Ultimo aggiornamento alle 16:13
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Scacco al patrimonio dei Piromalli. Confisca da 215 milioni ad Annunziata

Aziende, immobili, rapporti finanziari e somme cospicue riconducibili al re dei centri commerciali sono passate nelle mani dello Stato. L’imprenditore è considerato il prestanome del potente clan d…

Pubblicato il: 10/05/2019 – 10:35
Scacco al patrimonio dei Piromalli. Confisca da 215 milioni ad Annunziata

di Alessia Candito
REGGIO CALABRIA Era considerato il re dei centri commerciali calabresi, ma per i magistrati Alfonso Annunziata è un imprenditore costruito a tavolino dal clan Piromalli, per questo tutto il suo impero oggi è stato confiscato (qui la notizia). Su richiesta del pm Roberto Di Palma, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha ordinato che passino al patrimonio dello Stato l’intero compendio aziendale di 2 imprese, le quote di 4 società di capitali e di una società di persone, 85 unità immobiliari, 46 rapporti finanziari personali e aziendali nonché di denaro contante per quasi un milione di euro. Un patrimonio immenso e inspiegabile nella Piana di Gioia Tauro piegata da miseria e disoccupazione; una confisca record del valore di oltre 215 milioni di euro.
LE RAGIONI DELLA CONFISCA Il motivo? Di quell’impero Alfonso Annunziata, nato straccivendolo e divenuto re dei mall calabresi, è sempre stato solo un prestanome. L’imprenditore, raggiunto anche da un provvedimento di sorveglianza speciale della durata di tre anni, è una creatura dei Piromalli, costruito a tavolino per permettere al potente casato mafioso di farsi largo nel settore del commercio e della distribuzione, e del clan è in realtà il suo intero patrimonio. Per questo deve passare in mano allo Stato. A svelare origine ed evoluzione delle fortune di Annunziata è stata l’inchiesta “Bucefalo”, coordinata dal pm Di Palma, tracimata in un processo che in primo grado si avvia verso la conclusione. Principale imputato, proprio l’imprenditore. Per i magistrati non si tratta solo di un concorrente esterno che ha finito per accettare l’ingombrante presenza degli uomini dei clan nelle proprie attività. Lui, affermano le indagini sviluppate dalla Guardia di Finanza, è «il cuore imprenditoriale» del potente casato mafioso della Piana.
RAPPORTI STRUTTURATI CON IL CLAN Con i Piromalli, hanno svelato le indagini, Annunziata ha un rapporto datato, che risale addirittura ai primi anni Novanta. Inizialmente vittima dei soprusi della ‘ndrangheta, costretto a chiedere il permesso per tornare a Gioia Tauro dopo essersene allontanato perché vittima di un attentato, Annunziata si è poi votato alla “causa” dei Piromalli. Nel tempo, ha prima messo a disposizione del clan le proprie imprese e il proprio tempo libero, speso anche nell’intrattenere il boss latitante Giuseppe Piromalli con lunghe partite a carte. A confermare i rapporti di familiarità con il patriarca, non solo una conversazione intercettata fra Annunziata e la moglie, ma anche le rivelazioni del collaboratore Giuseppe Scopelliti. Compagno di cella di don Pino, ne ha raccolto le preoccupazioni quando per la prima volta l’imprenditore è stato arrestato.
LA PROVA DEL CARCERE «C’è stato un episodio, ad esempio – ha messo a verbale il collaboratore – dell’arresto di un suo compare, compare, un commerciante, se non ricordo male, Annunziata, così via, riguardo una dichiarazione di Raso su un’estorsione; lui era molto preoccupato tanto che non dormì per una settimana» Il boss, ha spiegato all’epoca Scopelliti agli inquirenti, «aveva paura che l’Annunziata, cioè, non essendo una persona, detta da lui, molto forte potesse cantare in carcere non tenendo il carcere e cantare». Non è successo e della potente famiglia della Piana, Annunziata è anche diventato il referente per il settore della grande distribuzione.
IL REFERENTE È ad Annunziata che ci si rivolgeva per saper se l’apertura di questa o quella attività commerciale “disturbasse” il clan. Lo ha fatto ad esempio l’imprenditore Domenico Giovinazzo, interessato all’apertura di un punto Crai, per sapere se «a livello ambientale qua siamo a posto». Una domanda di fronte alla quale Annunziata non si scompone, ma si limita a replicare che «sino a due anni fa c’erano… problemi… perché prima erano interessate determinate persone, ora quelle persone non sono interessate. Sono interessate più ad un caffè che oggi non ci sono problemi… non ci sono problemi, quindi… non c’è, non è che… si, si, si, però… erano due parenti… erano due parenti e ora uno è stato messo da parte, quello è che curava gli investimenti». Parole che per gli inquirenti dimostrano non solo il ruolo di Annunziata, ma anche la perfetta conoscenza degli equilibri criminali, per anni agitati dallo scontro Piromalli-Molè.
UOMO DEI CLAN Elementi supportati anche dalle rivelazioni dei collaboratori e che hanno portato gli inquirenti a un inquadramento molto chiaro dell’imprenditore. «Annunziata – si legge nelle carte – non è un imprenditore vittima, non è stato e non è costretto a favorire la cosca. Al contrario, è un soggetto storicamente legato ai componenti di vertice della famiglia Piromalli, ed è, dunque, un soggetto intraneo che si presta da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco commerciale Annunziata».
IL TRIBUNALE CONFERMA Una visione condivisa dai giudici del Tribunale che non solo hanno detto sì alla richiesta di confisca, ma hanno anche condiviso la valutazione sulla pericolosità sociale “qualificata” (per fatti di mafia) dell’imprenditore. Indubbia, hanno confermato i giudici, è anche l’origine illecita dei fondi investiti nella “impresa mafiosa”, alla luce della sproporzione tra gli investimenti effettuati nel tempo e le potenzialità economiche di Annunziata, che godeva di inspiegabili ed ingentissime disponibilità finanziarie, non in linea con i redditi dichiarati. Una valutazione frutto di un lavoro certosino dei finanzieri su conti e bilanci dell’imprenditore, dei suoi familiari e delle società collocate nella loro galassia, che ha permesso di individuare non solo gli asset patrimoniali di cui Annunziata era titolare ma anche di quelli formalmente intestati a familiari o prestanome. (a.candito@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x