di Maria Rita Galati
CATANZARO La presentazione dei corsi BIM (Building Information Modeling) – strumento di innovazione del processo di progettazione integrata – organizzati da Ance Catanzaro e dall’Ordine degli Architetti di Catanzaro, offre una ghiotta occasione ai massimi rappresentanti del mondo delle professioni di ‘inchiodare’ la Regione Calabria alle responsabilità per il mancato coinvolgimento nella definizione di percorsi finalizzati al sostegno della formazione. Perché se è vero, ad esempio, che il futuro del mondo delle costruzioni passa dalla conoscenza innovativa da affidare ad un progettista 4.0, è vero che la conoscenza specialistica ha un prezzo elevato, che gli studi non sempre riescono a sostenere. «La sfida per l’edilizia del futuro passa attraverso il BIM. Innovare significa creare ricchezza. Ma questa è una sfida che giriamo subito alle istituzioni, ed in particolar modo della Regione che non ha saputo riconoscere il giusto peso ai professionisti nel processo di modernizzazione di settori fondamentali come quello delle costruzioni. La Regione ci ha coinvolto solo una volta nel momento della definizione di bandi sulla innovazione che sono stati costruiti in maniera sbagliata, perché guardavano al mondo dell’industria, e infatti sono andati deserti», afferma il presidente dell’ordine degli architetti, Giuseppe Macrì, intervenendo nel seminario organizzato nella sede di Confindustria Catanzaro. Macrì trova il sostegno degli altri colleghi presenti, oltre al padrone di casa Luigi Alfieri, presidente di Ance Catanzaro, erano presenti infatti Gerlando Cuffaro, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catanzaro; Ferdinando Chillà, presidente del Collegio dei Geometri e dei Geometri laureati di Catanzaro; e Pietro Rotiroti, presidente del Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali laureati di Catanzaro. «Dobbiamo chiedere con forza che questi bandi vengano rifatti e orientati all’innovazione tecnologica: dobbiamo dotare gli studi delle piattaforme BIM, c’è bisogno di investimenti che non può sostenere il singolo professionista – afferma ancora Macrì -. Noi non siamo contro la Regione, ma siamo contro una metodologia che ignora i professionisti, non ci riconosce il giusto peso. Siamo professionisti avanzati, chiediamo maggiore attenzione nell’uso delle risorse che devono essere utilizzate per attività che aumentano la qualificazione del mondo produttivo della Calabria, e non la comprimono». (redazione@corrierecal.it)
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