di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Doveva restare una regia occulta quella di Nicola Adamo riguardo alla caduta di Mario Occhiuto dalla poltrona di sindaco di Cosenza. Tanto l’ex vicepresidente del consiglio regionale tenta, vanamente, di mantenere sulla vicenda un basso profilo quanto più, agli occhi degli investigatori, appare alto il suo contemporaneo interesse per la realizzazione della metropolitana leggera tra Cosenza e Rende. Due vicende, quella politica e quella amministrativa, che secondo la Procura di Catanzaro viaggiano sui binari della corruzione aggravata e della turbata liberà degli incanti.
L’UOMO OMBRA Il 6 febbraio 2016, 17 consiglieri comunali si dimettono e viene sciolto il consiglio comunale di Cosenza. Quel giorno il telefono di Nicola Adamo è rovente, prima e dopo che il fatto si compia. Telefonate con Oliverio per “apparecchiare” per bene le cose per il dopo-Occhiuto. Adamo parla di come sistemare Luca Morrone, all’epoca presidente del consiglio comunale (anch’egli firmatario e anch’egli accusato di corruzione). Oliverio gli intima di non parlarne al telefono. Poi c’è la telefonata tutta politica con Giacomo Mancini (non indagato in questo procedimento) che esordisce con un «sei un grande, sei un grande Nik». I toni sono cambiati tra Adamo e Mancini da quando quest’ultimo, dopo essere stato assessore nella giunta regionale di centrodestra, è rientrato a sinistra ad agosto 2015. Sono lontani i tempi in cui Mancini junior, candidato alle comunali di Cosenza in seno a La rosa nel pugno, definiva «marmaglia» i candidati nelle liste a sostegno di Salvatore Perugini, sponsorizzato proprio da Nicola Adamo.
Il 6 febbraio Mancini si spertica in lodi per Adamo: «Ebbé, il tuo coadiuvamento è sempre stato fondamentale, una grande operazione, una grande operazione».
Tutti gli addetti ai lavori, annotano gli inquirenti, riconoscono il lavoro di Nicola Adamo anche se lo stesso evita di farsi coinvolgere e attribuire meriti. Ne è dimostrazione, secondo gli investigatori, l’sms con il quale Adamo redarguisce Raffaele Zuccarelli: «Cancella subito quello che hai scritto sul gruppo… hai scritto esattamente quello che va negato… io non ho fatto un cazzo».
Quello stesso giorno – annotano gli inquirenti – il Tg3 parla di operazione di corruzione elettorale e questo scatena l’immediata reazione di Adamo che chiama Oliverio: «Il Tg3 ha fatto una cosa gravissima», dice Adamo, infastidito al punto, scrivono gli inquirenti, «da indurlo a far leva sui propri amici parlamentari (riferendosi a Magorno) e su Mario Oliverio al quale riferisce che nelle risposte ufficiali la sua persona non deve in alcun modo comparire».
LA METROPOLITANA Secondo l’accusa, la decadenza del sindaco di Cosenza e la ricerca di un consenso pubblico dovevano costituire il superamento di ostacoli politici alla realizzazione della metropolitana leggera. La fasi amministrative, invece, «appaiono soltanto come mere formalità rispetto al già deciso affidamento dei lavori agli unici offerenti Cmc-Caf, con la Francesco Ventura costruzioni Ferrovie in subappalto». A questo proposito, non sono mancate frecciatine al vetriolo, a mezzo stampa, dopo la caduta di Occhiuto, tra l’onorevole Jole Santelli, di Forza Italia, vicina al sindaco, e l’onorevole Enza Bruno Bossio, Pd, moglie di Adamo. «Straordinario tempismo quello della Regione Calabria nell’aggiudicazione della gara sulla Metro Leggera alla Cmc di Ravenna, una delle più grandi coop rosse in Italia – scrive Santelli –. Ho sempre ritenuto che proprio questo progetto cui Mario Occhiuto era contrario fosse il collante dell’anomala alleanza cosentina», scrive la deputata riferendosi alla «compravendita dei consiglieri comunali di Cosenza».
A stretto giro di boa risponde la Bruno Bossio parlando di «dichiarazioni tanto gravi quanto fuori luogo» e aggiungendo che prima di allora la stessa Santelli non aveva esternato pronunciamenti sulla metro leggera e lo «stesso Occhiuto da sindaco si era limitato a porre solo osservazioni progettuali».
Dopo la rielezione di Occhiuto, il 6 giugno 2016, si pone la preoccupazione che il sindaco possa frapporsi come ostacolo alla realizzazione della metropolitana. Adamo ne parla sia con Oliverio che con Giuseppe Lo Feudo, direttore generale di Ferrovie della Calabria: «Hai visto che ha dichiarato – dice Adamo riferendosi a Occhiuto – che non vuole fare né l’ospedale né la metropolitana».
Il progetto metropolitana è importante tanto che nel corso di una telefonata tra Pietro Ventura, della Ventura Costruzioni, e Giuseppe Lo Feudo quest’ultimo afferma «parliamo solo di metropolitana, ormai solo di metropolitana». È il 27 febbraio 2016, ancora Occhiuto non è stato rieletto. Ventura si assicura di «stare attenti a non sbagliare, a non fare cazzate, mo però eh, perché un vò niente, un ci vò».
Lo Feudo lo rassicura: «Comunque mo tu pensa al merito, che la metropolitana si fa cù binari e traverse». All’epoca della conversazione la ditta Ventura, scrivono gli investigatori, «non rientra nel raggruppamento di imprese vincitore della gara né risulta formalmente investito di attività di subappalto». Tuttavia il 7 marzo successivo durante un colloquio fra Ventura e Giuseppe Trifirò, a capo della Cmc, quest’ultimo conferma la sua volontà, (già espressa sulla base di accordi pregressi) di concedere il subappalto dell’opera all’impresa Ventura: «Ma dai su chiudiamo così vi portate a casa il subappalto, io poi la vostra offerta ce l’ho, me l’avete già fatta, ti faccio vedere in trasparenza che sconto ho considerato, non eccessivo, ti dico la verità, ma non mi ricordo, e lo chiudiamo state tranquilli, tanto più competitivi di voi in quella zona su quei tipi di lavoro non ce n’è». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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