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Regione, l'Agcom striglia Oliverio: «Ha violato la par condicio»

L’Autorità di garanzia per le comunicazioni rileva l’uso distorto dei canali istituzionali da parte del governatore. Che avrebbe usato il portale per scopi propagandistici. Ora arriva l’ordine di r…

Pubblicato il: 21/05/2019 – 12:13
Regione, l'Agcom striglia Oliverio: «Ha violato la par condicio»

di Pietro Bellantoni
CATANZARO Mario Oliverio ha usato i canali istituzionali della Regione per farsi propaganda durante la campagna elettorale per le Europee. Una chiara violazione della par condicio rilevata dall’Agcom (l’Autorità di garanzie per le comunicazioni) che – con una delibera firmata lo scorso 15 maggio dal presidente Angelo Marcello Cardani – ha ordinato al governatore e al suo ufficio stampa «di cessare dalla condotta accertata, rimuovendo la comunicazione istituzionale realizzata» in violazione della legge 28 del 2000.
Gli articoli “incriminati”, pubblicati sul portale della Regione Calabria, sono in tutto sei, giudicati «privi dei requisiti di impersonalità e di indispensabilità» necessari in periodo elettorale.
L’Agcom ha anche imposto alla Regione di pubblicare sulla homepage del sito istituzionale, «entro un giorno dalla notifica del presente atto, e per la durata di quindici giorni», un messaggio con «l’indicazione di non rispondenza di detti articoli e comunicati stampa» e in cui «si dovrà espressamente fare espresso riferimento al presente ordine». Ancora oggi, tuttavia, l’avviso ordinato dall’Agcom non compare sul sito istituzionale gestito dall’ufficio stampa della giunta.
IL CASO Il caso era nato dalla denuncia della senatrice del M5S Bianca Laura Granato, che aveva rilevato le «evidenti e ripetute violazioni di leggi e regolamenti inerenti la par condicio, nonché un utilizzo che appare
distorto e propagandistico dei canali istituzionali della Regione Calabria».
La segnalazione aveva attivato il Corecom (l’agenzia per le comunicazioni della Calabria), la cui istruttoria è poi finita all’attenzione dell’Agcom, che ha poi deciso di sanzionare la Regione. A nulla sono servite le controdeduzioni di Oliverio e del vicecapo ufficio stampa della giunta, Francesco Dinapoli, secondo cui gli articoli in questione «non contrastano con le norme di cui all’art. 9 della L. n. 28/2000», anche perché «il portale istituzionale della Regione Calabria non si discosta dall’esempio fornito dagli altri siti istituzionali».
Di tutt’altro avviso l’Agcom, che nelle note stampa segnalate ha sottolineato l’assenza dei requisiti richiesti dalla legge, tra cui quelli dell’impersonalità – in quanto «compaiono il nome e il cognome del presidente della giunta regionale, di assessori e consiglieri regionali ed esponenti politici, unitamente a immagini e foto relativi alla partecipazione agli eventi rappresentati» – e dell’indispensabilità, «poiché vengono riportate valutazioni e opinioni politiche che enfatizzano la particolare descrizione delle iniziative, elementi questi che rendono tali comunicazioni differibili nel tempo».
L’ACCUSA Granato, dopo la diffusione della delibera, è subito passata all’attacco: «L’Autorità ha imposto che si debba fare espressa menzione del contenuto del dispositivo in argomento. Ciò non compare ancora sul sito della Regione Calabria, il che fa riflettere sul senso delle istituzioni ai piani alti della Cittadella». A Oliverio, a parere della parlamentare pentastellata, «piace giocare le partite facendo pure l’arbitro, come ha già dimostrato per le cenette e comparsate propagandistiche a Spoleto, vicenda per cui a seguito di un mio esposto è stata aperta un’inchiesta. Nel frattempo ancora risulta mancante un direttore responsabile delle attività di informazione e comunicazione della Regione Calabria. Così è, se vi pare, nonostante le norme del settore, chiare e severe». (p.bellantoni@corrierecal.it)

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