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Lamezia, le elezioni del 2015 (ancora) al vaglio dei magistrati

Con la sentenza “Crisalide” il gup ha rimandato alla Dda gli atti sull’accusa di turbativa elettorale. Intanto al Consiglio di Stato si affronta la questione dello scioglimento

Pubblicato il: 16/05/2019 – 16:30
Lamezia, le elezioni del 2015 (ancora) al vaglio dei magistrati

di Alessia Truzzolillo
LAMEZIA TERME Udienza davanti al Consiglio di Stato, giovedì, riguardo alla richiesta di una nuova pronuncia sulla sospensiva che aveva “congelato”, lo scorso 11 aprile, il rientro in carica dell’amministrazione comunale di Lamezia Terme. Ci si chiede se la sentenza del gup di Catanzaro – che mercoledì ha condannato 43 persone, a vario titolo accusate dalla Dda di Catanzaro di appartenere o essere vicine alla cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri” e ha assolto nove persone tra le quali l’ex consigliere comunale Pasqualino Ruberto, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa – possa in qualche modo influire sui giudici amministrativi di secondo grado.
LA VICENDA Un passo indietro per capire meglio. L’operazione “Crisalide” contro la consorteria lametina è scattata il 23 maggio 2017. Nei corposi faldoni dell’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal pm Elio Romano, vennero fuori elementi ritenuti di interesse investigativo relativi alla campagna elettorale del maggio 2015 per il rinnovo del consiglio comunale di Lamezia. Chiuse le indagini, vennero indagati (e poi imputati) per concorso esterno, l’ex vicepresidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino, il padre di questi, Giovanni, e l’ex consigliere di opposizione Pasqualino Ruberto.
Inoltre vennero indagati (e poi imputati) per violazione delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali (per farla breve, turbativa elettorale), Giuseppe Paladino, Antonio Mazza, Antonio Miceli, Antonio Domenicano, Mattia Mancuso e Teresa Torcasio. Secondo l’accusa avrebbero imposto alla collettività, con violenza fisica e psicologica, il voto a favore di Giuseppe Paladino quale politico di riferimento della cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri”.
Ma questo capo di imputazione, mercoledì, è stato annullato per difetto di determinatezza e gli atti sono tornati alla Dda, per cui tecnicamente il procedimento relativo a questo capo di imputazione ritorna in indagine perché il gup non ha ritenuto, visto il difetto, di potersi esprimere con una condanna o con una assoluzione.
Assolti Ruberto e il padre di Paladino (che non erano comunque imputati per la turbativa elettorale) resta in piedi ancora la posizione dell’ex vicepresidente del consiglio comunale. Le vicende racchiuse in “Crisalide portarono all’insediamento della commissione d’accesso voluta dal Ministero dell’interno per indagare sull’operato dell’amministrazione di centrodestra che governava la città. La relazione finale – che conteneva un excursus su parentele “scomode” dei consiglieri comunali (non solo quelli imputati), appalti dati a ditte non cristalline e sulla situazione gestionale e amministrativa del Comune (compresi affidamenti diretti e appalti giudicati arbitrari o poco trasparenti) – portò allo scioglimento del consiglio comunale a novembre 2017.
Il 22 febbraio 2019 il Tar del Lazio – accogliendo il ricorso presentato da alcuni ex amministratori, tra cui il sindaco Paolo Mascaro – annullò il decreto di scioglimento rilevando la «carenza, nella fattispecie, dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi locali» e disponendo il reintegro dell’amministrazione disciolta. Dopo l’appello presentato al Consiglio di Stato dall’Avvocatura dello Stato, per conto del Ministero dell’Interno, i giudici amministrativi di secondo grado, in attesa del pronunciamento di merito, hanno accolto l’istanza di sospensione cautelare della sentenza del Tar.
IN ATTESA E torniamo a oggi. A Lamezia, dopo la sospensiva, governano i commissari. Nel frattempo è stato fatto appello per rivedere la decisione sulla sospensione cautelare che ha nuovamente defenestrato gli amministratori eletti e reintegrati dal Tar. La sentenza in abbreviato di “Crisalide” ha assolto, in primo grado, dall’accusa di concorso esterno l’ex consigliere di opposizione Ruberto e il padre dell’ex vicepresidente del consiglio comunale (accusato di avere “introdotto” il figlio nei rapporti con i Torcasio). Resta ancora da essere giudicata la posizione di Giuseppe Paladino, il processo è in fase dibattimentale.
Resta, inoltre, ancora da giudicare un capo di imputazione che è stato annullato dal gup, ossia quello sulla turbativa elettorale. Il pm può, infatti, riformulare l’imputazione, integrandola, e chiedere un nuovo rinvio a giudizio.
Sempre per quanto riguarda Paladino, l’unico accusato di turbativa elettorale a seguire il rito ordinario, non è detto che sullo stesso reato il collegio giudicante decida di non pronunciarsi come ha fatto il gup.
Il Consiglio di Stato, nella disposizione della sospensiva è andato oltre – come del resto la stessa Relazione della commissione d’accesso – ai fatti accaduti nel periodo elettorale: «…sono chiari indici sintomatici – scrivono i giudici – dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle maglie dell’ordinamento dell’amministrazione del Comune di -OMISSIS- (Lamezia Terme, ndr), quali il frequente affidamento delle gare alle stesse società, l’assegnazione di concessioni a soggetti privi di requisiti, la compravendita di voti finalizzata all’elezione alla tornata elettorale del maggio 2015 in favore di -OMISSIS- (Francesco De Sarro, ndr), poi eletto consigliere comunale e nominato presidente dell’organo consiliare, la posizione di -OMISSIS- (Marialucia Raso, ndr), che ha un ruolo attivo nella vita amministrativa del Comune, il cui fidanzato è interessato dall’operazione di polizia giudiziaria -OMISSIS- (Crisalide, ndr)».
In più, l’informativa Crisalide, come abbiamo avuto modo di scrivere qui, porta in seno molti più particolari e coinvolge molte più persone rispetto a quanto sintetizzato nei capi di imputazione. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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