di Michele Presta
COSENZA Controversa ed entusiasta. La folla che accoglie Luigi Di Maio a Cosenza fischia gli alleati di governo del “Carroccio” e applaude alla mano ferma del Movimento sulla corruzione. Paura di una deriva giustizialista? Neanche per sogno, perché è una questione di etica e di morale. «Mettiamo caso che affidiate i lavori per la vostra casa a una ditta e il giorno dopo la stessa risultasse indagata per furti in abitazione. Aspettereste il terzo grado di giudizio per togliergli le chiavi di casa?». E giù uno scroscio di applausi da far venir giù il cine-teatro. Luigi Di Maio su questo ha le idee chiare. «Non si aspetta il terzo grado di giudizio per la corruzione. Il segretario Zingaretti avrebbe già dovuto espellere dal partito il vostro presidente della regione». Il leader del Movimento 5 stelle va a braccetto con la sposa, capisce che l’argomento per i “pentastellati” calabresi è caldo. La percezione di una politica impunita come emblema di una terra che non riesce a risollevarsi. «Eliminare la corruzione significa che i diritti non passino per favori –spiega – siamo nel pieno di una “Tangentopoli 2” e se alcune cose sono venute a galla come la questione umbra è stato perché abbiamo dato alle forze dell’ordine la possibilità di controllare le telefonate di chi usava dispositivi che non si connettevano alla rete normale». Corruzione, legge “Spazza Corrotti”, connivenza tra politica e mondo imprenditoriale. Temi che a Cosenza sono stati cavalcati dal senatore Nicola Morra, oggi presidente della commissione Antimafia, grande assente all’appuntamento e al centro di una vicenda sulla quale, qualche settimana fa, Forza Italia ha chiesto l’intervento del Csm (il trasferimento del procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, in Commissione Antimafia, ndr). Di Maio preferisce non pronunciarsi sull’argomento, alimentando di fatto i dubbi degli osservatori esterni su una possibile frattura interna. Nessuno dei deputati calabresi sulla vicenda si è schierato con il presidente della Commissione Antimafia e l’argomento sembra essere diventato un vero tabù.
https://www.youtube.com/watch?v=mNHOMUs1IhM
DECRETO SANITÀ Se è vero, com’è vero, che la corruzione attenta al destino della Calabria, altrettanto vero è il collasso del sistema sanità. «Abbiamo fatto il decreto Calabria perché la sanità in questa regione è stata usata come un bancomat da una classe politica che negli anni è diventata quello che è adesso». Sembra saltare di palo in frasca Luigi di Maio nel suo discorso elettorale prima delle europee, ma l’idea di fondo è che tra sinistra e destra non esista differenza. «Hanno usato la sanità a loro piacimento, senza distinzione, noi adesso abbiamo fatto in modo che le nomine non passino dalla Regione. È difficile per i politici da digerire ma è così». Smartphone che trasmettono in diretta, applausi, ovazioni. Un tornado di “faremo” e “abbiamo fatto” che è carburante per chi pende dalle labbra del capo politico del Movimento 5 stelle. «Ci dicevano che eravamo quelli antisistema, i dati dicono che siamo i più presenti nelle istituzioni. Questo significa averne rispetto e lavorare».
IL CONTROVERSO DI MAIO «Noi abbiamo un solo compito: fare delle leggi a Roma che vi permettano di stare tranquilli. Abbiamo fatto il reddito di cittadinanza e adesso faremo la legge sul salario minimo». Il lavoro, quello che i calabresi cercano e la Calabria elemosina. Ed i lavoratori, fuori, che sperano di incontrare Di Maio (capo del dicastero sul lavoro) ma non ci riescono. «Devi vergognarti – urla un gruppo di lsu-lpu –. Ha preso i voti al sud e ti sottrai al confronto». Ci sono anche i lavoratori della mobilità in deroga. «Vorremmo sapere quale sarà il nostro futuro. Abbiamo passato il ponte delle politiche attive a quelle passive senza avere rassicurazioni. Non abbiamo certezza sul nostro futuro, i nostri contratti sono in scadenza e si leggono delle cose inquietanti, con battibecchi politici tra M5s e Regione Calabria. In tutto ciò ci siamo noi che rischiamo di rimanere a casa senza nessun reddito. Intere famiglie che rischiano di non avere futuro».
https://www.youtube.com/watch?v=OlaPhlgNkO8
IL FUTURO PASSA DALLE EUROPEE Fendenti al Piddì, alla Lega, a Forza Italia a Fratelli d’Italia. Non viene risparmiato nessuno. Quando non ci pensa il vicepremier ci pensano i candidati alle elezioni europee con il M5s della circoscrizione sud. Tutti presenti e schierati, ma le attenzioni sono tutte per Laura Ferrara. «Noi lavoriamo nelle commissioni parlamentari e nelle istituzioni, non con le dirette su Facebook». Un riferimento senza mezzi termini a Matteo Salvini, poi ancora: «In Europa siamo la forza politica con più presenze, con una politica ambientale ben definita che punta sulla legalità e che ha portato nel Parlamento europeo una discussione sul nostro articolo 416bis del codice penale, affinché, le organizzazioni mafiose vengano riconosciute anche a livello europeo». Annuisce Di Maio che rincara la dose: «Manderemo via quelli dell’austerity e delle banche. Ppe e Pse non hanno più i numeri. Cambieremo anche l’Europa e metteremo al centro la persona non le banche». Con Dalila Nesci ed Elisa Scutellà a fare da conduttrici hanno a calcato il palco del Cinema Italia anche i candidati a sindaco con il M5s. Nessun cenno alla mancata candidatura a sindaco per Corigliano-Rossano (terza città della Calabria) e ai problemi usciti fuori a Rende (con un cambio in corsa del candidato a sindaco mai motivato ufficialmente). Da lunedì ci sarà più tempo per parlarne. (m.presta@corrierecal.it)
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