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Orfini stuzzica i dem: «Pd calabrese oligarchia restia al cambiamento»

Il deputato in visita a Frascineto, Rossano e Civita. «Non chiedo a Oliverio di dimettersi, ma sono state deluse le aspettative dei calabresi»

Pubblicato il: 14/05/2019 – 17:13
Orfini stuzzica i dem: «Pd calabrese oligarchia restia al cambiamento»

di Michele Presta
COSENZA
Mario Oliverio e Matteo Orfini non hanno incrociato le loro strade solo per una diversa sincronizzazione degli orologi. Entrambi a Civita, il presidente della regione per un incontro di programmazione dopo la tremenda alluvione del torrente Raganello, il deputato per un incontro privato. Potevano stringersi la mano all’ombra del massiccio del Pollino ma l’occasione è sfumata. Mario e Matteo, ruoli istituzionali diversi ma la stessa militanza nel partito seppur in correnti differenti. Il presidente della regione è blindato nel blocco forte che ha permesso l’elezione del segretario Nicola Zingaretti, l’ex segretario ad interim del partito, invece, tra gli elettori di Maurizio Martina. Ma sul Pd calabrese Matteo Orfini ha le idee molto chiare. «A me sembra ci sia una grande volontà di traghettare nella nuova fase del partito una serie di posizioni che permettano di mantenere inalterate delle rendite politiche – dice Orfini rispondendo alle domande del Corriere della Calabria –. È evidente a tutti che se non c’è una radicale inversione di marcia noi perderemo le elezioni in Calabria e questo a prescindere dalle vicende giudiziarie emerse nelle ultime settimane. Avevo commissariato il partito calabrese nei mesi in cui ero reggente anche per cercare di produttore uno shock positivo, così non è stato. Serve uno scatto di orgoglio e di consapevolezza da parte dei dirigenti del Pd calabrese. Così si va a perdere». 
Una catastrofe dem sulla quale, a parere di Orfini, le inchieste “Lande Desolate” e “Passepartout” hanno influito solo relativamente. «Saremmo comunque nella stessa situazione, a prescindere dalle vicende giudiziarie. È logico che non chiedo ad Oliverio di dimettersi, siamo un partito garantista, ma il Pd calabrese ha deluso le aspettative di rinnovamento nei confronti di chi lo aveva portato alla vittoria dopo l’esperienza amministrativa del governo di centrodestra». E se nelle indagini della magistrature si ipotizzano “cupole” di controllo dell’intero universo riferente al Partito Democratico sia in ambito politico che istituzionale il sentore che arriva ad osservatori esterni privilegiati come Orfini è uno soltanto: «Il Pd calabrese è una oligarchia chiusa e refrattaria al cambiamento e all’innovazione. Le classi dirigenti sono sempre uguali e le tante forze che avevano sperato in questa esperienza si sono sentite escluse». Una tappa a Civita, un incontro elettorale a Frascineto (comune al voto ndr), poi un incontro pubblico all’Auditorium Amarelli di Rossano per discutere del libro “Come la crisi economica cambia l’Italia” del docente Francesco Raniolo e Leonardo Morlino. Un’agenda fitta quella organizzata per il deputato dall’associazione politico-culturale “Controcorrente” del presidente Antonio Tursi. «In Calabria c’è tanta voglia di partecipare e discutere riuscendo ad uscire da quelle che sono dinamiche tutte interne – ci spiega Orfini –. Alla discussione che abbiamo intrattenuto con il professore Raniolo siamo partiti da una parte accademica riuscendo ad arrivare a quello che davvero interessa alle persone e ai calabresi. Perché discussioni di questo tipo non si possono fare nel Pd? Semplice, perché avvertito come un luogo in cui discutere di politica sia difficile, è un partito dove si discute solo di equilibri». (m.presta@corrierecal.it)

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