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Le “indagini private” di Morra finiscono nel mirino di Fi

Santelli, Occhiuto e Mulè attaccano il presidente dell’Antimafia. Che con un’intercettazione ambientale avvenuta in casa sua avrebbe fatto partire le indagini sul Comune di Cosenza. Per poi chiamar…

Pubblicato il: 13/05/2019 – 17:33
Le “indagini private” di Morra finiscono nel mirino di Fi

ROMA «Una vicenda allucinante che lascia inorriditi». Con queste parole la vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia Jole Santelli e i parlamentari di Fi Roberto Occhiuto e Giorgio Mulè hanno descritto oggi alla Camera, in una conferenza stampa, il comportamento del senatore M5S Nicola Morra. I tre raccontano di aver rintracciato documenti, tra cui un verbale della Gdf, nei quali si dice che Morra il 20 febbraio 2018 (allora non era presidente della Commissione antimafia) si è recato alla Gdf alle ore 22 per depositare un dvd rom in cui c’è una intercettazione ambientale avvenuta nel suo soggiorno. Cinque giorni prima, infatti, aveva aveva invitato a casa sua un indagato, Giuseppe Cirò, ex capo segreteria del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, denunciato da quest’ultimo dopo aver scoperto una serie di illeciti rimborsi ai danni dell’amministrazione comunale.
«Lo ha trasformato in delatore», hanno commentato i tre esponenti di Fi, i quali hanno aggiunto che la registrazione è stata consegnata nelle mani di un maresciallo, Domenico Portella, che poi è stato distaccato nella segreteria in Commissione antimafia.

Jole Santelli e Roberto Occhiuto

Il giorno dopo la consegna del dvd da parte di Morra, il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini «con insolita solerzia e sorprendente rapidità», secondo i tre esponenti di Forza Italia, ne ha disposto la trascrizione del contenuto. Anche Manzini – hanno denunciato Santelli, Mulè e Roberto Occhiuto – è stata chiamata quale consulente della Commissione parlamentare antimafia, dopo essersi visti assegnati, negli ultimi tempi, tutti i procedimenti che riguardano il Comune di Cosenza e quasi tutti gli esposti presentati dal senatore Morra.
«Secondo noi i tre hanno prima organizzato una imboscata a un indagato trasformandolo in delatore e poi hanno fatto in modo che l’indagine fosse assegnata a quel pm. Sono soggetti indegni di rappresentare lo Stato con la voce dell’antimafia e della magistratura e soprattutto in una terra difficile come la Calabria», hanno accusato i tre forzisti.
«Non ci fermeremo a questa denuncia: chiederemo al Csm di attivare la procedura disciplinare verso la dottoressa Manzini. Faremo anche una denuncia alla procura per vedere se sia configurabile il reato di traffico di influenze illecite o altri reati; è singolare che un maresciallo e un procuratore siano agli ordini di Morra e poi abbiamo un distacco in antimafia. Si sono organizzati per creare una struttura inquirente parallela a quella dello Stato», hanno detto Santelli, Mulè e Roberto Occhiuto. «È stato fatto un uso quasi criminogeno dei fatti giudiziari», ha osservato Mulè. Per Santelli, «a noi non ci interessa rimestare nel torbido, ma ci interessa il rispetto delle istituzioni: in questa vicenda non c’è alcun rispetto. Nessun presidente dell’antimafia ha mai fatto questo, rimpiango i presidenti del passato».
MULE’ RINCARA LA DOSE «Le affermazioni del senatore Nicola Morra (qui potete leggerle) lo squalificano ancora di più. Preso, come si usa dire a Roma, col ‘sorcio in bocca’, si rifugia nel ridicolo. Non risponde nel merito, perché non c’è un solo elemento che possa giustificare l’allucinante azione di cui si è reso protagonista». Così, in una nota, il deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, Giorgio Mulè. «Per il resto – aggiunge Mulè – conferma che considera la commissione antimafia ‘cosa sua’, ma non c’era davvero da aspettarsi nulla di più. Mai soprattutto le dimissioni dalla carica: per fare questo occorrerebbe, prima ancora che l’onestà, la dignità».

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