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Sanità, Scura punge Cotticelli: «Non sa niente di sanità»

L’ex commissario alla presentazione del suo libro a Reggio: «Il generale pende dalle labbra di Schael». Nuove critiche a Oliverio: «Mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote». E a Catanzaro «Il dis…

Pubblicato il: 22/05/2019 – 11:30
Sanità, Scura punge Cotticelli: «Non sa niente di sanità»

REGGIO CALABRIA «Il generale Cotticelli non ha alcuna competenza sanitaria e pende dalle labbra del sub-commissario Schael. Se a me avessero proposto di andare a guidare le caserme calabresi, avrei detto no». Non è certo stato diplomatico Massimo Scura, che ieri, nella sede del consiglio regionale a Reggio Calabria, ha presentato “Sanità malata – L’altra ‘ndrangheta”, il libro che ripercorre la sua esperienza da commissario della sanità calabrese.
Scura, intervistato dai giornalisti Pietro Bellantoni (Corriere della Calabria) e Giuseppe Lo Re (Gazzetta del Sud), ha definito Cotticelli «una persona perbene», ma ha anche sottolineato il tentativo, operato dal governo gialloverde, di mettere le mani sulla sanità calabrese approfittando degli errori di Mario Oliverio. Con le sue critiche costanti all’operato del commissario, e grazie ai presunti dati disastrosi sul settore, il governatore, a parere di Scura, avrebbe dato al ministro Giulia Grillo il pretesto per varare il Decreto Calabria e, dunque, per estrometterlo definitivamente dalla guida della sanità regionale.
Scura è anche tornato a parlare del suo rapporto contrastato con il presidente della Regione, responsabile di una «guerra di logoramento che ha creato danni ai calabresi». «Ho un rimpianto: non essermi incatenato alla Cittadella per parlare con Oliverio», ha confessato l’ex commissario. «Io sono stato un parafulmine e non ho avuto alcun aiuto da parte sua, che mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote».
IL «DISASTRO» DELL’INTEGRAZIONE DI CATANZARO Scura scatenato anche a Catanzaro: la presentazione del suo libro “Calabria malata-Sanità, l’altra ‘ndrangheta” è un fiume di affondi, e nel mirino dell’ex commissario finisce anche il processo di integrazione tra le aziende ospedaliere di Catanzaro, oggi bloccato per l’impugnazione della legge regionale da parte del governo. «Il disastro sull’integrazione è cercato», sostiene Scura, che ricostruisce l’iter del progetto di creazione dell’azienda unica di Catanzaro, facendo nomi e cognomi: «Il 15 maggio 2018 a Lamezia venne sottoscritto un documento da Pacenza, il rettore, i consiglieri regionali Scalzo, Esposito, Tallini, Bova, i direttori generali del “Pugliese” Panella e del “Mater Domini” Belcastro, il sottoscritto, il direttore generale del Dipartimento che allora era Zito. Tutti quanti abbiamo firmato e detto che la legge regionale doveva prevedere A, B, C e invece quella approvata alla fine in Consiglio regionale ha previsto A, B, C, D, E, infilando dentro l’ospedale di Lamezia Terme, rendendo in pratica impossibile la sua accettazione. Perché – afferma Scura – non hanno capito che l‘integrazione è tra due aziende, “Pugliese Ciaccio e Mater Domini, mentre l’ospedale di Lamezia non è un’azienda e con l’integrazione non c’entra nulla, tanto è vero che a legge è stata bocciata. Ma i signori che hanno provocato questo lo sapevano benissimo, gliel’avevamo spiegato, per questo motivo quel 15 maggio avevamo firmato quel documento senza l’ospedale di Lamezia: Scalzo ha fatto di tutto per farlo entrare, poi alla fine ha capito o ha fatto finta di capire, firmando il documento senza Lamezia. Poi, si è arrivati in Consiglio regionale». L’ex commissario osserva sconsolato: «Questo avviene in Calabria. Cosa pretendiamo? Abbiamo creato un sistema che è nato per non funzionare, perché nessuno di fatto vuole l’integrazione, non la vogliono i “pugliesini” e probabilmente nemmeno gli universitari». Nuova “stoccata” poi anche al commissario suo successore: «Quando è stata fatta la legge, Cotticelli ha detto “abbiamo raggiunto un risultato storico”. Il problema è che le frasi hanno un sapore politico quando si dice “è un momento storico”, ma poi – chiosa Scura – quando si va nel concreto ci si rende conto che il momento sarà anche storico ma è un momento storico sbagliato».

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