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«L’Europa che sogno: solidale, pacifica, generosa»

di +p. Vincenzo Bertolone

Pubblicato il: 18/05/2019 – 10:35
«L’Europa che sogno: solidale, pacifica, generosa»

Carissimo popolo di Dio dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, carissime amiche ed amici, ragazze e ragazzi che per la prima volta esercitate il diritto al voto, uomini di buona volontà, tra qualche giorno si apriranno le urne per il rinnovo del Parlamento europeo. Non soltanto non dovete sentirvi estranei a questo appuntamento elettorale, ma portatori di un dovere morale e politico di contribuire a designare formazioni e persone che si candidano a contribuire alla realizzazione del sogno europeo. Se “La vita è sogno”, come ha scritto Pedro Calderón de la Barca, il sogno di un’Europa più giusta, più solidale, più rispettosa della dignità delle persone, più amica della natura e sorda ai vari estremismi, è anche il sogno del vostro Pastore. Il sogno di un’Europa finalmente senza mafie, né corruzione, né sopraffazioni, bensì capace di un abbraccio tra i popoli, con particolare attenzione per gli “scartati” delle società consumistiche, è anche il nostro comune sogno. Abbiamo bisogno di un’Europa che protegga e sostenga la famiglia naturale fondata sul matrimonio, ne assecondi il desiderio di fecondità e stabilità, garantisca prospettive di lavoro e di sviluppo ai più giovani e ai meno fortunati. Abbiamo bisogno di un’Europa che ponga al primo posto i più deboli e i più disagiati, che affermi il principio della sussidiarietà e valorizzi anche la comunità ecclesiale nella sua azione caritativa e sociale. Ci vuole un’Europa che sostenga le famiglie, che metta in agenda la questione demografica, la denatalità, l’invecchiamento e i giovani che desiderano formarsi una famiglia e ritrovare speranza nelle patrie originarie, opportunamente valorizzate da politiche di riqualificazione e rilancio territoriale, progetti comuni e benefìci per tutti. Tutto ciò darà un assetto stabile alle nostre società, ancora troppo disuguali e disomogenee, rendere operativi gli ideali di giustizia sociale e, soprattutto, migliorare le condizioni dei lavoratori, immaginare un nuovo scenario economico e politico, anche grazie all’innovazione tecnologica e scientifica.
È seria quella politica che pone al primo posto la persona umana, riproponendo in maniera creativa ciò che i Padri fondatori dell’Unione Europea proposero alle popolazioni duramente provate da due guerre tremende nell’arco di un trentennio, nella prima metà del Novecento. Oggi non bastano le anime belle, né le esortazioni generali e vaghe: ci vogliono coscienze consapevoli e illuminate, menti ben formate e politicamente preparate perché la gente – meglio, i popoli – partecipino alle tornate elettorali. Perdura il rischio dell’astensionismo, ma noi desideriamo immaginare persone, volti di donne, di uomini, di giovani, che volendo una politica nuova assolvano il diritto-dovere del voto, tenendo presente che i risultati elettorali condizioneranno le nostre vite sui piani finanziario, economico, sociale e sanitario nei prossimi cinque anni.
Sono ancora troppi, come ha ricordato papa Francesco nel Messaggio per la Giornata della Pace 2019, i vizi della politica. Dobbiamo, francamente, riconoscere con il Papa che “accanto alle virtù, non mancano i vizi, anche nella politica, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni”. Conto, pertanto, in un vero e proprio sussulto di cambiamento, in una spinta verso il rinnovamento e la trasformazione, sia in chi vota, sia in chi sarà eletto. Un sussulto dettato dal dovere di cooperare tutti ai fini superiori delle varie Patrie, che costituiscono oggi l’Unione europea, senza pregiudizi e preconcetti.
Il popolo di Dio delle nostre terre andrà alle urne “con il Vangelo nascosto in petto”, esplicitando col voto le proprie libere, segrete e autonome scelte, nella convinzione – bene espressa dalle parole di papa Francesco – che “la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”. La costruzione di una vera comunità di popoli delle Nazioni europee, oltre qualunque tentazione di chiusura e di conflitto, metta generosamente le proprie risorse storiche, tecnologiche, scientifiche, culturali, artistiche, letterarie, spirituali e religiose a disposizione delle altre, sia maggioritarie, sia minoritarie. Dobbiamo crescere tutti insieme, in primis i più deboli, in un effettivo clima di armonia, non in un sogno senza fondamento.
Grazie al voto di tutti, l’Europa potrà essere sempre di più non tanto un “protocollo” di sole regole, bensì una eutopìa, cioè una buona realizzazione collettiva, frutto dell’impegno delle Nazioni e, soprattutto, dei cittadini europei. Andremo, dunque, alle urne fiduciosi, consapevoli degli effetti della perdurante crisi della nostra Regione all’interno del nostro Stato e dell’Unione. Avremo davanti agli occhi le speranze dei giovani, degli inoccupati e dei tanti disoccupati. Ascolteremo il “grido” della nostra madre Terra, delle nostre coste, dei nostri boschi, delle nostre risorse idriche, consapevoli che è giunta l’ora di una politica amica di un’ecologia integrale, capace di attivare un’economia inclusiva, che non teme innovazioni, ma faccia spazio ai giovani imprenditori. Non dimenticheremo, oltre i pur rilevanti beni economici, finanziari, tecnoscientifici, l’affacciarsi sempre più evidente dei temi «immateriali», ovvero artistici, storici, letterari, etici e bioetici, che oggi sono affrontati, in maniera divisiva.
Per noi credenti l’Europa dev’essere un presidio reale della tolleranza, del rispetto delle diversità, della solidarietà, della pace, della libertà religiosa, del progresso: per questo il nostro auspicio, che speriamo condiviso anche dai non credenti, è quello di vedere tanti cittadini pronti ad esprimere le loro preferenze per i candidati che s’impegneranno sul serio a far crescere il nostro caro «vecchio continente», tenendo conto di queste priorità. Sceglieremo persone che vogliano incarnare nel Consiglio europeo le beatitudini del politico, che papa Francesco – memore di quelle beatitudini proposte già dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận – ha recentemente proclamato: “Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo./ Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità./ Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse./ Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente./ Beato il politico che realizza l’unità./ Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale./ Beato il politico che sa ascoltare./ Beato il politico che non ha paura”.
Insomma, il buon politico, che eleggeremo per le Istituzioni europee, non dovrà pensare ad occupare spazi, ma a far prevalere la pace sul conflitto, l’unità sulla divisione, la prossimità sulla chiusura egoistica, la solidarietà sui conflitti sociali.
Dico a tutti ed in particolare ai più giovani: inaugurate col vostro voto consapevole e la vostra partecipazione una vera e propria nuova stagione politica.

*Arcivescovo di Catanzaro Squillace

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