile». (ppp)
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