CATANZARO Per il quinto anno consecutivo, il Centro regionale di Alta Specialità del Cuore ha reso noti i dati dell’attività cardiochirurgica svolta nell’anno precedente. Lo ha fatto con il consueto report, diffuso in allegato all’ultimo numero del “Sant’Anna Hospital Magazine”, attualmente in distribuzione gratuita a una platea di circa 24mila pazienti.
«La scelta di pubblicare ogni anno i risultati della nostra attività – spiega Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di Chirurgia cardiovascolare – ha una motivazione duplice. È utile a noi per individuare gli spazi possibili di miglioramento ma è utile soprattutto agli utenti, affinché possano farsi un’idea precisa della qualità del nostro lavoro e scegliere di conseguenza. È noto che l’emigrazione sanitaria resta un problema della Calabria non ancora risolto. Noi sappiamo di poter continuare a dare un contributo significativo e il report, come strumento di conoscenza, è uno dei modi attraverso cui cerchiamo di darlo».
Nel 2018 l’équipe diretta da Maselli ha trattato 783 pazienti, la cui età media ha sfiorato i 65 anni. Sul numero totale, i ricoveri in regime di emergenza o urgenza sono stati in tutto 285; il resto ha invece programmato l’intervento. La mortalità globale è stata del 2,8% a fronte di un rischio fissato al 4,4% secondo criteri oggettivi e condivisi dalla comunità medico scientifica internazionale. «Una mortalità al di sotto del 3% è un dato di assoluta eccellenza – commenta il cardiochirurgo – perché occorre tener conto del carico di emergenze/urgenze, decisamente sopra la media e dell’inclusione nella platea dei pazienti studiati di quelli con sindromi aortiche acute o in shock cardiogeno con supporto meccanico al circolo. Tra i dati di dettaglio, sottolineo la percentuale di mortalità osservata per i casi di by-pass aortocoronarico, ferma allo 0,7% contro una previsione del 2’8%; un dato che ci pone di sicuro ai vertici della cardiochirurgia in Italia».
Il report del Sant’Anna è stato elaborato come di consueto in riferimento alle procedure cardiochirurgiche maggiori, con uno sguardo particolare verso quegli interventi ritenuti comparabili a livello ministeriale: rivascolarizzazione miocardica e sostituzione o riparazione delle valvole cardiache. «Una metodologia indispensabile – spiega ancora Maselli – perché solo comparando i nostri dati con quelli raccolti dall’agenzia governativa Agenas siamo in grado di capire la nostra reale collocazione nell’ambito della cardiochirurgia italiana. Mi piace ricordare che negli anni scorsi Agenas, evidenziando l’elevata qualità del nostro lavoro, ha sempre sostanzialmente confermato i nostri risultati, a volte addirittura migliorandoli ulteriormente grazie all’uso di fattori di correzione che la nostra analisi non prevede. Segno, questo, della scrupolosità e dell’affidabilità con cui auto valutiamo il nostro operato».
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