Branco a Reggio, ragazzine vittime di molestie e violenze alle scuole medie

REGGIO CALABRIA Una storia di ordinaria brutalità e quasi impensabile violenza. Non ci sono famiglie di ‘ndrangheta, né contesti di degrado alle spalle dei sei ragazzi finiti oggi in comunità, per ordine del gip del Tribunale dei minori, perché ritenuti a vario titolo responsabili di atti di bullismo, molestie sessuali e aggressioni ai danni di ragazzine anche minori di 13 anni. Erano le loro compagne di scuola e durante gli anni delle medie – hanno scoperto gli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria, guidata da Francesco Rattà – sono state costrette a subire violenze, vessazioni, minacce, aggressioni e persino atti sessuali da un branco di bulli. Un inferno che ha spinto una delle vittime a contattare il numero amico del Telefono azzurro per chiedere aiuto.
Così è partita l’indagine, che nel giro di poco ha confermato il quadro che la ragazzina aveva descritto agli operatori della nota onlus per i diritti dell’infanzia, per poi raccontarlo in dettaglio agli investigatori che l’hanno contattata. L’analisi dei filmati di alcune telecamere di videosorveglianza e di chat telematiche e telefoniche ha confermato il racconto della ragazzina, ma ha permesso agli agenti della Mobile di comprendere che la situazione era molto più grave. La vittima non era una sola, così come non c’era un unico bullo in quella scuola. Altre tre ragazzine, negli anni delle medie, avevano subito lo stesso rosario di violenze, vessazioni e minacce, anche telefoniche. Una di loro all’epoca aveva meno di 13 anni e forse è quella che più ha subito la ferocia del branco. Adescata con l’inganno da uno dei ragazzi, poco più grande di lei, è stata poi “condivisa” con il resto del gruppo che ha tentato di convincerla a subire atti sessuali da tutti. Non si è trattato di un singolo episodio. Parlando con gli investigatori, la ragazzina ha denunciato almeno una decina di aggressioni di questo tipo, che le indagini hanno confermato. Tutti elementi portati all’attenzione della Procura dei minori, che sulle responsabilità del branco non ha avuto dubbi ed ha chiesto e ottenuto l’affidamento in comunità. (ac)
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